La scorsa settimana MasterCard e Visa hanno bloccato i pagamenti elettronici di alcune banche russe. Il 21 marzo i due colossi statunitensi dei sistemi di pagamento elettronico, avevano infatti bloccato le operazioni delle carte di credito emesse da alcune banche controllate da Arkady e Boris Rotenberg. Si tratta di due imprenditori che risultano tra coloro a cui sono state inflitte sanzioni da parte degli Usa. Ma due giorni dopo è stato dimostrato che, secondo le leggi americane, non esisteva alcun motivo per bloccare l’attività delle banche di loro proprietà. Ma sebbene i sistemi di pagamento avessero poi ripreso le operazioni con la russa SMP Bank, si stima che i clienti abbiano ritirato circa 3 miliardi di rubli dai loro depositi e 1 miliardo di rubli dalle carte di credito in soli due giorni. Le risorse dei cittadini russi nei conti della SMP Bank ammontavano a 80 miliardi di rubli, e quelli nella Investkapitalbank a circa 10 miliardi.
L’incidente, che potrebbe essere il primo di una lunga serie, benché risolto, ha messo in moto le contromosse di Mosca. Da anni in Russia si discute di introdurre un sistema di pagamento elettronico proprio, ma fino ad ora la decisione era stata rinviata. Adesso sotto la pressione e le minacce di sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, la Russia ha deciso di fare il salto di qualità e di “sganciarsi” dal monopolio occidentale sui sistemi di pagamento internazionale.“Il sistema di pagamento PRO 100 è tecnologicamente pronto per fornire un servizio nazionale nel prossimo futuro. Stimiamo ci vorranno un paio di mesi, tuttavia le principali banche russe che rappresentano oltre il 40 per cento del mercato interno sono già collegate al sistema di pagamento PRO 100″ ha dichiarato Andrey Nesterov, direttore delle comunicazioni aziendali presso la Card Elettronica Universale RT . Da quasi quattro anni il progetto PRO 100 – fino ad oggi ancora allo stadio di progetto pilota – prevede che esso sia utilizzabile in ogni ufficio governativo, nei servizi municipali e commerciali, via internet e nei bancomat di tutta la Russia. L’applicazione bancaria elettronica della nuova carta di credito è basata sul sistema di pagamento “scheda elettronica universale” con il logo PRO 100. Quattro grandi banche russe – Sberbank , Uralsib , BAR AK e Mosca Industrial Bank – si sono dette tecnicamente pronte per utilizzare il sistema di pagamento russo. Tenendo conto che in Russia ci sono quasi 100 milioni di utilizzatori dei sistemi di pagamento Visa e Mastercard, se l’esperimento riesce, potrebbe materializzarsi una alternativa ai monopoli statunitensi del credito elettronico.
L’altro terreno sul quale la Russia si sta muovendo per rendere “salato” il conto delle sanzioni anche ai paesi europei è quello della penetrazione societaria. Dieci giorni fa, ad esempio, il colosso statale energetico russo Rosneft, ha acquisito il 13% dell’italiana Pirelli. A maggio dello scorso anno aveva acquisito il 21% della Saras di Massimo Moratti. A novembre del 2013, le imprese russe Gazprom e Novatek hanno acquisito con 2,94 miliardi di dollari la quota dell’ENI nella società Russian Artic. Nello stesso periodo, la Rosneft ha acquisito per 1,8 miliardi di dollari la quota del 19,6% di ENEL nella società energetica russa SeverEnergia. Analogamente anche in Germania, l’oligarca russo Mikhail Fridman ha rilevato per 5,1 miliardi di dollari le attività petrolifere di RWE. Negli ultimi dodici mesi l’Unione Europea ha esportato in Russia beni il cui valore complessivo si attesta sui 123 miliardi di euro, e ha importato risorse per 212 miliardi, soprattutto nel settore energetico.
Al momento ogni ipotesi di sostituire le importazioni energetiche dalla Russia con lo shale gas statunitense appare quantomeno avventurista. Gli Usa sono ancora ai primi passi e il sistema del fracking per l’estrazione dello shale gas comporta vere e proprie devastazioni territoriali e ambientali. Dove si può realizzare? Nelle terre di nessuno o dove i governi sono talmente deboli da non poter opporre resistenza negoziale, come in Ucraina, per esempio. Se l’Unione Europea sceglie consapevolmente di suicidarsi per assecondare gli interessi statunitensi, sarebbe indispensabile mettere più sabbia possibile negli ingranaggi. Anche perché l’Unione Europea è composta da tecnocrati e oligarchi, mentre l’Europa è composta dai suoi abitanti, e al momento non dividono né vivono dello stesso pane.
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