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Volkswagen truffa sulle emissioni inquinanti. Beccata dagli Usa

Competere con gli Usa è complicato. Se poi vuoi frodare sulle emissioni inquinanti delle automobili che esporti nel paese più inquinatore del pianeta – i massimi esperti su come non andrebbero fatte le cose, se non si mettesse il profitto davanti a tutto – allora rischi di farti davvero male.

È accaduto nientemeno che a Volkswagen. L’Epa, l’ente americano per la protezione dell’ambiente, ha scoperto che il motore diesel 2 litri della casa tedesca è mlto più inquinante di quanto dichiarato. Siccome sono tedeschi, i dirigenti della Vw non si sono limitati a mentire e basta, ma hanno creato un software e lo hanno inserito nella centralina elettronica. Un software capace di distinguere le condizioni di utilizzo dell’auto in fase di test, effettivamente molto diverse da quelle normali. E quando veniva riconosciuta la condizione di test automaticamente il motore veniva regolato in modo da ridurre drasticamente le emissioni di ossido d’azoto, anche di 30 volte rispetto alle condizioni normali.

Perché limitare al solo momento del test un assetto così rispettoso dell’ambiente? I motori diesel non possono reggere a lungo, con quei parametri, oltre a perdere quella “coppia” che fa dei motori in questione uno dei più apprezzati nella guida quotidiana. Usura e consumi, inoltre, aumentano in modo “sconveniente”, rendendo dunque l’automobile che monta quel motore (Golf, Passat, Audi 3, ecc) assai meno longeva. Un disastro, insomma.

Per l’amministratore delegato di Vw non c’è stata altra possibilità che ammettere la frode e ora si attende di sapere l’entità della sanzione che verrà comminata dagli Stati Uniti. Il precedente più recente riguardava Toyota, per un difetto di controllo della motricità (alcuni modelli diventavano inguidabili, accelerando indipendentemente dagli input dei piloti): 1,2 miliardi di dollari di multa. Ma bisogna anche aggiungere che in quel caso non c’era stato alcun tentativo di truccare il risultato dei test. Quindi, nel caso Vw, si potrevve facilmente arrivare a dieci volte tanto. L’unica speranza di limitare i danni, per la casa tedesca, viene dalla limitata quota di mercato Usa guadagnata dal motore diesel incriminato. Negli Stati Uniti, infatti, il diesel è ancora considerato inadatto per le normali automobili, al contrario che in Europa (dove, evidentemente, nessuno aveva condotto test abbastanza accurati).

La vicenda può sembrare minore, ma è invece davvero emblematica del normale modo di funzionare della produzione capitalistica. L’importante è vendere, non produrre beni con caratteristiche accettabili o conformi alle regole. Se un prodotto fa guadagnare, lo si mette tranquillamente in commercio, anche se dovesse – per iperbole – distruggere un ecosistema.

La punizione dei “colpevoli” – ricordate sempre che in tedesco la parola schuld significa sia colpa che debito – è immediatamente arrivata dai “mercati”; ovvero da truffatori seriali che non amano essere truffati. La borsa di Francoforte è l’unica in negativo, stamattina, proprio a causa del  tonfo del titolo Volskwagen (terzo titolo per capitalizzazione del listino tedesco) che in mattinata è arrivata a perdere oltre il 22 per cento. 

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