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Gli emendamenti alla finanziaria la stanno rendendo ancora più guerrafondaia

In questi giorni abbiamo assistito agli ultimi colpi di mano possibili in vista dell’approvazione di una delle leggi di bilancio più complesse. Non tanto per le priorità, dato che quelle sono condivise da tutti e sono quelle del riarmo, ma per come far quadrare i conti, tra la procedura di infrazione UE sul debito e i gravosi target imposti dalla NATO. Il testo arriverà in Senato lunedì e verrà votato martedì.

La polemica politica si è incentrata sulla stretta pensionistica, che ha riguardato il riscatto della laurea e un ulteriore allungamento dell’età pensionabile. La maggioranza si è divisa, varie voci hanno tuonato, e alla fine le coperture sono state trovate su altre voci previdenziali e in parte altrove. Ovviamente, non togliendole alle spese militari.

È saltata la pensione anticipata attraverso il cumulo degli importi delle forme pensionistiche complementari, e sono stati incrementati i tagli per l’anticipo pensionistico dei lavoratori precoci. Inoltre, è stato deciso anche un taglio di 40 milioni annui dal 2033 al Fondo per il pensionamento anticipato dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti. E ad ogni modo, ricordiamo che l’età pensionabile aumenterà ugualmente, in maniera automatica in relazione all’aspettativa di vita.

Tuttavia, i soldi si stanno trovando ugualmente per le imprese e le scuole paritarie (cioè private), a dimostrazione che il nemico del governo è tutto ciò che è pubblico, che è programmato in funzione dell’interesse colletivo. Parliamo dell’esenzione Imu e di oltre un centinaio di milioni che vengono letteralmente regalati agli istituti privati.

Ma come detto, è la tendenza guerrafondaia a caratterizzare davvero questa ennesima finanziaria Meloni, e lo dimostra l’emendamento che vorrebbe mettere in mano al governo la possibilità di decretare la conversione bellica dell’economia e delle infrastrutture del paese, “al fine di tutelare gli interessi essenziali della sicurezza dello Stato e di rafforzare le capacità industriali della difesa“.

Così recita il testo, di cui è bene riportare anche le altre parti. Le capacità della difesa sono duplici, e sono “riferite alla produzione e al commercio di armi“. Non riguardano, dunque, solo l’assemblaggio degli armamenti negli stabilimenti, ma anche tutta la filiera logistica che ne permette la commercializzazione.

Infatti, l’emendamento aggiunge che è tramite “uno o più decreti del ministro della Difesa di concerto con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti” che il governo può procedere a individuare, “anche con funzioni ricognitive e comunque nell’ambito delle risorse previste a legislazione vigente, le attività, le aree e le relative opere, nonché i progetti infrastrutturali, finalizzati alla realizzazione, ampiamento, conversione, gestione e sviluppo delle capacità industriali della difesa, qualificati come di interesse strategico per la difesa nazionale“.

Se si analizza il testo, emergono vari elementi preoccupanti. Si parla della possibilità di procedere per decreto all’inserimento di alcune produzioni funzionali al riarmo dentro la filiera bellica, operandone appunto una conversione. Ma si parla anche della possibile estensione dei territori militarizzati.

Alcuni media hanno sottolineato che l’obiettivo è probabilmente quello di facilitare la realizzazione delle aree per i test dei nuovi carri armati e mezzi di fanteria prodotti da Leonardo-Rheinmetall, o anche della pista di addestramento degli F-35 nella base di Trapani-Birgi.

Ma emergono senza dubbio anche le potenzialità della conversione dual use, ad esempio, di infrastrutture civili già esistenti, con tutti i lavori di adeguamento annessi. Progetti del genere sono già sul tavolo, ad esempio con la diga foranea di Genova. Il coinvolgimento del ministero delle Infrastrutture è pensato perfettamente in linea con la spinta sulla mobilità militare che è diventata uno dei capisaldi della Difesa Europea.

Tutto ciò viene poi giustificato con la qualifica di opera di “interesse strategico nazionale”, e viene imposto attraverso atti governativi. Il ministro della Difesa Crosetto ha parlato di una semplice semplificazione della burocrazia, e non c’è dubbio che l’emendamento servirà ad applicare procedure semplificate e a ridurre gli oneri amministrativi, secondo gli indirizzi che in merito ha già adottata la UE, come ha ricordato Crosetto stesso.

Ma i margini offerti all’esecutivo da questa norma risultano eccesivamente ampi e ambigui. La democrazia parlamentare, scusate la nettezza, va a farsi fottere, e lascia il posto alla “democratura”.

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1 Commento


  • Petrillo Angelina

    Decisioni politiche e procedure parlamentari dottate sempre più in violazione e inosservanza della Costituzione.

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