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Le criptovalute dei paesi emergenti favoriscono la cooperazione e un mondo pluripolare

Emerge con forza, nelle ultime settimane, che c’è un nuovo protagonismo sulla scacchiera internazionale, nuovi attori, esperienze che vanno sempre più costruendo questo mondo pluripolare che da tempo sogniamo.

Un processo che è accelerato ovviamente dalla crisi sistemica del capitale, che si protrae ormai dall’inizio degli anni ’70, proprio da quando appunto si erano chiusi gli accordi e di Bretton Woods che ci hanno condotto in questa crisi che è prima a carattere strutturale e poi crisi sistemica, che non presenta cioè nessuna prospettiva di uscita da parte del capitale internazionale, perché è la via dello sfruttamento massimo delle risorse, quella stessa che ha provocato da una parte ovviamente la crisi del rapporto capitale-ambiente ormai divenuta insostenibile. Ma, attenzione, il margine ormai di sfruttamento sulla forza lavoro si riduce sempre di più, perché si è arrivati al massimo dello sfruttamento possibile con le nuove forme di schiavitù.

E’ evidente la componente del razzismo nell’utilizzo della forza lavoro, con veri e propri massacri: i morti sul lavoro e poi anche i morti di lavoro, i precari disoccupati, e i fratelli migranti affogati nel Mediterraneo o uccisi nel deserto del Sahara o lungo l’impervia Via Balcanica. Quindi l’uso razzista e genocida della forza lavoro.

Dalla crisi sistemica, in effetti, se ne esce più nemmeno con la via della speculazione finanziaria immobiliare, perche si e visto che ogni volta che si costruisce una bolla finanziaria e immobiliare, per creare rendite momentanee, queste bolle scoppiano nel breve periodo. E le conseguenze ricadono ovviamente sui Sud, sul Sud globale.

Intanto – ed è un segnale di speranza per il futuro – si sono aperti dei meccanismi di rottura della subordinazione, dello sfruttamento, per cercare di costruire dei rapporti multinazionali multilaterali, per bilanciare appunto gli squilibri sul piano delle economie internazionali.

Sappiamo, ovviamente, e ormai lo diciamo da molto tempo, che l’obiettivo centrale dei paesi che non si sottomettono all’imperialismo dei Nord, riuniti oggi nei BRICS plus, nell’Alba e anche nel G77 più la Cina, come lo sono stati nel secolo scorso nel cartello dei Non Allineati, è l’allargamento di quella che non possiamo considerare una vera e propria alleanza ma sicuramente è un passo decisivo verso la costruzione di un forte polo a caratterizzazione anticapitalista e anti imperialista, che si ribella fortemente contro l’unipolarismo.

Vediamo che il loro peso diventa sempre più grande, e che queste potenze emergenti del Sud globale puntano allo smantellamento non solo dell’interventismo unipolare in economia delle potenze occidentali, ma allo smantellamento anche del loro apparato militare, che è la NATO. Per questo parliamo da tempo di smantellare il Natocentrismo. Ed emerge chiaramente la volontà da parte dei Sud di creare un orizzonte alternativo grazie al rafforzamento di legami commerciali ma anche economico-finanziari e finanziari, di interscambio, di collaborazione, capaci di garantire uno sviluppo graduale del commercio.
Ed è per questo che si creano oggi nuovi legami che guardano sempre di più ad una diversa dimensione monetaria, cioè ad un’alternativa di carattere monetario.

Le nuove dinamiche delle alleanze

Nell’attuale conflitto in atto tra la NATO e la Russia, che utilizza come strumento l’Ucraina ma resta uno scontro della NATO contro il pluripolarismo, si vedano chiare le nuove dinamiche delle alleanze: l’abbiamo visto anche nei recenti vertici dei BRICS e del G 77 più la Cina, in cui gli imperialismi statunitense e europeo si aspettavano delle prese di posizioni forti contro la Russia che invece non ci sono stati.

Mentre la Russia si è dimostrata molto aperta verso i partner che vogliono collaborare con questo grande paese euroasiatico, non respingendo nuovi acquirenti e aprendo quindi nuovi processi anche di import export con i paesi ad esempio dell’Africa Continentale e del Sud globale.

Così per esempio Mosca ormai è il primo di petrolio per la Cina e quindi si rafforza in generale la sua resistenza economica, che dimostra una forte capacità da parte di creare un nuovo canale alternativo di essere un perno fondamentale, insieme alla Cina, insieme al Brasile, insieme all’India, di questo nuovo ordine internazionale, una nuova dimensione e una nuova visione del mercato internazionale per controbilanciare proprio le imposizioni dell’unipolarismo e aggirare i blocchi economici.

Ma se è mancata la condanna della Russia, forte è stata invece quella del blocco economico contro Cuba, contro la Palestina, contro l’Iran, che si è espressa ad esempio nell’ultimo vertice, concluso qualche giorno, fa del G77 più la Cina. E forte appare il legame dei paesi dei Brics non solo tra loro ma con tutto il G77 che ricordiamo aggrega, mette insieme ben 134 paesi più la Cina: è questo livello di complementarietà, cooperazione di solidarietà tra gli tra i paesi del Sud globale, che porta ovviamente a summit sempre più frequenti, conferenze sia dirette che virtuali (queste in particolare dopo il COVID-19).

Addirittura, potremmo dire come battuta, bisognerebbe dire grazie agli Stati Uniti e all’imperialismo per questa guerra della NATO contro la Russia perché questo ha rafforzato legami, ha rafforzato la volontà di riaffermazione di una governance economica globale alternativa, con un sistema un sistema commerciale economico e finanziario multilaterale, aperto, con una rete di sicurezza finanziaria. E infatti la Cina mette bene in evidenza che le questioni della pace non possono essere disconnesse dalle questioni della sicurezza finanziaria globale. Da questo punto di vista la richiesta di un percorso unificante è positiva anche sul piano della moneta.

E’ stata avviata dunque una riflessione sulle nuove norme del diritto internazionale avvertendo tutti la necessità ormai di un’ONU riformata, che guardi di più ovviamente alla democrazia, agli interessi dei popoli. Infatti l’obiettivo centrale dei paesi del Sud e del Sud globale è quello di rappresentare un’alternativa di sistema, un’alternativa cioè al blocco occidentale unipolare, creando coalizioni geoeconomiche e geopolitiche, (ma anche geocommerciali e geomonetarie) in contrasto con le politiche imperialiste a guida statunitense e a guida UE e NATO.

I paesi dei Brics sottoposti a sanzioni, come Russia e Iran, comprendono le difficoltà della Siria, di Cuba, Venezuela e Nicaragua, e in questo spirito di solidarietà consolidano i legami con le aree del Sud, mentre tutte le statistiche ci mostrano che si sono incrementati i commerci e quindi l’import-export fra questi paesi.

L’esigenza di una nuova moneta per gli scambi internazionali, alternativa al Dollaro

i Brics hanno consolidato i rapporti di cooperazione Sud-Sud e questi nuovi equilibri geoeconomici e tecnologici puntano dunque necessariamente a un nuovo sistema monetario internazionale, perché queste trasformazioni in atto dal punto di vista economico e dal punto di vista commerciale non possono fare a meno di una nuova moneta di riferimento internazionale.

In sostanza, i paesi del Sud non possono fare a meno di un processo di dedollarizzazione, e in particolare per questo si parla sempre più dell’uso di criptovalute di Stato, che dovranno spodestare il potere del dollaro. L’obiettivo è sostituire il dollaro con monete più veloci, più efficaci, nei mercati internazionali. Monete che abbiano più a cuore il loro ruolo di oggetto di intermediazione degli scambi e un ruolo di dominio, cioè di strumento dell’imperialismo.

Serve dunque una moneta alternativa, e le criptovalute di Stato possono esserlo, per combattere la dollarizzazione possono combattere anche il ruolo che vuole prendere sempre di più l’euro sul piano internazionale e controllare anche i processi speculativi controllare i tassi di cambio. E’ certamente necessario infatti controllare i mercati monetari internazionali: attualmente il dollaro continua a costituire circa il 60/62% delle riserve di valuta estera e anche nei contratti sulle materie prime e nei contratti sul petrolio il dollaro domina il 42/43% delle transazioni nazionali e internazionali.

Il termine che si usa, Dollar Trap, indica che la maggior parte degli impieghi degli investimenti di capitale è sempre e comunque denominata in dollari statunitensi. Ci sono in circolazione 8 e più trilioni di dollari del debito pubblico detenuti dalle banche centrali e dagli investitori stranieri, che sono un vero e proprio cappio al collo per i paesi cosiddetti in via di sviluppo, per il Sud globale: cioè la battaglia per l’azzeramento completo del debito da parte dei paesi del Sud globale è centrale ed è centrale come quella, fondamentale, della dellolarizzazione.

A ben vedere si gioca qui la possibilità di un nuovo ordine internazionale, perché mantenere così alto il debito dei paesi in via di sviluppo, cioè dei paesi del Sud globale, significa far produrre questi paesi solo per pagare non il debito ma gli interessi sul debito, e soprattutto per mantenere dollarizzato il mondo.

Tutto questo con obblighi finanziari tra l’altro anche da parte degli Stati Uniti verso il resto del mondo, il che rappresenta un obbligo finanziario degli Stati Uniti pari a 53 trilioni di dollari. Un circolo vizioso in quanto gli States possono permettersi quest’onere semplicemente perché hanno la loro moneta come moneta di riserva internazionale, anche se gli Stati Uniti sono un paese debitore, importano più di quello che esportano, consumano più di quello che producono. In queste condizioni, una riduzione della valuta del dollaro produrrebbe comunque un forte guadagno in linea monetaria, inaspettato per loro, e a una perdita significativa per il resto del mondo.

La rincorsa delle criptovalute

Le criptovalute speculative nascono nel 2008 con il famoso Bitcoin e mettono subito in discussione il ruolo centrale dello Stato nella produzione del denaro. La loro invenzione porta a molti vantaggi dovuti alla velocità monetaria e ai minori costi dei pagamenti, dunque offre una facilitazione nei trasferimenti di denaro da un paese all’altro.

Ma ci sono anche molti svantaggi perché la criptovaluta speculativa, come il Bitcoin, è una moneta online cioè una moneta virtuale, volatile, e non ha un’entità centrale come sistema di garanzia che ne sostenga il valore.

Caratteristiche che portano a una non tracciabilità e a un distacco completo da quella che è la relazione fra moneta ed economia reale. Ed è possibile, invece, a partire dalla concezione delle monete elettroniche, creare delle criptovalute di Stato: tenendo come centrale il Yuan in Cina o il Petro in Venezuela. Rapportandosi più che al petrolio perché il petrolio risente ovviamente del legame con il dollaro, alle riserve in oro.

 

In questo modo le criptovalute potrebbero realmente sostituire il dollaro e diventerebbero strumento fondamentale per un nuovo ordine mondiale, grazie alla gestione in questo caso delle banche centrali, che utilizzerebbero queste monete online come un vero e proprio strumento per sviluppare le economie estranee all’area del dollaro.

In questa ottica, la Cina sta sperimentando da tempo lo Yuan digitale che ha introdotto in varie città. E ci sono ormai transazioni di diverse centinaia di milioni di dollari.

La differenza principale fra la criptovaluta speculativa, come il Bitcoin, è per esempio il Yuan digitale è che questo ultimo è regolato dallo Stato e non sostituisce il Yuan tradizionale ma è utilizzabile solo creando un conto presso la banca centrale. Anche il Sucre, per i paesi dell’Alba è una moneta di compensazione: sono attivabili e attraverso l’utilizzo di documenti ufficiali, garantisce sicurezza e tracciabilità. Ad esempio l’identificazione delle persone che operano la transazione.

Quindi la principale differenza che vi è fra il Bitcoin per esempio è il Yuan digitale consiste nel fatto che il Bitcoin è utilizzato senza alcun tipo di autorità di controllo da parte dello Stato e quindi sminuisce il potere della banca centrale, invece il Yuan digitale, proprio perche tracciabile sotto il controllo dello Stato, rafforza il potere della banca centrale e rende più facili nuove politiche monetarie.

Favorendo così la crescita appunto dell’economia con un controllo che permette di raccogliere importanti dati sull’economia e di contenere anche i processi di evasione fiscale per cui diventa uno strumento che se è adottato da più paesi, pensiamo anche alla proposta di Lula in Brasile di una criptovaluta valida per tutta l’America Latina, per arrivare ad una moneta tipo l’euro qui in Europa.

L’ipotesi di una moneta per l’America Latina mette chiaramente in subbuglio, mette addirittura in crisi fortemente gli assetti dell’Unipopolarismo e del dominio economico commerciale ed anche monetario da parte dei poli imperialisti. Pertanto è una battaglia che dobbiamo seguire perché non possiamo trascurare la questione monetaria dal resto delle relazioni economiche internazionali.

 

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