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Il poverometro del Sole24Ore e altri racconti umoristici

Mica pretenderai di accorgerti che sei povero perché non riesci a mettere insieme il pranzo con la cena o perché il tuo padrone di casa ti ha mandato l’ufficiale giudiziario per lo sfratto…

No, qui non vale l’autocertificazione, occorre un elemento terzo, uno Standard & Poor’s dei disgraziati, altrimenti sarebbe troppo facile. E siccome sono momenti difficili e dobbiamo aiutarci tutti, compreso chi lavora nell’informazione, visto che i 5 euro elargiti ai collaboratori per un articolo ti inseriscono d’imperio tra i diversamente ricchi, il mondo del giornalismo fornisce da oggi uno strumento in più.

E’ semplicissimo. Vai sul sito del giornale di Confindustria, Il Sole 24 ore, (https://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/06/18/quanto-lontano-dalla-soglia-poverta-scoprilo-calcolatore-interattivo/) e gioca insieme a noi a chi sopravviverà al 2021.

Loro lo chiamano “Calcolatore interattivo” e siccome le parole servono anche a determinare la posizione di chi le usa, serve per capire “Quanto sei lontano dalla soglia di povertà?”.

Forse è troppo crudo scrivere direttamente “quanto sei povero”, ma la frase dà comunque il senso del movimento, dell’avvicinarsi inevitabilmente a quel mondo in cui, grazie alla lungimiranza di Confindustria, che chiede di poter licenziare chi vuole, quando vuole e perchè vuole, “Quasi un italiano su dieci è povero. Ma non di quella povertà che non ti permette di andare in vacanza ad agosto, quanto piuttosto di quelle che ti costringe a misurare ogni euro quando si va a fare la spesa”.

E noi lo sappiamo bene che costoro sono accaniti lettori del Sole 24 ore e del suo sito web. A chi di noi non è capitato ogni giorno d’incontrare senzatetto, disoccupati, furfantelli e semioccupati a 400 euro al mese con una copia del Sole 24 ore in mano?

Precisiamo: non si vuole denigrare il lavoro di nessuno, il quotidiano e il suo sito sono fatti da professionisti in gamba e non sono loro l’oggetto di questo contrappunto, ma i loro e nostri “padroni”.

Un’idea precisa di come funziona il mondo negli ultimi anni, e non solo, ce la siamo fatta, e sembra corrispondere esattamente a quella frase con cui Mark Twain sosteneva che “Un banchiere è uno che ti presta il suo ombrello quando c’è il sole, ma lo rivuole indietro appena inizia a piovere”.

Il Sole 24 ore si è accorto che il report annuale Istat certifica una situazione sotto al limite di sussistenza per 2 milioni di famiglie, ossia il 9,4% della popolazione italiana nel 2020 contro il 7,7% del 2019.

Chi segue questi articoli sa che ne parliamo da molti mesi prima del giornale dei “padroni” italiani – che, lo ripeteremo all’infinito nel caso fosse sfuggito a qualcuno, sono quei cattivoni che nella maggior parte dei casi ti offrono cifre mensili ridicole per un lavoro duro, che non bastano nemmeno a coprire il pranzo con la cena – e adesso sono arrabbiati perché con qualche ammortizzatore sociale in più, come il reddito di cittadinanza, puoi mandarli serenamente affanculo a parità di prezzo.

Torniamo al poverometro. C’è sulla pagina un’infografica interattiva dove sono codificate solo le tipologie di famiglie riportate nel report Istat, quindi, parole loro, “non tutte le casistiche possibili”.

Nelle caselle con fondo colorato di verde dovete inserire, in ordine crescente di classe di età, i membri della famiglia; in quelle con fondo azzurro i parametri legati alla situazione familiare: dove vivete, in quale tipologia di comune e soprattutto il reddito netto disponibile mensile totale (tenuto conto delle eventuali tredicesime ripartite e altre entrate).

Il calcolatore misura se la vostra condizione sia più o meno lontana dalla soglia di povertà in percentuale rispetto a questa.

Potete anche variare i parametri per valutare scenari possibili: ad esempio cosa succederebbe in caso di perdita di reddito o con la nascita di uno o due figli o ancora se vi spostaste per andare a vivere altrove.

Non sono riuscito a compilarlo, mi dà errore (“io lo so che sono un errore, nella vita voglio vivere almeno un giorno da leone”), forse perché uso Linux o forse perché ho fallito anche come povero.

Se volete provare anche voi, inserendo poi il risultato nei commenti, alimentiamo il dibattito.

E se pensate che la povertà sia correlata esclusivamente ad una situazione di disoccupazione o marginalità sociale – spiega ai suoi lettori l’articolo – un dato potrebbe stupirvi: il 13,2% delle famiglie che ha come persona di riferimento un operaio è considerato ‘assolutamente povero’”.

Ma dai, davvero? Deve essere stato uno shock per tutti, lì in redazione, apprendere questa notizia. Sembra che qualcuno, un po’ in segno di solidarietà e un po’ per senso di colpa, abbia addirittura disdetto l’apericena in centro.

Niente costa tanto caro come essere poveri, sosteneva il giornalista francese Paul Brulat, ma solo i poveri conoscono il significato della vita perché chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare. Oppure inventarsi il poverometro.

* da La Bottega del Barbieri

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