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Stati Uniti. Rischio di default? Non per le spese militari

Non c’è niente da fare. Possono far chiudere gli ospedali e i musei più importanti, gli stipendi e le scuole ma non vengono mai ridotte le spese militari. Mentre gli Stati Uniti rischiano lo shutdown sul bilancio, il Pentagono ha ricevuto altri cinque miliardi di dollari e gli stipendi dei marines – diversamente dai poliziotti – sono stati garantiti. Badate bene, non è una distorsione solo statunitense. Il governo Letta ha fatto la stessa cosa. Impone la spending review (con gli ospedali che stanno andando al collasso anche per i malati più gravi), aumenta i prezzi con l’Iva per recuperare un miliardo…. ma ha stanziato un miliardo di euro in più per acquistare armamenti.

 

Qui di seguito un dettagliato elenco degli incrementi di spese militari per il Pentagono nei giorni dello shutdown ripreso dall’Huffington Post.

 

Il primo ottobre ha speso 5 miliardi di dollari, mentre 800.000 dipendenti pubblici ricevevano l’avviso che saranno messi in congedo per 22 giorni nei prossimi 5 mesi. I contratti distribuiti in 24 ore sono stati 94. Una pioggia di quattrini per l’elite dell’industria militare.

 

La Raytheon è stata gratificata di 230 milioni di dollari dell’Agenzia per la difesa contro i missili. Serviranno per realizzare una grande stazione marina dotata di radar a raggi X che dovrà individuare lanci di vettori balistici in Asia: i paesi “vigilati” saranno la Corea del Nord e l’Iran, ma non sfuggirebbe all’immenso occhio anche la Cina.

 

L’università John Hopkins ha ricevuto 7 milioni dal Laboratorio di ricerca dell’Aviazione di Washington per sviluppare un software che sia in grado di scegliere gli eventi significativi nella massa di comunicazioni ed immagini rastrellati in tutto il mondo.

 

L’Agenzia Logistica della Difesa ha firmato un accordo da due miliardi e mezzo di dollari con la fabbrica di motori Pratt & Whitney per pezzi di ricambio e un secondo contratto da 65 milioni di dollari per elmetti militari della Bae Systems.

 

La Marina ha investito 139 milioni di dollari in sonar che consentiranno ai cacciatorpediniere della classe Arleigh-Burke di individuare sottomarini e mine subacquee. Altri 40 milioni sono stati destinati all’acquisto di bombe a mano fabbricate a Vihtavouri, in Finlandia, sofisticati ordigni che permettono di scegliere la potenza dell’esplosione.

 

Diciotto milioni di dollari sono andati alla Phoenix International Holdings per il “Sistema di navigazione e ricompressione subacquea”, un robot sottomarino in grado di salvare marinai rimasti intrappolati in sommergibili anche a una profondità di 610 metri.

 

L’aviazione, che di solito fa la parte del leone, ha firmato solo 17 contratti. Quarantanove milioni si sono riversati sulla General Atomics per favorire l’acquisto di 16 droni (aerei senza pilota) Mq-9 Reaper prenotati dalla Francia.

 

Sessantaquattro milioni sono stati destinati alla Lockheed per satelliti spia che usano telecamere a raggi infrarossi. Nove ricompenseranno la Urs Corporation per la manutenzione della flotta di velivoli Rc-26b della Guardia Nazionale impegnati nella lotta ai mercanti di droga.

 

Otto milioni sono stati destinati alla McCrone Associates per analizzare le particelle anche minime di materia, un sistema di controllo che permette di stabilire se un Paese sta barando sul divieto di test nucleari (Iran e Corea del Nord?).

 

L’agenzia del Pentagono che si occupa di armi di distruzione di massa, la Defense Threat Reduction Agency, ha conferito alla John Hopkins University 9 milioni di dollari per una ricerca su strumenti che permettano di isolare minacce chimiche, biologiche, radiologiche, nucleari e provocate da esplosivi ad alto potenziale. Il Comando delle operazioni speciali ha destinato 49 milioni alla Boeing. Finanzieranno una versione avanzata dell’elicottero dell’Esercito MH-6 Little Bird.

 

 

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