All’orizzonte si profila qualcosa di più pesante di una guerra commerciale sui dazi: è la guerra delle monete.
Il dipartimento del Tesoro Usa accusa la Cina di “manipolare” la sua valuta. Lo annuncia il Dipartimento in una nota che riprende le accuse del presidente americano Donald Trump sull’indebolimento registrato ieri dalla valuta cinese. “Il segretario Mnuchin ha determinato oggi che la Cina è un manipolatore di valuta” in base alla legge Usa sulla competitività del 1988 . Secondo le autorità cinesi, gli Stati Uniti stanno “deliberatamente distruggendo l’ordine internazionale”, commentando così le parole di ieri con cui Washington ha accusato Pechino di agire sui cambi in maniera manipolatoria.
Un’accusa che sembra acutizzare ancora di più le divaricazioni tra le prime due economie mondiali e che ipoteca una risoluzione “pacifica” della guerra commerciale tra Usa e Cina che dura già da un anno.
Un clima che rende pessimisti anche i più spregiudicati analisti economici. Ad esempio la Goldman Sachs non si aspetta più un accordo sul commercio tra Washington e Pechino prima delle elezioni americane di novembre 2020, dopo che il presidente, Donald Trump, ha deciso di imporre da settembre nuovi dazi del 10% su merci cinesi importate per 300 miliardi di dollari.
Comunque oggi la Cina ha annunciato il collocamento di titoli denominati in yuan a Hong Kong per limitare le vendite allo scoperto sullo yuan. Inoltre ha fissato il tasso di riferimento giornaliero dello yuan onshore a 6,9683, contro l’atteso 6,9871 e sotto la soglia chiave di 7 ieri.
Così facendo lo yuan è risalito dello 0,4% circa a 7,07 contro il dollaro, dopo essere sceso ieri a 7,14, minimo dall’inizio delle contrattazioni offshore nel 2010. Mentre l’euro è pressoché piatto contro il dollaro, poco sotto 1,12 a 1,1196 (-0,04%).
Inutile dire che anche oggi le borse europee stanno andando in negativo a causa della tensione per la guerra commerciale tra Usa e Cina. Francoforte cede lo 0,68%, mentre Parigi, perde lo 0,86%. Giù anche Londra, in ribasso dello 0,90%.
Ma se le borse europee piangono, quelle statunitensi non ridono affatto. Wall Street ieri è affondata, con gli indici in forte calo e vendite decise soprattutto sul settore dei titoli tecnologici. Il Dow Jones ha chiuso a -2,9%, il Nasdaq ha perso il 3,47% mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 2,98 per cento.
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