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Dollari supernotes, la cornucopia parallela

La cronaca è un bel genere giornalistico perché accade spesso che fatterelli di limitata importanza illuminino per un attimo l’abisso di follia su cui stiamo tutti affacciati.

Scrivono le agenzie di ieri: un 31enne italiano ha tentato di cambiare a uno sportello dell’aeroporto di Linate due banconote da 100 dollari ed è stato fermato dai carabinieri. Le banconote non sono false, ma “illegali”. Com’è possibile che una banconota sia illegale pur essendo “autentica”?

La spiegazione arriva in pochi minuti. Si tratta delle supernotes, pezzi da 100 dollari che il governo degli Stati Uniti aveva concesso di stampare – fornendo addirittura le matrici – ad almeno un regime suo alleato (ma sembra probabile che ce ne siano stati anche altri): quello dello Scià di Persia, come si diceva allora, un classico quisling teleguidato, messo sul trono dopo il colpo di stato organizzato dalla Cia contro il progressista Mossadeq, nel 1953, che intendeva addirittura (folle!) considerare il petrolio iraniano di proprietà iraniana e quindi nazionalizzarlo.

I giornali riportano la notizia senza fare alcuna domanda, anzi rispolverando narrazioni collaterali, come quella dell'”agente Kasper”, un ex carabiniere che sarebbe stato incarcerato in Cambogia perché – a suo dire – stava seguendo la traccia delle supernotes stampate con le matrice un tempo possedute dallo Scià.

Già, perché la storia ha una sua greve ironia e quindi quelle matrici passarono di mano al momento della rivoluzione khomeinista, senza che gli americano facessero in tempo a recuperarle. Da allora, ogni tanto, da qualche parte del mondo, escono fuori pacchi di dollari stampati con quelle matrici. Chi dice dagli stessi iraniani, chi dai soliti nordcoreani, forseda tutt’e due di comune accordo…

Nessuno che si faccia la semplice domanda: ma come è venuto in testa agli americani di fornire le matrici con cui “fare i dollari” a un dittatorello aristocratico?

Stampare moneta è il privilegio di uno Stato, che ci mette la propria faccia e impegna il proprio prestigio. Il valore stesso della moneta, sui mercati valutari globali, dipende dalla “fiducia” che quello Stato possa far fronte agli impegni rappresentati in una banconota. Al tempo della gentile “concessione” allo scià, peraltro, per ogni dollaro circolante il governo Usa si impegnava a consegnare (ove fosser richiesto) un grammo d’oro.

Permettere ad un altro Stato di stampare la propria moneta significa farsi carico delle emissioni decise da un soggetto teoricamente indipendente. Significa insomma far perdere credibilità e valore alla propria moneta. Un rischio enorme, dai costi imprevedibili. Eppure gli americano decisero di correrlo.

Certo, la quantità di banconote che lo Scià poteva materialmente stampare era limitata e sotto diretto controllo statunitense. Pur disponendo delle matrici, infatti, i numeri di serie utilizzabili – assegnati specificamente dal Tesoro Usa – non dovevano essere infiniti. Diciamo che era un modo a costo zero per sostenere finanziariamente un regime dittatoriale subordinato. E soltanto gli statunitensi avrebbero potuto riconoscere le supernotes circolanti nel mondo; per tutti gli altri, infatti, quelle banconote erano a tutti gli effetti “dollari buoni”.

Di lì a poco, del resto – nell’agosto 1971 – Richiard Nixon cancellò il cosiddetto gold dollar standard – la parità fissa dollaro-oro, a 35 dollari per oncia – e quindi il limite cui si doveva attenere la Federal Reserve nel disporre la stampa dei dollari necessari alla circolazione monetaria. Da allora, in pratica, il governo Usa “stampa dollari” in base ai propri obiettivi, scaricando così sul pianeta molti dei propri problemi economico-finanziari, senza che nessuno possa mettere in discussione – rifiutandosi di accettarli, come avverebbe con qualciasi altra moneta stampata in misura ignota – il “valore” di scambio del dollaro Usa.

Sulla quantità di dollari supernotes stampati con quelle matrici “iraniane” dopo il 1979 si può fare molta fiction, naturalmente, ma non dovrebbe trattarsi di cifre enormi. Le serie disponibili erano infatti rimaste quelle assegnate allo Scià e dunque riconoscibili a prima vista da qualsiasi banca. Con lo sviluppo dei sistemi informatici, come si è visto a Linate l’altroieri, può farlo anche una qualsiasi macchinetta all’aeroporto.

Ma certo l’episodio di cronaca mette in luce, più che gli oscuri disegni criminosi dei “regimi canaglia”, il carattere criminogeno della “normale” politica imperialistica statunitense.


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