Il più recente e successivo sviluppo delle vicende che stanno caratterizzando il settore del “gioco d’azzardo statalizzato” con le sue ricadute sia di carattere puramente economico (profitti spettacolari; interessi di gruppi in odor d’illegalità; multe e sanzioni che lo stato “non” riscuote; normative per regolare il prelievo fiscale sul monte scommesse; “nuove” forme di gioco ecc.., ecc..), che di salute pubblica, vedono apparire sulla scena, non solo nazionale bensì su scala globale, di una nuova e post-moderna patologia certificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: “la ludopatia”.
Come si è potuta sviluppare questa pervasiva tendenza al rischio nella quale stanno letteralmente affogando migliaia di persone e rispettive famiglie e perché ancora non si riesce a limitarne i danni?
È possibile ipotizzare l’inizio di questa vicenda con l’avvio di governi contrassegnati da uno “sfrenato” liberismo. Nel 2004, assistiamo alla legalizzazione delle slot (in altre parole la concessione gratuita dell’installazione delle macchinette mangiasoldi nei bar), risultato: 378.812 slot machine che vengono collocate nei locali di tutte le città e agglomerati urbani, paesi piccoli e grandi.
Ciò rappresenta anche un affare per le casse del governo del nostro paese il quale, con il 55,2% degli incassi totali sul gioco pubblico, ha intascato da gennaio a giugno di quest’anno, circa 4 miliardi di euro!
La somma complessiva che i giocatori hanno buttato dentro le macchinette è di 8,8 miliardi.
Le grandi compagnie di scommesse che mettono in giro queste mangiasoldi infernali, intascano il restante gruzzolo!
Il fenomeno del gioco d’azzardo recentemente legalizzato con leggi e normative ad hoc dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni, sta interessando sempre più l’opinione pubblica; settori preposti ai controlli normativi; il governo, gli inquirenti e la magistratura giudiziaria, oltre ad assistenti sociali e medici. Tutti aspetti e comportamenti dovuti soprattutto:
a) la comparsa nello scenario nazionale di una “nuova” insorgenza sociale: la ludopatia;
b) la enorme quantità di profitto che si ottiene investendo in questo settore;
c) la presenza, nel settore, di gruppi e personaggi con sospette frequentazioni malavitose o illegali.
Proseguiamo dunque l’inchiesta iniziata alcuni mesi fa da Contropiano sullo sviluppo e la legalizzazione del gioco d’azzardo nel nostro paese, un “gioco” che si è approfittato anche di qualche”disgrazia” (es: il terremoto dell’Abruzzo nel 2009) perchè nel frattempo sono avvenuti alcuni fatti che vanno visti e aggiornati con maggiore attenzione. (1)
E’ opportuno dunque provare a fare un punto della situazione, riflettendo anche su alcuni recenti avvenimenti. Tra questi ci sono:
a) le dimissioni del colonnello della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, noto soprattutto per la creazione del Gat (Gruppo Antifrodi Telematiche). In questa vicenda c’è anche da registrare un rifiuto – senza che questo condizionasse la sua scelta dimissionaria – per la promozione a generale, in merito anche per le sue azioni contro le truffe cibernetiche;
b) la multa/sanzione di 98miliardi alle società concessionarie di giochi, scommesse e lotterie, ridotta poi dal governo Monti che riconferma ai vertici dell’Ente di gestione, vigilanza controllo sulle normative legislative (2) che dovrebbero regolare lo sviluppo del settore “giochi”;
c) gli sviluppi che sta producendo un’altra iniziativa della magistratura, in questo caso milanese, che ha comportato nella fine del mese di maggio di quest’anno, all’ordine di arresto (con un’ordinanza di custodia cautelare) del presidente della Banca Popolare di Milano (Bpm) Ponzellini.Il 13 novembre la quinta sezione penale della Cassazione ha annullato l’ordinanza, ma solo per la contestazione dell’accusa di associazione a delinquere, mentre quella di corruzione è stata giudicata adeguatamente configurata .. pertanto il 14 novembre il Tribunale del Riesame, al quale era stato fatto ricorso chiedendo la revoca del provvedimento, pur confermandolo, ne chiede però la riscrittura dei capi di accusa. (3)
Sempre su questo versante della vicenda del settore giochi si devono “rileggere” le dimissioni (o induzione alle dimissioni?) del colonnello Umberto Rapetto considerando che siano state proprio le sue inchieste, con la sua squadra del GAT, a produrre le prove che hanno portato alla condanna di una sanzione/penale di 98 mld. di euro delle società concessionarie!!
Ciò ha riguardato le società: Atlantis World Giocolegale limited, Snai spa, Sisal spa, Gmatica srl, Cogetech spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e Codere spa.
La cifra, sbalorditiva, ammonterebbe a: 98 MILIARDI di euro (in maiuscolo per meglio ricordarli). Quest’importo economico corrisponderebbe a ben 5 manovre finanziarie, il ricorso presentato dalle aziende ha fatto sì che questa cifra scendesse del 96% e la sanzione oggi ammonterebbe a soli 2,5 miliardi di euro!!! (4)
Perché erano state sanzionate queste società?
Negli anni passati, il settore degli slot-machine (o videopoker) erano gestite da società in concessione, ma, di fatto, alcune erano in mano a elementi non propriamente “puliti legalmente”; tant’è che si è assistito a una feroce “guerra di mala” per determinarne il controllo e la gestione diretta, sia delle slot che delle sale gioco; stante soprattutto l’enorme volume di danaro che ne usciva fuori.
E’ interessante osservare la filiera degli imprenditori del gioco. In primis ci sono i concessionari come Bplus, Sisal o Lottomatica, ma subito dopo, a un livello più basso, ci sono le società che gestiscono le sale e le slot che s’intascano i soldi delle famiglie italiane nella versione estrema dei ludopatici e di quella appena meno disperante dei giocatori occasionali.
Non è affatto un mistero che su intere zone dove sono insediate bingo e sale-gioco, bar, o ritrovi con annesse sale-scommessa e quanto altro, incomba l’ombra assai poco rassicurante della criminalità organizzata.
Il territorio viene così penetrato e occupato, attraverso accordi stipulati con società più grandi e legali (es. la Sisal), oppure con operazioni “spregiudicate”, contrassegnate da arbitrio e presenze “ambigue” che ad esempio hanno invaso Milano con le loro slot. E’ il caso della Gamenet o della società Royal che si affidava al figlio di un boss, per piazzare nei bar della Comasina le slot Lottomatica.
Di questi metodi e movimenti “ poco puliti” le grandi società non ne parlano volentieri e affermano di non sapere nulla sui metodi usati per aumentare le quote di mercato da parte degli stessi loro gestori.
Un altro dato sul quale vale la pena riflettere consiste nel fatto che il gioco è uno dei pochi settori che tira e nessuno si cura degli effetti collaterali del boom.
Lottomatica realizza performance da record in Borsa; la Snai e la Cogetech nel 2011 sono state comprate dall’Investindustrial di Andrea Bonomi, erede della dinastia milanese, che ha ceduto la Ducati per lanciarsi sulla banca Bpm e sulle concessionarie del gioco.
L’alta finanza è l’ultima tappa della marcia trionfale degli slot.
Partiti dai retrobottega di bar, e locali promiscui, dove erano nascosti i loro antenati (videopoker, macchinette mangiasoldi e simili), questo settore è oggi capace di sviluppare una raccolta annua, nel 2012, di 50 miliardi di euro, più del triplo del fatturato della Fiat. (5)
Era pertanto molto chiaro e necessario un intervento da parte soprattutto dello Stato, anche perché si individuava in questo settore una cospicua fonte di guadagno attraverso una sua regolamentazione e normativa che, legalizzando questo sistema, faceva sì che l’Erario incassasse svariate risorse anche attraverso queste normative e sistemi.
Con l’avvio di governi contrassegnati da uno “sfrenato” liberismo prende avvio, nel 2004, la legalizzazione del “gioco d’azzardo”, risultato: 360 mila slot machine invadono i bar in pochi anni.
Nel mercato del gioco la leader è la società Bplus (che appartiene ad una persona oggetto dell’inchiesta sul presidente di Bpm Ponzellini), la quale piazza 86mila piccole slot sparse nei bar che raccolgono monetine per 7,2 miliardi; segue Lottomatica (una presenza nel settore del 14,8 %), e terza con il 13% per cento troviamo la Gamenet, la quale secondo la magistratura, accettava pagamenti in contanti da soggetti segnalati e in odore di “malaffare”.
L’evento che pare abbia accelerato l’affare è dato dal terremoto che ha scosso l’Abruzzo causando serissimi danni. Ciò ha rappresentato un punto di non ritorno. Con il decreto Abruzzo del 2009 si apre agli slot in stile casinò, denominate Vlt (Video lotterie telematiche) (6)
Non sono molto diverse dalle note slot machine, l’unica differenza è data: dal collegamento ad un server centralizzato, per il controllo del volume economico delle giocate. Agiscono di fatto come terminali.
La scommessa, in denaro o gettone, non avviene fisicamente dentro di loro, bensì su un server unico garantito e, quindi, impossibile da manomettere allo scopo di truffare i giocatori. Forniscono dei giochi tipo casino online in modo del tutto legale in Italia.
Perchè lo Stato non riscuote le sanzioni dalle società concessionarie?
Grazie a una norma comparsa all’improvviso – ma “provvidenziale” – le dieci società che avevano ottenuto nel 2004, gratis, la concessione per controllare le “new slot” da bar, possono attivare anche 56 mila Vlt e aprire mini casinò in tutta Italia.
Il pagamento immediato di 15 mila euro a macchina in cambio di un prelievo fiscale basso sulle giocate – il 2 % poi innalzato fino al 4,5 % – mette fine alle polemiche ma non ai ricorsi che i concessionari avevano subito iniziato contro questo “ingiusto” innalzamento della quota da versare all’Erario.
Nei centri commerciali e nelle stazioni, accanto ai parchi giochi con annesse ludoteche per bambini, spuntano ovunque mini casinò.
E’ prevedibile dunque, da parte delle autorità statali inserire adeguate normative e limitazioni, nel perseguire l’inseguimento del “giocatore”, sin dentro la sua abitazione, aprendo così una nuova frontiera del III° millennio cioè il gioco a distanza!
Nell’affare non poteva certo mancare la presenza del gruppo Berlusconi, il quale con la Glaming (ora di Mondadori al 100% – rafforzando così l’annosa questione del conflitto d’interesse!) controlla una quota di mercato pari allo 0,5%.
Tutto questo è avvenuto, nonostante la condanna della Corte dei Conti in primo grado a febbraio di quest’anno (ma sulla quale pende l’appello) a pagare complessivamente 2,5 miliardi di euro di penale per il mancato rispetto dei livelli di servizio promessi.
Ai suoi mega debitori (Cogetech deve 255 milioni; Sisal 245 milioni; Gamenet 23 milioni; Snai 210 milioni; Hbg 200 milioni; Gmatica 150 milioni; Cirsa 120 milioni; Codere 115 milioni e Lottomatica 100 milioni, Bplus 845 milioni) lo Stato ha regalato l’estensione della concessione alle Vlt per altri nove anni.
Un ruolo centrale in questa storia è stato giocato da Guido Marino e dalla sua società di consulenza Mag e Associati. Questo 57enne che nessuno conosce, nel 2004 era il consulente dell’AAMS ed era pagato un milione e 300 mila euro all’anno per disegnare il quadro regolamentare delle slot. (8)
Nel 2008 salta il fosso e incassa contratti di consulenza da Bplus, Lottomatica, Snai, Sisal e dalla Glaming della Mondadori.
Proprio Marino è l’uomo che ha scritto “su commissione di Bplus”, come ha raccontato ai pm, le norme del decreto Abruzzo che hanno aperto il mercato alle Vlt e anche quelle che “recepirono le istanze dei concessionari” nel 2009 e poi nel 2010. Marino consegnò il pacchetto di norme sulle Vlt.
L’intervento e le norme legislative, di fatto, obbligavano i gestori a collegare ogni macchina al sistema telematico di controllo costruito dalla Sogei, società di Information and Communication Technology del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Prima del 2002 le slot machine (o videopoker) erano illegali, lo Stato è intervenuto obbligando i gestori a collegare ogni macchina al sistema telematico di controllo della Sogei. In questo modo nessuna giocata può sfuggire al controllo e l’entrata delle tasse è garantita. Ma a quanto pare le società non hanno provveduto. Di chi è la colpa? Questo è uno dei temi del procedimento a loro carico. Di certo il mancato allacciamento ha permesso loro di risparmiare, e molto, sulle tasse. Anche a occhio è qualcosa di più dell’ evasione fiscale. Le società concessionarie, a leggere la sentenza, si erano impegnate perché tutto funzionasse a puntino ed è per questo che parte cospicua della sanzione, oltre ai sospetti di evasione, è costituita da quelle che vengono definite “inadempienze contrattuali”.
C’è poi il caso del colonnello Umberto Rapetto, per anni comandante del Nucleo speciale frodi telematiche,“dimessosi” recentemente. (7) Su questa vicenda aleggia un “leggero” sospetto. Il colonnello Umberto Rapetto, per anni comandante del Nucleo speciale frodi telematiche, si è dimesso da tutti i suoi incarichi, dopo l’appello presentato dalle aziende concessionarie sanzionate che ha ridotto del 96% la sanzione,
Si deve considerare anche che diversi funzionari pubblici erano tenuti sia ai controlli che alle gestioni delle società, e che avrebbero avuto avere il compito di controllo sui sistemi di giocate. Nonostante le società siano state condannate a sanzioni anche rilevanti, sono stati quasi tutti riconfermati nei loro incarichi. La Corte dei Conti ha condannato anche i manager pubblici che avrebbero dovuto controllare: il direttore dell’Aams l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato dell’epoca, Giorgio Tino, ora vicepresidente di Equitalia Gerit, e il direttore del settore giochi Antonio Tagliaferri, che è rimasto al suo posto a fianco del direttore dell’Aams attuale Raffaele Ferrara, appena confermato da Mario Monti.
Giorgio Tino spicca con i suoi 4,8 milioni di euro di sanzione, ma la multa più delicata è quella di 2,6 milioni per Antonio Tagliaferri, il Direttore dei Giochi di Aams che si occupa della gara in corso che dovrebbe assegnare per altri 9 anni le concessioni agli stessi operatori sanzionati, con lui. Dunque lo Stato assumendo il ruolo di croupier a invita il “popolo” a fare il proprio gioco: … “Et les jeux sont faits!!”
Ora, si può giocare quando e quanto si vuole, basta entrare nel primo bar e cercare le immancabili macchinette.
La “speciale” droga di Stato è garantita. Una droga per i giocatori, che non riescono a smettere di buttare via soldi nelle slot, una droga per lo Stato, che andrebbe in astinenza senza gli introiti miliardari che ogni sei mesi si vede arrivare nelle casse. Si potrebbe facilmente dire anche che, come per fenomeni di ben altra portata e gravosità sociale, lo stesso discorso potrebbe valere anche per le droghe leggere: la liberalizzazione delle droghe leggere o anche pesanti e quella del gioco d’azzardo, non sarebbero così distanti, entrambe porterebbero soldi (non proprio puliti) nelle casse statali ed entrambe, frenate da adeguate normative di legge, porterebbero i consumatori verso i mercati illegali (come succede con altri prodotti “proibiti”!). Il dettaglio è che tra i maggiori proibizionisti sulle droghe troviamo chi non vuole affatto limitare le macchinette mangiasoldi che producono una patologia certificata. Una bella faccia tosta e una buona dose di ipocrisia.
Note:
1) http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/29/legge-sisma-abruzzo-serviva-gioco-dazzardo/244955/
2)http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=00555657&part=doc_dc-articolato_ddl&parse=no
3) http://www.lettera43.it/politica/bpm-a-ponzellini-revocati-i-domiciliari_4367572358.htm
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2012/11/14/news/bpm_ponzellini_e_corallo_le_accuse_sono_da_riscrivere-46640879/
4) http://affaritaliani.libero.it/cronache/sale-giochi151112.html
5) http://piemontenews.wordpress.com/2012/10/22/reportage-fanno-il-loro-gioco-droga-di-stato/
6) http://www.slotmachinebar.net/differenza-video-lottery-vlt-e-new-slot-machine
7)http://www.corrierecomunicazioni.it/it-world/15621_gdf-si-dimette-rapetto-il-colonnello-anti-hacker.htm
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