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Hera-Acegas. L’unificazione pericolosa


Il fatto che l’acqua e la sua gestione stia diventando un settore sempre più strategico da cui estrarre profitto lo dimostra la maratona di consigli, discussioni, incontri, posticipi ecc. che c’è stata negli ultimi mesi intorno alla questione della fusione Hera-Acegas-Aps. L’Emilia Romagna si unisce al veneto e a parte del Friuli Venezia Giulia nella gestione di acqua, energia e rifiuti, diventando la seconda multi utility italiana, mentre la politica scende in campo e rischia di scombussolare anche la quiete sociale della maggioranza.
Ieri a Bologna una riunione durata tutto il pomeriggio e conclusa a mezzanotte, ha decretato, dopo una serie di vicissitudini, il SI alla fusione, con la benedizione del consiglio comunale bolognese.

Dopo l’irruzione del comitato referendario per l’acqua pubblica ieri pomeriggio, si sono presentati a sorpresa anche i commercianti di via Petroni, esasperati dalle ordinanze sugli esercizi commerciali della via. Il consiglio è caduto in empasse quando il consigliere Michele Facci ha presentato i suoi 2440 emendamenti che ha reso la decisione estremamente “sofferta”: tutti i presenti costretti ad ascoltare la lettura di tutti gli emendamenti, e l’atmosfera, dopo qualche ora di lettura, è diventata surreale. Come riporta Repubblica-Bologna oggi, verso le 19.00, “il centrosinistra (in questo caso compatto) ordina pizze e birre. Berlusconiani e leghisti si danno alla fuga, per tornare solo prima del voto. Corrado Melega si immerge nella lettura di un libro, Aldrovandi sonnecchia. L’unico sorridente è Benedetto Zacchiroli, il “renziano” la cui opposizione alla fusione è durata meno di mezza giornata. Gli argini politici saltano: la democratica Marzia Benassi distribuisce liquirizie bipartisan, chi giocherella con iPad, chi salta da un banco all’altro o si appisola sui divani, chi scatta fotografie del Nettuno. Visto l’andazzo, anche gli ultimi tre superstiti dei comitati lasciano l’aula”.
L’unico tenace ostruzionista, tra l’eclettica coalizione di “dissidenti” composta da PDL, Lega, con Vendoliani, Grillini e Dipietrisiti, alla fine è Facci, che cerca di interrompere la seduta lamentando la mancanza del numero legale.
Ma il PD resiste, e prolunga la seduta fino alla fine. Alle 23.30, la lettura degli emendamenti è al termine, i consiglieri riappaiono tra i banchi e i consiglieri compatti del PD, usando un articolo del regolamento, fanno cadere uno ad uno gli emendamenti, in meno di mezzora.  Alle 24.00 non sono rimaste più scuse e si è proceduto al voto, che ha riportato 19 su 36 voti favorevoli e una barzelletta da raccontare l’indomani.
Ma sula vicenda della fusione Hera-Acegas si apre un serissimo conflitto di interessi per gli amministratori che hanno votato a favore.
A Bologna, il sì alla fusione è passato con due voti di scarto. Tra i votanti a favore c’era il sindaco Merola, PD, membro del Patto di Sindacato Hera; il centrista vicino a Casini, Aldovrandi, ex AD di Hera, manager e proprietario fino pochi mesi fa di un gruppo industriale che aveva importanti appalti da Hera (con partite creditizie e debitorie presumibilmente ancora in essere). L’azienda Busi di cui era titolare Aldovrandi e famiglia in parte è stata venduta ad Astaldi nel luglio 2012, un’altra parte è in fallimento, un’altra parte è attiva nel campo dell’energia e potrebbe avere interazioni con Hera.
A Modena, il sì alla fusione è passato con uno/due voti di scarto. Tra i votanti sì c’era il sindaco Pighi, PD, membro del Patto di Sindacato Hera e detentore “reo confesso” di 3100 azioni Hera; Giancarlo Campioli, PD, dipendente Hera, Giuliana Urbelli, PD, membro del cda di HSST spa, spa veicolo detentrice del pacchetto azionario di Modena nel capitale di Hera!

Siamo nell’illegittimità e/o nell’illegalità (a seconda delle fattispecie e delle persone) più coriacea. La legge, in proposito, scrive testualmente:

                                   TESTO UNICO DEGLI ENTI LOCALI, D.LVO 267/2000:

ART. 78. Doveri e condizione giuridica

1. Il comportamento degli amministratori (locali), nell’esercizio delle proprie funzioni, deve essere improntato all’imparzialità e al principio di buona amministrazione, nel pieno rispetto della distinzione tra le funzioni, competenze e responsabilità degli amministratori di cui all’articolo 77, comma 2 e quelle proprie dei dirigenti delle rispettive amministrazioni.

2. Gli amministratori di cui all’articolo 77, comma 2, devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado.

C’è decisamente parecchia roba che scotta in questa vicenda.

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