Menu

Gioco d’azzardo legalizzato. Due “piccole” buone notizie

L’anno nuovo pare iniziare con qualche buona nuova sul terreno della lotta contro il business del gioco d’azzardo legalizzato, cioè gestito direttamente dal sistema statale-governativo. Si tratta di un esposto-denuncia e della decisione del comune di Pavia di chiudere uno spazio trasformato in punto slot.

Queste prime iniziative, seppur parziali, daranno sicuramente maggiore impulso e vigore a quelle strutture e piccole esperienze che da tempo stanno conducendo una battaglia a tutto campo, attraverso iniziative di vario genere (dal rifiuto da parte di alcuni gestori di locali di installare nei propri spazi macchinette slot; la premiazione di questi locali attraverso manifestazioni pubbliche; interrogazioni nelle diverse sedi – municipali, comunali, regionali e provinciali ecc..), con la richiesta di promuovere misure legislative atte a impedire o a rendere difficoltosa la collocazione di queste slot-machine.

La prima notizia riguarda una denuncia, presentata da uno studio legale di Jesi (Marche) con un curioso ma veritiero titolo: “Artifizi e raggiri”. In questa denuncia si espone come i progetti per nuovi sistemi di gioco siano piuttosto finalizzati a “indurre in errore”, aventi lo scopo di procurare “un ingiusto profitto”. La parola “truffa” fatica ad emergere nell’esposto inviato lo scorso 9 gennaio alla Procura della Repubblica di Roma. Ma, pur non comparendo nero su bianco, si capisce altresì che nella formulazione delle regole e normative per il nuovo gioco vi è la formula dell’articolo del codice penale che descrive in reato.

Pertanto, se il pubblico ministero dovesse ritenere che vale la pena di approfondire la questione, lo Stato italiano si troverebbe, assieme alle concessionarie, nell’imbarazzante posizione dell’indagato. “E’ ora di dire basta a questo modo subdolo di mettere le mani in tasca agli italiani”, è uno dei passaggi che contraddistingue l’iniziativa dello studio legale di Jesi promotore dell’esposto stesso. Siccome la legge prevede che le probabilità di vincita debbano essere scritte chiaramente sui tagliandi e possano essere riportate solo su Internet se sul tagliando non vi è lo spazio materiale, il legale di Jesi è andato da un tipografo con un Gratta e Vinci privo di queste indicazioni ed ha dimostrato che c’era tutto lo spazio per inserirle. Dunque quel tagliando non rispondeva a tutti i requisiti di legge. A fronte di questa denuncia l’autorità preposta ha, finora, fatto orecchie da mercante con una dichiarazione che dice: la questione del gioco d’azzardo non è, per l’Agcm, una delle priorità.

Ma perché nel “Gratta e vinci” si possono configurare truffe tali da essere definite “artifizi e raggiri”? L’aspetto più discutibile è il modo attraverso cui gli utenti vengono informati delle possibilità di vincita. Sul perché è usato questo termine vedi, nero su bianco, quanto descritto nel link che descrive meglio il fatto stesso (http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/14/09/12/gratta-vinci-truffa.html)

Numerose sono state le denunce presentate presso diverse Procure della Repubblica fino a che, di recente, tutti questi fascicoli sono stati inviati per competenza alla procura di Roma che quindi è diventata nei fatti la procura unica nazionale in materia di gioco d’azzardo. In questa vicenda la denuncia acquista significato e senso maggiore in quanto sono presenti elementi di pericolo, non solo sociale, ma anche medico e della salute. “Il ministero della salute – dice il legale di Jesi autore della denuncia – deve realizzare uno studio per accertare se i meccanismi più volte denunciati presenti nell’attuale disciplina dei giochi pubblici costituiscano elementi di pericolo per i giocatori e, in caso di accertamento positivo, deve chiedere ai monopoli di rimuoverli”.

Ciò che parrebbe ovvio deve considerare però quanta corruzione e quante complicità sono ancora presenti negli attuali schieramenti politico-governativi, alcuni dei quali direttamente collegati, se non associati, alle imprese del settore! Dunque tutto ciò fa pensare che l’iter della denuncia non sarà per niente facile. 

L’altra notizia, ha assunto maggiore visibilità e importanza, in quanto eseguita proprio a Pavia, cioè la città dei record per somma giocata pro capite e per i drammi provocati dalla dipendenza patologica dal gioco d’azzardo (ludopatia). In questa città era stata segnalata l’esistenza di una sala slot in locali di proprietà del Comune, un fatto che era stato oggetto di polemica e battaglia politica. “Il Comune sfratta la sala giochi che era nei locali di sua proprietà” recita la dichiarazione fatta da personalità politiche del comune di Pavia.

Nelle pareti dello stabile stanno ancora appiccicate le lettere dell’insegna “Starplayer”, ma le slot machine sono scomparse e la sala è vuota. Su quest’argomento, durante una conferenza stampa organizzata dal comune, il vice sindaco ha affermato: “Siamo qui per annunciare che è riuscita l’operazione di “bonifica” della sala slot che si trovava nei locali del Comune”. “Siamo qui alla faccia di quelli che dicevano che non si poteva fare. Non saremmo arrivati a questo risultato senza il movimento No slot” commenta il collettivo Senza slot. Le autorità locali avevano prodotto un’ordinanza comunale che limitava fortemente gli orari di usufrutto del sistema gioco, rendendolo, di fatto, meno appetibile economicamente. Da parte della società concessionaria delle slot si era deciso spostare il “parco macchine” in altra sede (sempre di proprietà del comune però). Occorre infine ricordare che il sindaco di Pavia – Cattaneo – è un esponente di prestigio della Lega.

Su questa decisione del Comune riteniamo utile pubblicare il comunicato diffuso dal Collettivo Senza Slot di Pavia: Senzaslot.it  -Tolte le slot dal mercato ipogeo, ‪#‎spiazziamole da tutta Pavia!

“ Basta scendere due rampe di scale, proprio sotto un’orrenda e costosissima tettoia voluta dal precedente sindaco di centrosinistra, per arrivare al mercato coperto, un dedalo di negozi sotterranei che corre sotto tutta piazza Grande e sbuca fuori sul retro del Broletto, sotto l’ombra dell’enorme cupola del Duomo.Superando il supermercatino e la merceria, ecco lo spazio di cui si sta parlando: è del Comune, secondo i consiglieri d’opposizione, e che cosa ospita? Non c’è molta gente che ci gioca, spesso anzi è vuota, ci vanno a giocare gli studenti e qualche anziano. Gli schermi brillano di colori sgargianti e promettono vincite e divertimento. Sì, nello spazio promesso ai giovani c’è finita una sala slot. L’assessore al Commercio risponde all’instant question con atteggiamento spavaldo. Dice che quello spazio è stato dato in affitto a una società che l’ha subaffittato, solleva fini distinguo giuridici tra proprietà demaniale e proprietà comunale… Insomma, non ci si può fare niente. “Questo scrivevamo in “Vivere senza slot” poco più di un anno fa. Le cose sono decisamente cambiate, almeno a Pavia: la sala slot situata nel Mercato Ipogeo di piazza Vittoria è stata smantellata e definitivamente chiusa venerdì scorso! Sabato mattina siamo stati invitati a sorpresa a una conferenza stampa convocata dall’amministrazione comunale proprio in quella stessa sala: le slot erano sparite e restava solo una stanza ormai scarna, ma paradossalmente più accogliente e calda. Si respirava un’atmosfera decisamente più umana.

E così, dopo un anno di battaglia in città e centinaia di firme che abbiamo raccolto per liberare almeno i locali comunali dalle slot machine ci siamo riusciti: la nuova giunta comunale ha finalmente ottenuto dalla cooperativa che gestisce il mercato ipogeo lo scioglimento dei rapporti coi gestori della sala slot. Ci godiamo questa prima bella vittoria. Senza accontentarci: la strada per liberare Pavia dalle slot è ancora lunga e complicata, a partire dalla necessità di bonificare al più presto anche le periferie, ma si è dimostrato che una Pavia migliore è possibile!”

Chi ben inizia è a metà dell’opera!

Su questa vicenda, permangono tuttavia i problemi e le preoccupazioni sulle attuali strategie messe in atto dal governo in materia di giochi e sistemi vari per “fare cassa”, per poter così continuare a incassare i profitti che provengono in misura sempre maggiore da questo mercato. Ad esempio nell’opinione pubblica più attenta, ma soprattutto le associazioni impegnate nella battaglia contro il “gioco d’azzardo statale e legalizzato”, permane tuttora l’interrogativo sulla questione che ha visto “sanare o condonare” la sanzione di ben novantotto (98) miliardi di euro, inflitta dal Tar contro le maggiori società concessionarie delle slot-machine; sanzione dovuta per non aver rispettato le normative legali che soprassedevano al sistema delle scommesse on-line e dei relativi controlli telematici da parte della Sogei.

La strada intrapresa per primo dal collettivo SenzaSlot di Pavia va ulteriormente rafforzata. Tant’è che il collettivo ha rilanciato con una nuova campagna: “Abbiamo lanciato una raccolta di firme a Pavia per liberare due piazze dalle slot machine. Si sono subito uniti a noi molti gruppi e individui impegnati nella lotta contro il gioco d’azzardo liberalizzato di massa, vera e propria piaga sociale nella nostra città. Se vivete a Pavia e volete sostenerci firmate ai banchetti” ( http://www.senzaslot.it/spiazziamole/].

Sarebbe opportuno che anche nella città di Roma, investita dalla vicenda di “mafia capitale”, questo esempio venga raccolto e rafforzato. Che il mercato, così profittevole, del gioco d’azzardo legalizzato faccia gola ad associazioni di stampo illegale (malavitose, mafiose, camorriste) è cosa nota. E’ un aspetto che ancora stenta a venire alla luce nelle indagini su mafia-capitale, ma che una seria ricognizione sulle mani della malavita sulla città non faticherebbe a fare. Un segnale dal Comune di Roma simile a quello del Comune di Pavia sarebbe auspicabile, anche per allontanare ulteriori sospetti di collusione con chi gestisce il business del gioco d’azzardo legale.

Lanciare un’iniziativa che contenga al suo centro l’obiettivo di bloccare la diffusione del sistema legalizzato del gioco d’azzardo e il boom dei cambi di destinazione d’uso, che hanno trasformato teatri, cinema, luoghi sociali e altro in “sale giochi”, è parte di una battaglia a tutto campo contro la mafia nella Capitale. Una azione dall’alto che dovrà vedere anche azioni di recupero dei “malcapitati” (siano essi giocatori compulsivi, oppure soci o lavoratori di cooperative, oggi nell’occhio del ciclone), caduti inconsapevolmente e in buonafede nelle grinfie di personaggi corrotti o malavitosi, dei quali sono abbondantemente pieni i nostri spazi pubblici. L’inchiesta prosegue.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *