Il prossimo 23 giugno, la Cina ospiterà il vertice dei Brics. Il gruppo delle cinque economie emergenti (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), è nato nel 2009; raccoglie oltre il 40% della popolazione del pianeta e rappresenta quasi un quarto del Pil mondiale.
Tre dei suoi membri – Cina, India e Sud Africa – si sono astenuti sul voto di una risoluzione dell’Onu di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina. I Brics e gli altri Paesi in via di sviluppo coordinati dalla Cina formano, di fatto, un blocco alternativo al G7 dell’Occidente.
“Nessuno dei paesi BRICS ha aderito alle sanzioni economiche occidentali contro la Russia. Il motivo per cui i paesi BRICS, a parte la Russia, si sono tutti rifiutati di aderire a tali sanzioni è perché condividono la stessa antipatia per le sanzioni unilaterali imposte dall’Occidente” – scrive in un articolo il giornale cinese Global Times.
“È ormai chiaro che le potenze occidentali salvaguardano i propri interessi egemonici attraverso sanzioni, senza alcun riguardo per gli interessi delle economie emergenti e in via di sviluppo e per portare nuove incertezze e rischi al mondo. Dietro le sanzioni c’è l’egemonia del dollaro”.
Nell’articolo del quotidiano cinese è scritto ancora più esplicitamente che “le implicazioni finanziarie delle sanzioni statunitensi hanno accresciuto l’urgenza della de-dollarizzazione in tutto il mondo. Non sono solo i BRICS, ma anche molte altre economie in via di sviluppo, a rendersi conto della necessità di ridurre il ruolo del dollaro nei pagamenti globali.
In contesti bilaterali, le discussioni sull’esplorazione di nuove valute per l’insediamento commerciale stanno diventando sempre più popolari e comuni, un’indicazione che l’abuso del proprio potere finanziario da parte degli Stati Uniti ha alimentato la tendenza alla de-dollarizzazione”.
Lo scorso maggio in una riunione dei ministri degli Esteri dei Brics, la Cina ha dichiarato che punta a fare in modo che le altre economie emergenti si uniscano al gruppo, anche se non è stato definito se siano stati invitati nuovi membri.
Tra le novità si segnale che anche un altro “pezzo da novanta” dell’America Latina come l’Argentina parteciperà al vertice annuale dei paesi del gruppo Brics e avendo in agenda ufficializzare la sua volontà di entrare a far parte del gruppo. Anche altri paesi come Egitto, Algeria, Thailandia, Senegal, Kazakhistan sono stati invitati ai lavori del vertice dei Brics.
Buenos Aires, che partecipa come invitata al vertice che si terrà il 23 giugno in modalità virtuale, potrebbe approfittare in questo senso dell’apertura ufficiale della Cina, che ha manifestato la volontà di “avviare un processo di espansione” del blocco.
“La Cina propone di avviare il processo di espansione dei Brics, esplorare i criteri e le procedure per l’espansione e formare gradualmente un consenso”, ha detto il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi,
Tra i vantaggi per l’entrata dell’Argentina nel blocco dei Brics, c’è anche quello di entrare a far parte della Nuova banca di sviluppo (Ndb) dei Brics. Per l’Argentina, l’ingresso nella Ndb costituirebbe un successo importante dato il durissimo braccio di ferro con il FMI e le limitazioni nell’accesso al credito internazionale. Per poter accedere ai prestiti della banca non è richiesto essere già un membro dei Brics. A questa opzione hanno aderito paesi come Uruguay, Emirati Arabi e Bangladesh.
La banca Ndb ha sede a Pechino e dalla sua nascita nel 2014 ha approvato circa 80 progetti in tutto il mondo, per un totale di 30 miliardi di dollari. Nell’ambito della Ndb rientra il finanziamento di progetti infrastrutturali in settori quali trasporti, acqua e servizi igienico-sanitari, energia pulita, infrastrutture digitali, infrastrutture sociali e sviluppo urbano.
L’Argentina già da due anni è entrata a far parte della Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), una banca di sviluppo creata nel 2015 su iniziativa della Cina. Uno degli obiettivi originali dell’Aiib è quello di sostenere la costruzione di infrastrutture nell’ambito della Belt and Road Initiative cinese, a cui anche l’Argentina ha aderito formalmente quest’anno quando il presidente argentino Fernandez ha visitato Pechino.
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Antonio
La Russia e Cina sono da tagliare fuori da tutti i mercati con L Europa la loro coalizione ci porterà al fallimento se non adottiamo politiche mirate, lo vediamo con il loro comportamento distruttivo e provocatorio .
Redazione Roma
Comportamento distruttivo e provocatorio da parte di chi? Forse è meglio specificare
Ekaterina
Il mondo unipolare del dollaro deve finire.