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Roma. Connessioni di famiglia

Nell’operazione antiusura dei primi di maggio la squadra mobile di Roma oltre a sequestrare quelli che vengono considerati i libri contabili di un gruppo criminale, ha arrestato un noto pregiudicato romano, Vittorio Di Gangi. Nella sua abitazione e’ stato trovato nascosto un revolver calibro 38 con matricola abrasa, La famiglia Di Gangi – si legge in un comunicato della questura “gia’ nota alle cronache per contiguita’ con affiliati all’ex banda della Magliana, e’ titolare di una delle piu’ importanti agenzie di sicurezza privata, la Sipro. Il nome della societa’ e’ emerso in passato in varie inchieste giudiziarie” si legge nella nota. Le vittime del giro di usura sono state ascoltate dagli investigatori. “Er Nasca”, come viene chiamato Vittorio Di Gangi, è infatti membro di una famiglia che si è fatta strada a gomitate negli ambienti dell’imprenditoria romana legata al business della sicurezza.

Salvatore Di Gangi, fratello di Vittorio, siciliano trapiantato a Roma, inquisito per una lunga serie di reati è il “re” di una delle maggiori aziende che si occupano di sicurezza privata in Italia. L’ azienda di Di Gangi si chiama Sipro, ed è stata fondata da Antonino Li Causi, tessera 526 della loggia P2 guidata da Licio Gelli, anche lui siciliano trasferitosi a Roma. Nel 1994 la Sipro viene rilevata da Di Gangi, nato nel 1946 a Canicattì. Quando rileva la Sipro, Di Gangi a Roma si è gia ben ambientato, ha molti amici nella politica e consolidati rapporti d’ affari. Suo fratello Vittorio, detto Er Nasca, bazzica gli ambienti vicini alla Banda della Magliana, l’ altro fratello Aldo Di Gangi detto Buscetta viene denunciato diverse volte. Ma ciò non impedisce alla Sipro, sotto la guida di Salvatore Di Gangi di espandersi nella Capitale, conquistare appalti privati e pubblici: questi ultimi soprattutto nelle Poste e nel Ministero della Difesa. Sembra che per allargarsi, Di Gangi non disdegni metodi sbrigativi, come truccare gli appalti mettendosi d’ accordo con i concorrenti. Ed è così che entra nella indagine da cui scaturiscono quasi tutte le inchieste successive, compresa quella che oggi colpirà Storace quando era presidente della Regione Lazio. L’ inchiesta-madre è quella sull’ Ivri, il più grosso istituto di vigilanza privata italiano, accusato di comprare appalti a suon di tangenti. Di Gangi finisce inquisito per avere addomesticato in accordo con Ivri una gara per la vigilanza sulle caserme dell’ esercito. Il suo telefono viene messo sotto controllo. Il 2 febbraio 2004, alle 10,50, parlando con un amico, Di Gangi commenta le intercettazioni telefoniche che hanno incastrato i vertici dell’ Ivri e fa un’ affermazione pesante: «In effetti se li hanno inc… perché hanno il 348, non c’ hanno il 335… se c’ hanno il 335 ‘sto figlio de (…) di Tavaroli se li avvertiva subito». “348” è il prefisso dei cellulari Vodafone, “335” di quelli Telecom. Tavaroli è Giuliano Tavaroli, il capo della sicurezza di Telecom, che a causa di quella telefonata finirà nel registro degli indagati con l’ accusa di rivelazione di segreto d’ ufficio. Dalla stessa inchiesta spunta per la prima volta, anche il nome di Pierpaolo Pasqua, l’ investigatore privato romano protagonista del Laziogate, lo spionaggio a favore di Francesco Storace durante le elezioni del 2005. Di Salvatore Di Gangi iniziano ad occuparsi anche i magistrati che scavano sullo scandalo dei falsi depuratori in Calabria, che a casa di Enrico Papello – socio di Di Gangi in varie attività – si rtrovano tra le mani le trascrizioni di un po’ di intercettazioni abusive, tra cui una a carico di Piero Fassino, allora segretario dei Ds.

Il padrone della Sipro sembra disporre di amicizie che portano dritto nel cuore del mondo delle intercettazioni: è lui stesso a vantarsi di avere un “contatto” ai vertici di Telecom e con alcuni alti ufficiali della Guardia di Finanza, un apparato che – anche secondo carabinieri e polizia – dispone di informazioni riservate che gli altri corpi di polizia si sognano.

C’è poi un altro capitolo che destra inquietudini. In via Magliano Sabina 22, dove hanno sede le società di Di Gangi, c’era anche la sede della Immobiliare Generale Sarda, una società controllata da Enrico Nicoletti, che della Banda della Magliana era accusato di essere il cassiere. Di Gangi è un imprenditore talmente rispettabile che il 27 aprile del 2005 l’ Unione Industriali di Roma lo ha designato alla guida della nuova associazione di settore dedicata al mondo della security aziendale, la Sezione Sicurezza. E, a dispetto dei dispiaceri giudiziari, la Sipro ha allargato a vista d’ occhio il suo giro d’ affari assicurando la “sicurezza” in numerosi ministeri, a Equitalia, Inps, Regione Lazio, Università Roma Tre.

Qualche giorno fa, in Parlamento è stata presentata una interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni a firma Touadi e Veltroni. Il testo è quello qui di seguito:

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16233

presentata da

JEAN LEONARD TOUADI
mercoledì 23 maggio 2012, seduta n.637


TOUADI e VELTRONI. –

Al Ministro dell’interno.

– Per sapere – premesso che:

nell’ambito delle indagini coordinate dalla DDA di Roma, il 9 maggio 2012, su un vasto giro di usura, è stato arrestato Vittorio Di Gangi;

secondo quanto riportato dalla stampa al Di Gangi sarebbe riferibile la società di vigilanza SIPRO;

la SIPRO risulta sia stata oggetto di parere negativo, da parte del prefetto di Roma pro tempore, in ordine al rilascio della certificazione antimafia ex articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998, come risulta dal decreto della prefettura di Roma n. 8634 area I-bis o.s.p. del 6 febbraio 2007 e dal verbale n. 4 del 2007 della prefettura di Roma relativo alla riunione di coordinamento delle Forze di polizia tenutasi in data 2 febbraio 2007;

la società di vigilanza sopra citata faceva ricorso al giudice amministrativo;

dopo un primo giudizio del Tar, che accoglieva le doglianze della SIPRO, il Consiglio di Stato sospendeva la sentenza del tribunale amministrativo di prima istanza riconoscendo valide le ragioni della prefettura con l’ordinanza 2365 del 13 maggio del 2009;

allo stato pertanto risulterebbe ancora in vigore l’interdittiva antimafia atipica nei confronti della società di vigilanza sopra indicata;

secondo quanto pubblicato sul sito web della società la suddetta svolge i suoi servizi per il Ministro della difesa, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero per i beni e le attività culturali, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell’economia e delle finanze, la Rai, il Comune di Roma, Equitalia, INAL, l’Agenzia del territorio, ANAS, INPS, la regione Lazio ed altri enti -:

se il Ministro interrogato sia al corrente di tali fatti, se tali fatti corrispondano al vero e quali iniziative intenda intraprendere e se sia noto al Ministro se altri ministeri ed enti pubblici intendano rescindere i contratti con la società in questione.(4-16233)

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Pubblichiamo la precisazione arrivataci dall’Ufficio Legale della Sipro relativa al nostro articolo.

In data 6 giugno ci ha contattato l’avvocato Francesco Castaldi dell’Ufficio Legale della Sipro fornendoci le seguenti precisazioni:

Salvatore Di Gangi non ricopre attualmente alcun incarico o interesse di alcun tipo nella società Sipro. Fino al 2008 era titolare di una società satellite e dal 2008 la società ha provveduto a revisionare gli assetti societari presentando istanza di revisione. L’istanza è stata accettata dalla Prefettura di Roma che in data 23/9/2009 ha provveduto a rilasciare il certificato antimafia e dunque consente alla società Sipro di svolgere legittimamente attività di vigilanza.


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