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Uscire dall’euro e dall’Unione è ormai il male minore?

Domani la cosiddetta “trojka”, il nuovo organismo che di fatto ha in mano il destino di diversi paesi europei composto da Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Iinternazionale e Commissione Europea ispezionerà i conti della Grecia, dopo essere passata su quelli del Portogallo. La troika ispezionerà – così si legge sulle agenzie- i conti della Grecia chiedendo come ha fatto per il Portogallo che i governi di centro-destra o di centro-sinistra abbiano un “atteggiamento responsabile” nel portare avanti politiche di austerity pesantissime. Mentre le classi dominanti europee si concentrano sui conti degli stati la speculazione che le banche ed i grandi capitali economici fanno sul debito dei paesi periferici non sembra interessare nessuno.

“Ogni volta che Fmi e Bce arrivano a ispezionare i conti di uno stato in difficoltà le agenzie di rating declassano il debito” sottolinea giustamente la newsletter Controlacrisi.org. Oggi che BCE e FMI ispezionano i conti dela Grecia Standard and Poor’s taglia il rating a B dal precedente BB-, aggiungendo che il giudizio potrebbe essere ulteriormente rivisto al ribasso. Il taglio dice l’agenzia in un comunicato riflette una crescente convinzione che Atene otterrà il prolungamento della scadenza del debito da 80 miliardi di euro, erogato attraverso la Commissione Europea, cui seguirà un’analoga richiesta ai creditori commerciali. Ma S&P sottolinea anche la convinzione che in un secondo tempo potrebbe essere chiesta ai creditori di Atene una ristrutturazione del debito pari al 50% o più per riportare l’indebitamento a una livello sostenibile con il potenziale di crescita dell’economia greca. Di qui, ammonisce l’agenzia, la possibilità di ulteriori tagli del rating. “Crescente convinzione, si suppone, forse” previsioni virtuali che hanno però effetti reali sul piano dei movimenti speculativi. Questo meccanismo comunicativo in realtà non fa altro che aumentare la pressione speculativa sul paese costringendolo alla richiesta di nuovi prestiti in nome di privatizzazioni e liberalizzazioni che vengono concessi guarda caso da BCE eFMI. Sembra quasi che si telefonino banche e agenzie di rating per determinare scenari speculativi favorevoli. Una richiesta seria  che andrebbe fatta in sede internazionale  sarebbe quella di pretendere chiarezza rispetto al ruolo di questi organismi privati che giudicano i debiti pubblici. Chi controlla le agenzie di Rating, a quale potere rispondono, che tipo di interessi difendono?

Intanto in Germania viene infranto un tabù. Il corrispondente del Corriere della Sera da Berlino, scrive che un’eventuale uscita della Grecia dall’euro è preferibile a una trasfusione permanente di fondi al paese dalle casse della Germania: ne è convinto l’economista Hans-Werner Sinn, direttore dell’autorevole centro studi Ifo di Monaco di Baviera.

L’abbandono della moneta unica da parte di Atene, ha detto Sinn durante un’intervista al giornale Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung , sarebbe il «male minore» perchè in quel caso la Grecia potrebbe «svalutare (la propria moneta) e diventare competitiva».

Con la vecchia «dracma – ha proseguito l’economista – la produzione destinata all’export sarebbe meno cara all’estero», mentre oggi la Grecia ha molte difficoltà a esportare. L’economia del paese, quindi, «avrebbe di nuovo maggiori possibilità di farcela, lo Stato potrebbe imporre tasse più alte e potrebbe ripagare una parte del proprio debito». Tuttavia, anche se uscisse dall’euro, Atene si troverebbe ancora ad affrontare un «grande problema», ha osservato Sinn: i debiti esteri sono denominati in euro e l’indebitamento del paese «aumenterebbe se la Grecia ritornasse alla debole dracma». Allo stesso tempo, la Grecia non può affrontare i propri problemi seguendo solo la politica dell’austerity, poichè rischierebbe di finire sull’orlo della guerra civile. Indipendentemente da ciò che succederà alla Grecia, commenta da parte sua la Bild, alla fine l’Europa dovrà pagare i debiti giganteschi degli stati falliti: e quindi anche i contribuenti tedeschi.

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