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3. I partenariati strategici sulle materie prime

Le partnership strategiche sono accordi non vincolanti, che assumono la forma di un memorandum d’intesa in cui i partner esprimono l’intenzione di voler lavorare insieme.

Queste partnership intendono approfondire la cooperazione nel settore delle catene del valore globali sostenibili – comprese le catene del valore delle materie prime che sostengono l’energia rinnovabile e la transizione digitale (59) – attraverso progetti comuni, facilitando opportunità commerciali, migliorando la partecipazione e l’integrazione nelle catene globali del valore (comprese le catene del valore delle materie prime), e in mercati aperti, equi e competitivi per le materie prime critiche e i materiali trasformati, approfondendo lo sfruttamento sostenibile delle risorse minerarie, lo sviluppo delle capacità e il trasferimento delle conoscenze, nonché una più stretta cooperazione in materia di ricerca e innovazione.

Finora l’UE ha stabilito partenariati strategici sulle materie prime firmando Memorandum of Understanding (MoU) con Canada e Ucraina (2021), Kazakhstan e Namibia (2022), Argentina, Cile, Zambia, RD Congo e Groenlandia (tutti nel 2023) (60).

Ha inoltre firmato un memorandum d’intesa sull’energia rinnovabile, l’efficienza energetica e l’idrogeno rinnovabile con l’Uruguay (2023) (61), e sta negoziando un partenariato strategico con la Norvegia (62).

Dopo aver firmato il memorandum d’intesa, i partner definiscono una tabella di marcia per l’attività concrete in cui desiderano cooperare per dare vita al partenariato strategico.

Questo è seguito da un gruppo di lavoro composto da alti funzionari che si riuniranno ogni anno per esaminare le fasi successive. La sola roadmap pubblicamente disponibile finora è con l’Ucraina.

Secondo il testo [della roadmap], le attività concrete sono principalmente workshop, assistenza tecnica, studi e agevolazione di contatti/partecipazione nei settori della decarbonizzazione delle materie prime in Ucraina, compreso il rafforzamento dell’estrazione e della lavorazione sostenibili, gestione dei dati e individuazione di opportunità commerciali congiunte nel settore minerario (63).

Non esiste un organismo indipendente istituito per monitorare le attività sviluppate nell’ambito del loro campo d’applicazione. In realtà, la partecipazione del pubblico a tali partenariati non è prevista, mentre viene data grande importanza agli attori economici/industriali. Come indicato su un position paper delle organizzazioni della società civile europea: «L’attenzione del Critical Raw Materials Act (CRMA) alla sicurezza dell’approvvigionamento attraverso i partenariati manca di un approccio globale alla giustizia, che comprenda misure concrete per garantire standard di sostenibilità, partecipazione della società civile, e la tutela dei diritti umani e del l’ambiente nei paesi terzi’ (64).

Al contempo, i memorandum d’intesa non sono destinati a “creare diritti o obblighi in base al diritto internazionale o nazionale” tra governi, o “rappresentano un impegno di uno dei partecipanti a concedere un trattamento preferenziale all’altro partecipante […]” (65).

Gli accordi di libero scambio hanno un carattere vincolante con regole specifiche per entrambi i partner e possono spesso contraddire gli obiettivi dei partenariati strategici, come “la creazione di valore aggiunto a livello locale”.

I partenariati strategici sulle materie prime strategiche e critiche erano già inclusi nell’Action Plan on Critical Raw Materials del 2020 (66), che afferma (Action 9) che l’UE dovrebbe “sviluppare partenariati internazionali strategici e finanziamenti associati per garantire un approvvigionamento diversificato e sostenibile di materie prime critiche, comprese condizioni di scambio e di investimento non distorte […]”.

Secondo il commissario europeo per il mercato interno [fino al settembre 2024, ndr] Thierry Breton, questi partenariati sono complementari agli Accordi di Libero Scambio del l’UE: «Le disposizioni degli accordi commerciali sono giuridicamente vincolanti.

Le partnership offrono un quadro politico per una concreta cooperazione bilaterale nel settore specifico delle materie prime, al fine di trasformare le opportunità economiche in realtà reciprocamente vantaggiose” (67). Nel memorandum d’intesa su una partnership strategica con il Cile, è riportata una menzione specifica dell’accordo di associazione esistente (AA).

Il partenariato prevede di essere condotto in piena conformità con l’AA (68).

Progetti Strategici

Il Capitolo III del Critical Raw Materials Act è dedicato ai progetti che “contribuirebbero in modo significativo alla sicurezza dell’Unione europea per la fornitura di materie prime strategiche”, e sono quindi considerati progetti strategici. Questi progetti possono essere realizzati all’interno o all’esterno del l’UE. La definizione di progetto strategico viene decisa dalla Commissione Europea e da un comitato specifico, che selezionerà i progetti e ne supporterà l’attuazione, cercando di creare sinergie con le iniziative internazionali esistenti, come la strategia Global Gateway (69).

Se sviluppati al di fuori del l’UE, i progetti nei mercati emergenti o nelle economie in via di sviluppo devono essere “reciprocamente vantaggiosi per l’Unione e il paese terzo interessato, aggiungendo valore in quel paese” (70).

Dovrebbero soddisfare determinati criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Tuttavia, come per i partenariati strategici, il linguaggio è molto vago e generico. Inoltre, come afferma il position paper delle organizzazioni europee della società civile: “sebbene il valore aggiunto nei paesi terzi sia menzionato nel Critical Raw Materials Act, non vi è alcuna concretizzazione o definizione di ciò che questo significa effettivamente e di come si dovrebbero garantire gli standard di sostenibilità e la partecipazione della società civile”.

Il modo in cui sono previsti partenariati e progetti strategici comporta il rischio di esacerbare le violazioni dei diritti umani e dei diritti indigeni, aumentando i rischi ambientali, minando lo sviluppo nei paesi terzi, ed eludendo la partecipazione democratica, in quanto non è prevista la partecipazione della società civile nei paesi terzi (71).

4. Gli accordi commerciali e di investimento

Il 15 ottobre 2015 la Commissione Europea ha presentato la sua nuova strategia commerciale e di investimento, ‘Trade for All’.

Nell’ambito di tale strategia, la Commissione ha concluso che tutti i nuovi accordi commerciali dovrebbero includere un capitolo sull’Energia e le Materie Prime (ERM), per ridurre il rischio dell’UE sull’approvvigionamento di materie prime critiche. Secondo l’UE, le norme del l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) non sono sufficienti poiché “le regole generali non affrontano determinate questioni relative al l’energia e alle materie prime” (72).

Questi capitoli sono quindi supplementi alle regole della WTO. L’UE li ha definiti come “una migliore governance globale” delle materie prime critiche. La Commissione Europea ha chiarito che l’accesso alle materie prime dovrebbe essere una priorità nelle politiche commerciali e normative del l’UE e sta attualmente negoziando diversi accordi commerciali e di investimento con capitoli specifici su Energia e Materie Prime.

L’interesse di espandere tali accordi geograficamente coincide con la localizzazione geografica delle materie prime critiche. La politica commerciale è quindi sempre più percepita come garanzia non solo dell’accesso ai mercati dei paesi terzi o della protezione degli investimenti all’estero, ma anche come garanzia dell’approvvigionamento di materie prime critiche.

L’UE intende firmare accordi di libero scambio con capitoli su energia e materie prime con il Cile e il Messico, mentre sono ancora in corso i negoziati per accordi di libero scambio con l’India e l’Indonesia. [Sull’accordo in discussione con il Chile vedi: Patricio Véjar Mercado, Segreti del Trattato di Libero Commercio Chile-UE, Plataforma Chile Mejor Sin TLC – Chile, 2024 – 100 pp., ndr].

I negoziati per una Deep and Comprehensive Free Trade Area  (DCFTA) con la Tunisia e per un accordo di libero scambio con l’Australia sono in attesa, ma il progetto di testo
comprende anche un capitolo su energia e materie prime (73).

Altri accordi di libero scambio, per i quali i testi di negoziato non sono ancora stati pubblicati, potrebbero eventualmente includere un capitolo su energia e materie prime. Questo è il caso degli accordi di libero scambio con il Marocco, le Filippine e la Thailandia. Tutti questi accordi si basano su quelli precedenti che avevano già incluso capitoli dedicati alle attività minerarie e alle materie prime, in particolare la Deep and Comprehensive Free Trade Area (DCFTA) tra l’UE e la Georgia (2013), la Moldavia (2013) e l’Ucraina (2014).

I capitoli sulle miniere e le materie prime inclusi in questa DCFTA non sono così completi come gli attuali capitoli su energia e materie prime (ERM), ma possono ancora essere intesi come precursori dei capitoli ERM (74) che sono stati inclusi nei negoziati dal 2015 in poi 75. Il ruolo degli accordi di libero scambio come garanzia dell’approvvigionamento di materie prime per l’UE è discusso in dettaglio nel prossimo capitolo.

I capitoli relativi all’energia e alle materie prime negli accordi di libero scambio

Questa sezione analizza il contenuto dei capitoli su Energia e materie prime (ERM) inclusi negli accordi di libero scambio con il Messico (78), Cile (79), Nuova Zelanda (80), Tunisia (81) e Indonesia (82).

Sono stati consolidati i testi degli accordi di libero scambio con il Cile, il Messico e la Nuova Zelanda, poiché i negoziati si sono conclusi. L’accordo UE-Nuova Zelanda è stato adottato alla fine di novembre 2023 e può ora entrare in vigore (83), [mentre per UE-Cile il Parlamento Europeo ha approvato gli aggiornamenti il 29 febbraio 2024, ndr] (84).

Il Messico non ha ancora raggiunto un accordo. L’accordo di libero scambio tra l’UE e l’Indonesia sta progredendo mentre i negoziati fra UE e Tunisia sul DCFTA sono in attesa, sebbene la Commissione Europea abbia pubblicato il progetto di testo.

È importante notare che il capitolo sull’energia e materie prime ha carattere vincolante, in quanto consente l’accesso all’arbitrato tra Stati in caso di inosservanza. Ciò significa che, qualora una delle parti adottasse una politica contraria alle clausole del capitolo ERM, l’altra parte potrebbe avviare un arbitrato in base alle regole del Free Trade Agreement.

Se il collegio arbitrale ritenesse che una politica violasse effettivamente le clausole del capitolo e rifiutasse di modificarsi, la parte richiedente potrebbe eventualmente revocare le preferenze commerciali o imporre altre sanzioni commerciali.

Dall’altro lato, la possibilità per l’investitore di ricorrere al meccanismo di protezione degli investimenti, vale a dire all’ISDS (Investor–state dispute settlement), dipende dal fatto che l’accordo di libero scambio abbia un capitolo specifico sulla protezione degli investimenti (come nel caso degli accordi con il Cile e il Messico).

I capitoli su energia e materie prime presentano tre punti principali:

1. I principi di mercato sono la regola chiave

L’obiettivo dei capitoli su energia e materie prime è quello di stabilire chiari principi di mercato per il commercio delle materie prime, comprese le materie prime critiche, al fine di “facilitare gli scambi e gli investimenti nei settori dell’energia e delle materie prime” (FTA UE-Tunisia), e quindi garantire il libero scambio.

Ciò significa eliminare qualsiasi distorsione degli scambi di materie prime, affinché l’UE possa realizzare il suo obiettivo principale, che è quello di garantire l’approvvigionamento delle materie prime. Nel contesto di questi capitoli, per distorsione si intende qualsiasi misura statale che possa ostacolare il libero flusso di materie prime o energia dal paese partner verso l’UE.

I capitoli su energia e materie prime “eliminano le restrizioni alle esportazioni, compresa l’eliminazione in linea di principio di tutti i dazi all’esportazione o di qualsiasi misura avente un effetto equivalente” (85). Le parti coopereranno per “ridurre o eliminare le misure che (…) potrebbero falsare il commercio e gli investimenti, incluse quelle di natura tecnica, regolamentare ed economica che influiscono sull’energia o sulle materie prime” (FTA UE-Cile).

Ciò implica concretamente:

A. l’eliminazione delle restrizioni all’importazione e all’esportazione

Ciò include “l’eliminazione in linea di principio di tutti i dazi all’esportazione o qualsiasi misura avente un effetto equivalente”.

Ciò inciderebbe direttamente, ad esempio, su misure quali il divieto di esportazione di talune materie prime imposto dall’Indonesia. È interessante notare che l’accordo di libero scambio con la Nuova Zelanda non include questa clausola.

Quando uno stato difende la propria posizione: il caso della politica indonesiana sul divieto di esportazione delle materie prime

L’Indonesia ha le più grandi riserve di nichel del mondo, e il metallo è in forte ascesa della domanda a causa del suo uso nella fabbricazione dell’acciaio e delle batterie per veicoli elettrici. Il governo indonesiano lo sa e sta cercando di garantire che il paese svolga un ruolo importante nelle attività della catena di approvvigionamento.

Obiettivo: trasformare il paese dall’esportazione di materie prime all’esportazione di prodotti altamente competitivi attraverso la trasformazione industriale delle materie prime stesse entro il 2045 (86). Per raggiungere questo obiettivo, nel 2014 l’Indonesia ha vietato l’esportazione di minerali non trasformati (i prodotti trasformati o raffinati potrebbero ancora essere esportati, rispettando i livelli di purezza). Nel 2020 il paese ha vietato l’esportazione di minerale di nichel, dicendo agli investitori che avrebbero dovuto investire nelle fonderie nazionali e processare il nichel localmente (87).

Più recentemente, nel 2023, il presidente Joko Widodo ha annunciato una serie di limitazioni sulle esportazioni di bauxite, richiedendo che il minerale fosse trattato e raffinato nel paese. Si prevede che nel prossimo futuro il governo adotterà ulteriori politiche in merito alle limitazioni all’esportazione di altri minerali grezzi come rame, stagno e oro (88). Queste politiche non sono passate inosservate.

Le compagnie minerarie hanno attivamente contestato tali accordi attraverso diversi canali, dalle richieste legali nazionali a quelle ISDS, previste dagli accordi internazionali di investimento. La società mineraria statunitense Newmont ha presentato una richiesta di questo tipo contro l’Indonesia presso l’International Centre for the Settlement of Investment Disputes (ICSID) della Banca Mondiale, sostenendo che il divieto di esportazione dei minerali grezzi non era conforme al contratto esistente.

Infine, Newmont ha ritirato la sua richiesta dopo che l’Indonesia ha accettato di rinegoziare il contratto. Tuttavia, nel 2015 l’Indonesia ha deciso di porre fine a diversi dei suoi trattati bilaterali sugli investimenti (BIT) e ha anche iniziato a discutere un modello di trattato alternativo senza ISDS. Anche l’Unione Europea ha reagito e nel 2019 ha presentato un reclamo contro l’Indonesia presso la WTO in merito al divieto di esportazione del nichel e all’imposizione che la manifattura del nichel debba essere effettuata nel paese.

L’UE ha sostenuto che tali misure sono incompatibili con le disposizioni del GATT. Anche se la WTO ha favorito l’UE, l’Indonesia continua a difendere la sua politica e nel 2022 ha presentato un ricorso contro questa decisione.

Questo caso è interessante perché mostra:

Gli Stati dispongono di uno spazio per la regolamentazione delle loro materie prime. Queste politiche hanno il potenziale di sostenere gli sforzi di industrializzazione nazionale e di modificare i modelli storici del colonialismo e della dipendenza.

• Le società sono attente a tali regolamenti, in quanto il divieto di esportazione dei minerali incide direttamente sui loro profitti e interessi. Pertanto, questi regolamenti sollevano la possibilità di affrontare diverse richieste nel sistema internazionale di arbitrato degli investimenti.

• Il divieto di esportazione è in contrasto con le clausole incluse nel Free Trade Agreement UE-Indonesia, in particolare il capitolo relativo all’energia e materie prime. Ciò dimostra la collisione tra gli obiettivi del l’UE di garantire l’approvvigionamento di materie prime critiche e la possibilità per i paesi del sud globale di industrializzarsi. Sebbene i negoziati per questo accordo di libero scambio non stiano progredendo come previsto (89), è evidente che il governo indonesiano dovrà affrontare diverse contraddizioni durante i negoziati.

• Tuttavia, anche se le politiche di industrializzazione delle materie prime critiche siano auspicabili, queste misure non modificano il fatto che una discussione aperta sugli impatti delle attività minerarie ed estrattive è ancora indispensabile, inclusa l’analisi delle violazioni dei diritti umani e del lavoro e degli effetti ambientali.

B. L’eliminazione dei monopoli d’importazione e di esportazione

Questo articolo compare in tutti i capitoli del meccanismo di cambio con la stessa identica terminologia. Il Free Trade Agreement fra UE-Nuova Zelanda stabilisce che: “nessuna parte designa o mantiene un monopolio designato di importazione o esportazione”, vale a dire “il diritto esclusivo o la concessione di autorità da una parte a un’entità per importare beni energetici o materie prime da, o esportare prodotti energetici da o materie prime verso l’altra parte”.

Ciò impedisce lo sviluppo di agenzie nazionali che potrebbero acquistare le materie prime localmente e accumularle, ad esempio per aspettare migliori condizioni e prezzi sul mercato mondiale prima di venderle.

Essa impedisce anche la costituzione di un’impresa statale con poteri monopolistici che potrebbe mirare a gestire l’approvvigionamento di materie prime nell’interesse nazionale. Un esempio è quello dello stato cileno, che dà accesso speciale a certe società nazionali o straniere al processamento del litio che il Cile estrae per avanzare nella catena di valore. Dal punto di vista dell’UE, il potere monopolistico può sovvertire il ruolo della concorrenza decentrata nel determinare i prezzi e i mercati.

Le clausole dei capitoli sull’energia e le materie prime (ERM) “purificano” il mercato da forme di potere non uniformi, ristabiliscono le condizioni di una presunta concorrenza libera ed equa (90).

In breve, l’obiettivo di questo articolo nel Free Trade Agreement è quello di mantenere il prezzo di mercato e il libero scambio e flusso delle materie prime critiche.

ll caso della riforma del diritto minerario e del litio in Messico

Nell’aprile 2022, il Messico ha approvato la riforma della sua legge mineraria con l’obiettivo politico di salvaguardare la sovranità energetica del paese, che ha portato alla nazionalizzazione del settore del litio, considerato di importanza strategica.

Solo 23 paesi hanno trovato riserve di litio, compreso il Messico con circa 1,7 milioni di tonnellate, e c’è un interesse significativo nello sviluppo di queste riserve. Attualmente, circa il 70% delle risorse minerarie del Messico sono gestite da società estere, con una dozzina di investitori stranieri che detengono concessioni di litio nel paese, principalmente dal Canada, dalla Cina e dagli USA (91).

Il Messico sta proponendo un cambiamento di politica, conferendo allo Stato un maggiore controllo sulla commercializzazione, la lavorazione e la vendita del litio, sotto la guida della LitioMex, una società di proprietà statale. Questa riforma ha suscitato preoccupazioni nel settore minerario e nel commercio internazionale, con Kenneth Smith Ramos, negoziatore del NAFTA, che avverte che designare il litio come esclusivamente messicano violerebbe l’accordo fra Stati Uniti-Messico-Canada (USMCA) (92).

Inoltre, lo studio legale Shearman and Sterling LLP sta già sostenendo che: “l’attuazione della riforma del litio potrebbe anche violare gli obblighi del Messico sulla base degli oltre 40 trattati di investimento bilaterali e multilaterali di cui il Messico è parte” (93).

Fino alla fine del 2021, l’ISDS era già stato utilizzato per sfidare il governo messicano su 38 casi, e aveva ordinato di pagare oltre 295 milioni di dollari agli investitori stranieri (94).

Con l’approvazione di più regolamenti energetici, ci sarà un aumento del rischio di affrontare cause arbitrali per molti milioni di dollari. Tuttavia, l’UE e il Messico hanno appena rinegoziato un accordo di libero scambio che include un capitolo su energia e materie prime, più un nuovo capitolo sulla protezione degli investimenti che dà accesso all’arbitrato tra investimento e Stato.

(3. Continua)

* Traduzione di Ecor.Network.

Note:

59)  European Commission: European Critical Raw Materials Act.

60) Communication from the Commission to the European Parliament and the Council (2008), op.cit.

61) EU-CELAC Summit (2023) EU and Uruguay boost cooperation on renewable energy, energy efficiency and renewable hydrogen. European Commission, Luglio 2023.
62) La risposta data da Mr Breton per conto della Commisisone Europea. 
P-002077/2023. Luglio 2023.

63) European Commission (2021) EU–Ukraine Strategic Partnership on Raw Materials Roadmap 2021-22. Luglio 2021.

64) PowerShift (2023) ‘A Turning Point: The Critical Raw Material Act’s, needs for a social and just green transition’. Luglio 2023.

65) Comunicazione della Commissione al Parlamentto Europeo e al  Consiglio – The raw materials initiative: meeting our critical needs for growth and jobs in Europe,2008, op. cit.

66) European Commission (2020) Critical Raw Materials Resilience: Charting a Path towards Greater Security and Sustainability.

67) Risposta data da Mr Breton, Luglio 2023, op. cit

68) Memorandum di intesa fra l’UE e la Repubblica del Cile sulla Partnership Strategica sulle catene del valore  sostenibili delle materie prime.

69) European Commission (2023e) ‘Questions and Answers on the European Critical Raw Materials Act’.

70) European Commission (2013) Proposal for a regulation of the European Parliament and of the Council establishing a framework for ensuring a secure and sustainable supply of critical raw materials and amending Regulations (EU) 168/2013, (EU) 2018/858, 2018/1724 and (EU) 2019/1020. Marzo 2023.

71) Risposta data da Mr Breton, Luglio 2023, op. cit

72) European Critical Raw Materials Act (2023a), op. cit.

73) European Commission (2018) EU-Tunisia Deep and Comprehensive Free Trade Area: Documents.

74) Transnational Institute (2016) ‘The expected impact of the EU-Ukraine Association Agreement’.

75) PowerShift (2015) Alles für uns?! Der globale Einfluss der europäischen Handels- Investitionspolitik auf Rohstoffausbeutung.

76) European Commission (2021) ‘Map: State of play of EU trade agreements with third countries’. DG Trade.
IEA. 
The role of critical minerals in clean energy transitions. IRENA. Geopolitics of the Energy Transition. 2023.

77) Questi capitoli si riferiscono non solo alle materie prime, ma anche ai ‘beni energetici’, cioè non solo all’accesso ai minerali, ma anche a diversi tipi di fonti energetiche, compresi i combustibili fossili e gli idrocarburi. Per esempio, nell’FTA UE-Cile si riferiscono ai combustibili solidi, al petrolio grezzo, ai prodotti petroliferi, gas naturale ed energia elettrica.

78) Energy and raw materials, EU-Mexico.

79) Energy and raw materials, EU-Chile.

80) Energy and raw materials, EU-New Zealand.

81) Energy and raw materials, EU-Tunisia.

82) L’accordo con l’ Indonesia è ancora in fase di negoziazione e la versione più recente disponibile risale a luglio 2017.

83) Council of the European Union. Comunicato stampa, 27 novembre 2023.

84) Legislative Observatory of the European Parliament. EU/Chile Free Trade Agreement.

85) Factsheet on energy and raw materials, EU-Indonesia trade agreement, ultima modifica luglio 2022.

86) Hertanti, R. (2023) ‘Between a mineral and a hard place: Indonesia’s export ban on raw materials’. Transnational Institute.

87) DW (2023a) ‘Export bans boost Indonesia´s onshoring policy’, 2 luglio.

88) DW (2023b) ‘Can the EU succeed on closing Indonesia trade deal?’, 2 agosto.

89) Hertanti, R. (2023), op. cit.

90) Huber, M. (2022) Climate Change as Class War. London and New York: Verso Books.

91) TRT World (2023, March) ‘Mexico taps into lithium to power foreign investments’.

92) Shearman & Sterling (2022) ‘Mexico nationalizes lithium mining’.

93) Ibid.

94) The 38 cases relate to different economic sectors. Transnational Institute ‘ISDS in Latin America’.

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