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Draghi: “la crisi sta peggiorando”

L’esordio non è di quelli che uno sogna da bambino. Il primo intervento pubblico di Mario Draghi nelle vesti di presidente della Bce ha assunto subito i toni drammatici di chi – dall’alto del controllo di dati e variabili sistemiche – vede il rischio di crollo generale più vicino di prima. Specie se è consapevole di guidare un’astronave dai poteri operativi più limitati di quelle similari (Federeal Reserve Usa, Bank of England, Bank of Japan, Bank of China), che possono stampare moneta – e lo fanno a piene mani – per garantire liquidità illimitata al sistema.

“Ci aspettiamo che l’attività economica s’indebolisca in gran parte delle economie avanzate” e “nell’area euro i rischi sono aumentati”: anche per questo la Banca centrale europea ha tagliato i tassi. “Le attività economiche si indeboliranno in gran parte dei paesi avanzati”, a partire dai prossimi mesi, e nessun paese può considerarsi al riparo. Rimangono dunque “della massima importanza” le misure straordinarie introdotte dalla Bce nel corso degli ultimi tre anni, fra cui le aste a finanziamento illimitato e a lunga durata. Naturalmente, per Draghi, questo non signgifica che i paesi dell’Eurozona possano considerare la Bce come il salvatore sempre a disposizione. Devono al contrario “implementare con la massima urgenza le decisioni del summit europeo”. Invoca dunque “una governance economica molto più robusta” per assicurare la stabilità finanziaria nell’area euro. Ma l’applicazione di quelle decisioni di ampio respiro latita, mentre il tempo passa. E invece, secondo la sua visione, bisognerebbe cominciare dall’immediata messa in atto delle misure per rafforzare il fondo di salvataggio Efsf.

Servirebbe a qualcosa? C’è da dubitarne, ma certo ogni ritardo contribuisce a rafforzare “l’incertezza”; ovvero ad aggravare l’attuale andamento della crisi.

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