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La dura esistenza dei “maiali”

I rendimenti dei titoli del debito pubblico portoghese sono saliti vertigionosamenye dopo che ieri l’agenzia Moody’s ha portato a livello spazzatura il rating di Lisbona, sugli stessi livelli di quello greco. Da segnalare infatti ci sono anche i nuovi timori sulla Grecia e in particolare sulla possibilità che il salvataggio del paese sarebbe a rischio, secondo quanto scrive oggi – e con sorprendente sincronia con Moddy’s – il Wall Street Journal. Le borse europee stamattina stanno andando tutte in negativo, ampliando le perdite. Francoforte cede lo 0,23%, Londra arretra dello 0,46%, Parigi scende dello 0,63% e Madrid fa -1,77%. Ma la maglia nera oggi va a Milano, con il Ftse Mib che rompe al ribasso la soglia di 20.000 punti e arretra del 2,10% circa.

I rendimenti sui titoli di stato portoghesi a due anni avanzano di 121 punti base al 14,60% e quelli sui decennali crescono di 50 punti base al 12,68% . Il premio di rischio da pagare in confronto al titolo decennale tedesco e’ balzato a 865 punti base da 801.
Ieri l’agenzia Moody’s ha ridotto di quattro tacche il giudizio sul debito portoghese, passato a Ba2 da Baa1 con un outlook negativo. Due mesi fa Lisbona era stata costretta ad accettare un pacchetto di finanziasmenti da 78 miliardi di euro e ieri ha messo 1 miliardo di titoli di stato all’asta.
“La decisione potrebbe compromettere ulteriormente i rapporti tra i paesi indebitati dell’area periferica europea e le autorita’ politiche dell’Ue, che stanno provando in tutti i modi di far si che il loro piano messo in atto per salvare la Grecia, che prevede anche il coinvolgimento degli investitori privati, vada in porto e riesca a scongiurare un default di Atene” scrive oggi Wall Strett Journal Italia, secondo il quale “Moody’s ha spiegato che il caso greco crea un precedente. Ovvero che proprio il piano di aiuti alla Grecia rende piu’ probabile che l’Ue finisca per chiedere ai creditori di contribuire al programma di salvataggio del Portogallo”. Secondo l’agenzia di rating Lisbona rimarra’ esclusa dai mercati finanziari fino alla fine del 2013 e con ogni probabilita’ avra bisogno di un secondo piano di finanziamento. Secondo quanto espresso in una nota di Unicredit “l’agenzia ha semplicemente espresso quello che molti temono da tempo, ovvero che un coinvolgimento del settore privato aumentera’ l’avversione al rischio nei mercati”.

In un clima come questo, gli “scherzetti” come quelli che Berlusconi – pro domo sua – voleva infilare nella manovra economica imposta all’Italia dall’Unione Europea, conferma che la situazione economica è sempre altamente vulnerabile e che le paraculate del premier rischiano di essere più devastanti delle devastazioni sociali che la manovra di Tremonti e Bruxelles contiene già in sè

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