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Manifesto simil-Sap rivendica “professionalità” nell’omicidio di Davide Bifolco

Quello che vedete qui è il manifesto targato Sap, Sindacato Autonomo Polizia, dedicato a Davide Bifolco e ai morti di Stato (alla vigilia del processo del 23 luglio per giunta nei confronti di un carabiniere, Gianni Macchiarolo, che sparò al 16enne di Rione Traiano nello scorso settembre, uccidendolo) comparso su diversi muri di Napoli.

Su Twitter, però, il sindacato scrive: «Smentiamo qualsiasi coinvolgimento nella vicenda del manifesto di Napoli e presenteremo esposto in Procura contro chi diffama il nostro sindacato». Il segretario generale del sindacatp, Gianni Tonellli, è perentorio: «È un manifesto ben costruito, identico in tutto e per tutto ai nostri e a una prima lettura sembra addirittura vero. Invece è falso. E diffamatorio. Sono frasi che intervengono in una vicenda delicata, nella quale non siamo mai entrati, con il chiaro obiettivo di delegittimare il nostro sindacato». Fin a immaginare un vero e poprio “complotto” ordito da «ambienti dell’anti-polizia». Fino a concludere «ringraziamo la stampa di averlo portato alla luce così potremo sporgere una denuncia» e far partire «l’inchiesta volta all’individuazione dei responsabili». Non dovrebbe essere difficilissimo, visto il mestiere…

Il tono e le parole del testo è a prima vista un orrore, ma altrettanto si può dire di altri testi elaborati dal altri sindacatini di polizia, per non dire dei commenti che girano sui social network e di sicura attribuzione a “professionisti” della cosiddette forze dell’ordine. A nome del Sap, ad esempio, rivendica l’uso delle armi e si dichiara “il braccio armato dello Stato”. Dunque, secondo gli estensori, i colpi accidentali non esistono: sono colpi ben mirati, come quello a Davide, ucciso perché “ha osato contrastare la nostra forza, il nostro ordine”.

Un vero e proprio delirio che vi proponiamo integralmente.:

Il titolo è “Basta Ipocrisie”, e così prosegue: “In occasione dell’inizio del processo per la morte di Bifolco Davide vogliamo portare chiarezza in una situazione che ci sta stretta nel caso della morte del giovane come in quello di di Uva Giuseppe, Giuliani Carlo, Aldovrandi Federico, Cucchi Stefano e tutti gli altri che possiamo ricordare. Abbiamo lasciato la parola agli avvocati, ai mezzi di informazione e a tutti quelli che hanno cercato di avvincare la realtà. Ora basta! Vogliamo far sentire la nostra voce, la voce delle forze dell’ordine.

Ordine con la O maiuscola perché è quello che garantiamo e difendiamo. L’ordine voluto dalla classe politica e protetto anche con l’uso della forza. Noi siamo quella forza. Noi siamo il braccio armato dello Stato.  Ci siamo stancati di avallare teorie che parlano di colpi partiti accidentalmente e altre menzogne simili. Quella sera Bifolco Davide, come altri in precedenza, è morto perché ha osato contratare la nostra forza, il nostro ordine. Morti che sicuramente potevano essere evitate ma per le quali non verseremo nessuna lacrima. Lo Stato ci arma, la maggior parte dei cittadini ci sostiene, e noi usiamo queste armi in loro nome e in loro difesa. La soddisfazione di essere considerati paladini della giustizia ci fa impugnare le nostre armi con estrema fierezza. Ci siamo stancati di sentir parlare di morti dovute alla nostra imperizia nell’usare armi o alla nostra sconsideratezza nell’usare la forza. Siamo addestrati per questo e la nostra professionalità non può e non deve essere messa in discussione in nessun caso. Questa è l’unica verità e l’unica giustizia. Il resto sono solo chiacchiere”.

 

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