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Abu Omar. Condannati gli agenti della Cia


E’ stata confermata la condanna per i 23 agenti della Cia responsabili del rapimento dell’imam egiziano Abu Omar a Milano. Nuovo processo invece per gli ex capi del Sismi, Nicolo’ Pollari e Marco Mancini e per gli altri tre agenti italiani coinvolti, Giuseppe Ciorra, Luciano Di Gregori e Raffaele Di Troia. E’ questo quanto ha deciso la quinta sezione penale della Corte di Cassazione.
Nonostante la condanna gli agenti della Cia non verranno mai estradati in Italia in base alla legge unilaterale statunitensi che impedisce che i propri funzionari e militari all’estero vengano giudicati e detenuti nei paesi in cui commettono i reati.
Il 17 febbraio 2003 a Milano venne sequestrato Hassan Mustafa Osama Nasr, noto come Abu Omar, imam egiziano della moschea di viale Jenner. La moglie ne denuncia da subito il sequestro. Anni dopo, in una memoria scritta, lui stesso descrivera’ l’accaduto. “Camminavo a piedi da casa mia (…) e davanti a un giardino pubblico ho visto una Fiat rossa. L’autista veniva verso di me di corsa. Ha tirato fuori una tessera: sono della polizia (…) Un furgone bianco si e’ fermato vicino al marciapiede. Non ho capito niente, ho visto solo che due persone mi sollevavano di peso (…) Mi hanno legato piedi e mani, tremavo per le botte e dalla mia bocca e’ uscita schiuma bianca”. Abu Omar, su cui la Procura di Milano stava indagando per i rapporti con organizzazioni fondamentaliste islamiche, viene portato alla base militare Usa di Aviano e da li’ trasferito in un carcere segreto egiziano per essere interrogato e torturato da una equipe di agenti egiziani e statunitensi.

Il 5 luglio 2006 vengono arrestati il capo del Sismi, Marco Mancini e il funzionario del Sismi Gustavo Pignero con l’accusa di concorso in sequestro di persona. Dieci giorni dopo vengono liberati. Il direttore del Sismi Nicolo’ Pollari viene iscritto nel registro degli indagati. Il 16 febbraio 2007: il gup Caterina Interlandi manda a processo Pollari, Mancini e altre 32 persone, tra cui 26 agenti della Cia. Patteggiano il maresciallo dei Ros Luciano Pironi e il vicedirettore del giornale “Libero”, Renato Farina, che si scoprirà essere un agente dei servizi segreti con il nome in codice di “Betulla”.

Ma il processo per il sequestro Abu Omar ha aperto anche un serio problema di Stato relativo alle complicità dell’Italia con il programma di sequestri illegali attuato dall’amministrazione Usa e dai suoi servizi di sicurezza. Il 12 marzo 2008: i pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici accusano il governo di “ambiguita’ e incertezza” sul nodo del segreto di Stato. Il capo del governo, allora era Romano Prodi, afferma che fu Berlusconi a porre il segreto nel 2004 e di averlo confermato al passaggio delle consegne. Esattamente un anno dopo, l’11 marzo 2009: la Corte Costituzionale accoglie in parte il ricorso del governo, affermando che la Procura di Milano ha violato il segreto di Stato. Il giudice Oscar Magi decide di mandare avanti ugualmente il processo. Il 27 maggio del 2009, in aula il capo del Sismi, Niccolò Pollari si dichiara “totalmente estraneo” affermando che della verita’ “sono perfettamente a conoscenza le autorita’ di governo”.

Pollari e Mancini verranno prosciolti nel processo di primo grado in virtu’ del segreto di Stato. Condannati a pene tra 5 e 8 anni gli agenti della Cia, tra cui il capo della stazione Cia di Milano, Robert Seldon. Vengono condannati anche i funzionari del Sismi Luciano Seno e Pio Pompa. Ad Abu Omar sara’ riconosciuto un risarcimento di 1 milione di euro, 500 mila euro alla moglie. Il 15 dicembre 2010, la Corte d’Appello conferma la sentenza di primo grado per Pollari e Mancini, che vengono dichiarati non giudicabili. Agli agenti della Cia vengono comminate pene tra i 7 e i 9 anni.
Si tratta del piu’ grosso caso giunto in tribunale legato ai programmi di ”extraordinary rendition”, attuati dalla Cia dopo gli attacchi dell’11 settembre attraverso il sequestro illegale di presunti estremisti islamici senza rispettare le procedure giudiziarie.

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