Trova sempre più convincimento la mia idea che mai bisogna chiedere ad un economista cosa sia una moneta. A tale proposito meglio rivolgersi ad un semiologo e ad un filosofo perché gli economisti vagano nelle tenebre più fitte.
Ad avermene dato l’ennesima conferma è la temeraria affermazione fatta dal Nobel Stiglitz (il nobel più amato dai rosé assieme a Krugman) secondo cui bisogna proibire i bitcoin con la mirabile motivazione che sarebbero “in bolla”.
A parte il fatto che da un nobel per l’economia ci si aspetterebbe un lessico ben più preciso rispetto all’orrendo neologismo utilizzato. Ma lasciamo perdere. Per bolla si dovrebbe intendere la crescita esponenziale del valore di un assets non giustificata dai profitti attesi o dalla rendita dell’asset stesso. Dunque, per bolla dobbiamo intendere un bene che ha un rapporto Prezzo/guadagno molto alto e in continua crescita. Ora, il Nobel in questione mi deve spiegare come fa una moneta ad avere questa caratteristica. Un dollaro vale esattamente un dollaro, un euro vale esattamente un euro, una rupia vale esattamente una rupia e un bitcoin vale esattamente un bitcoin. Considerato che una moneta non impiegata in assets finanziari denominati in quella moneta da per definizione rendita pari a zero (0) non esiste un rapporto prezzo guadagno e per definizione non si può parlare di “bolla”.
Fatta questa, credo, necessaria precisazione, vorrei dire che Stiglitz non capisce (o non vuole capire, visto che in altre circostanze ho avuto modo di notare che ha una mente abbastanza raffinata e politica) quanto segue:
1) La continua crescita del valore del bitcoin è dovuta al fatto che il numero di bitcoin che programma crittografato che li emette è prestabilita ed ammonta a 21 milioni di bitcoin che verranno emessi entro una data prestabilita. E’ chiaro che più persone nel mondo acquistano parti di questa quantità e più il prezzo (espresso in altra moneta) aumenta. Non c’è alcuna bolla, c’è solo l’effetto dell’aumento della domanda con un offerta fissa e data che tutti conoscono.
2) Se poi Stiglitz voleva dire che gli assets, gli strumenti finanziari espressi in bitcoin sono in bolla è altro discorso. Ha ragione ed è stato pure moderato. Nel senso che il sottoscritto dice chiaramente che sono in truffa non in bolla. E non parlo per sentito dire, parlo per conoscenza diretta avendo scandagliato questo mondo parallelo ed avendoci buttato pure qualche soldino (cazzate eh) per vedere cosa succedeva: posso affermare che le probabilità di ritrovarti truffato sono davvero alte e in 3 casi ci sono cascato anche io (Storm, BitHash24 ecc…..e va be’…).
3) Ormai il fenomeno criptovalute, per come la vedo io, è inarrestabile. Non tanto perché nello spazio tridimensionale (il mondo dove viviamo fisicamente) non possano essere vietate ma perché vietarle sarebbe totalmente inutile visto che nel cyberspazio sta nascendo un mondo finanziario parallelo dove si usa quella moneta. In altri termini, io posso andare in un azienda (quotata nel mercato dei token….sono le azioni delle aziende che operano nel cyberspazio) e io mi posso comprare un prosciutto. e pagarlo in criptomoneta. Come fa uno stato (o tutti gli stati) a vietare che dei tali dell’Università di Harvard mi inviino a casa un prosciutto? Allo stato che gli frega che io l’ho pagato in dollari, me l’hanno regalato oppure l’ho pagato con quella che Stiglitz vorrebbe considerare aria fritta (le criptovalute). L’unico risultato che gli stati otterrebbero vietandole è la perdita di gettito fiscale. Poi, continuando, i tali di Harvard che vendono prosciutti attraverso la loro società nel cyberspazio con la cifra che io ho corrisposto si recano in una banca di criptovalute (sperando che stiano attenti alle truffe) e depositano. Siamo di fronte ad un mondo parallelo dove non ha alcun senso il divieto di correlazione con il mondo tridimensionale.
4) Peraltro, inutile dire che è praticamente impossibile (oltre che inutile) vietare queste valute (e i suoi effetti sul mondo tridimensionale). Basta che un solo stato accetti la convertibilità nella sua moneta (foss’anche uno stato atollo situato nel mezzo dell’oceano pacifico) e chiunque acquisterebbe la sua moneta per poi convertirla in Bitcoin ed entrare nel fantastico mondo parallelo del cyberspazio. Basta un solo singolo stato che non accetti il diktat e siamo punto e a capo….e poi diciamolo, quello stato, qualunque esso sia, avrebbe un tale vantaggio competitivo che nessuno lo concederebbe e tutti accetterebbero automaticamente la convertibilità tra la propria moneta e le criptovalute.
Mi viene in mente una frase di Gramsci, impossibile far rientrare nell’ampolla il diavolo che ne è uscito. Ecco, con questo mondo bisogna conviverci. Magari bisognerebbe regolare il mondo finanziario espresso in criptovalute (vi assicuro che c’è di tutto….cose serie, e truffe spaventose per le quali – se ci caschi – non vi è alcuna difesa). Certo sarà un terremoto: se ti abitui a quel mondo poi andare nelle banche del mondo tridimensionale ti pare di essere ritornato all’età della pietra. E ci sarà distruzione creativa. Ecco. Ci sarebbe tanto tanto altro da dire….ma per ora basta così. Concludo con un bel “Mr Siglitz, benvenuto su Matrix, che le piaccia o no”.
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Roberto Angelone
Credo che ci siano delle importanti imprecisioni . La moneta assolve a diverse funzioni e il suo valore, benché assoggettato alla legge economica della domanda e dell’offerta viene è determinato da una molteplicità di fattori; quindi affermare semplicemente che un euro vale un euro e un dollaro un dollaro mi sembra semplicemente un tentativo di spiegare un fenomeno con una tautologia.
Roberto Angelone
A quanto detto aggiungo che la moneta a corso legale ha un valore non solo perché riconosciuta da una collettività, come il bitcoin, ma anche perché lo stato imponendo tasse obbliga i privati a procurarsene periodicamente una certa quantità; ad esempio se una persona possiede un bene ( un terreno, una casa,un’automobile) e su questo ci deve pagare periodicamente una tassa allora per continuare a possedere quel bene dovrà procurarsi un certo ammontare della moneta a corso legale.
Roberto Angelone
A quanto detto andrebbe aggiunto molto altro, ma sicuramente esiste un’altro aspetto dirimente in questa controversia, mi riferisco al fatto che lo stato, controllando l’emissione della moneta potendo tassare, ed in generale imponendo il corso forzoso potrebbe comprare ( o espropriare) parte o anche tutti i beni presenti nel suo territorio facendo assumere alla moneta non solo il ruolo di unità di conto ma anche quella di riserva di valore garantita da tutti i beni e le attività prezzate nella moneta stessa. Quindi, a parte la corsa all’ acquisto delle criptovalute da cosa è dato il loro valore?
Roberto AngeloneHarvard
Il problema del prosciutto inviato dai tali di Harvard, ammesso che ci sia qualcuno così pazzo da volersi far spedire un prosciutto da un luogo così povero si cultura culinaria, rientra nel generico problema di evasione fiscale, e credo che in generale lo stato abbia i mezzi per poter tassare le transazioni ed imporre che vengano compiute nella sua valuta.