C’è chi parla di scandalo, ma per la verità, la storia di Stefano Cucchi a molti è parsa chiara sin dall’inizio: morto di botte dopo essere stato arrestato. L’iter giudiziario su questa storia si chiuse però con delle clamorose assoluzioni e solo la settimana scorsa la procura di Roma è tornata ad affrontare la questione, mettendo sotto inchiesta tre carabinieri per falsa testimonianza.
Per ora l’inchiesta riguarda i particolari emersi durante l’ultima udienza del processo, ma non è detto che a breve ricominceranno gli interrogatori e si rimetterà in moto la macchina investigativa vera e propria. Staremo a vedere.
Il primo punto di partenza riguarda una nuova perizia medica, realizzata dai periti indicati dalla famiglia Cucchi. Le fratture alla colonna vertebrale di Stefano, comunque, erano già finite al centro del processo, con l’assoluzione in appello di sei medici, tre infermieri e tre agenti della penitenziaria. Ilaria Cucchi e il suo avvocato Fabio Anselmo però, qualche tempo fa, si sono presntati in procura con una nuova consulenza tecnica, firmata dal presidente della Società Italiana di Radiologia Carlo Masciocchi. Secondo questo documento, all’attenzione dei periti sarebbe sfuggita una frattura lombare più recente rispetto a quelle prese in esame in sede di giudizio: una prova del pestaggio? «Le fratture riscontrate – si legge nella perizia – sembrano essere assolutamente contestuali e possono essere definite, in modo temporale, come ‘recenti’», cioè in un periodo che «dal momento del trauma all’esecuzione dell’indagine radiologica o di diagnostica per immagini è compreso entro 7-15 giorni». Attenzione alle date: se questo fosse vero, dimostrerebbe che tra la notte dell’arresto (15 ottobre 2009) e quella della morte del giovane (22 ottobre) c’è stato un pestaggio che ha lasciato dei traumi pesanti. Ma l’errore a cosa sarebbe dovuto? Scrive Masciocchi: «C’è la forte sensazione che sia stato esaminato un tratto di colonna che include solo metà soma di L3 fino alla limitante somatica di L5», ovvero: «è stato tagliato il soma di L3».
L’ultima novità riguarda poi le deposizioni dei carabinieri che stanno collaborando con la procura di Roma alla nuova inchiesta. Secondo Il Fatto Quotidiano, in una di queste, un militare avrebbe tirato in ballo due figure: il comandate della stazione di Tor Vergata, Enrico Mastronardi (mai indagato) e il maresciallo Roberto Mandolini, finito nell’inchiesta bis per falsa testimonanza. «Mondolini s’è presentato che glie sta a strigne il sederino. Lo volevano sacricà come se fosse ‘na valiggetta»: questa una descrizione di quanto successo durante l’arresto di Stefano Cucchi. E ancora: «Ero in corridoio con il comandante – il racconto è di una carabiniere donna –. Arrivò Mandolini, che non conoscevo, in evidente stato di agitazione e disse a Mastronardi che i carabinieri avevano massacrato di botte un ragazzo».
La base dell’inchiesta è questa, adesso però bisognerà capire se nascerà davvero qualcosa o se tutto finirà, ancora una volta, in un buco nell’acqua.
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