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A maggio la Carovana Antifascista in Donbass: intervista alla Banda Bassotti

La Banda Bassotti è un gruppo ska punk formatosi negli anni ’80 a  Roma, molto noto tra le fila degli ambienti antagonisti. Tra i suoi album più conosciuti “Figli della stessa Rabbia”, pubblicato nel 1992.

La band  non ha mai fatto mistero della propria militanza politica, suonando in tutto il mondo per appoggiare le cause più svariate: in Venezuela a sostegno di Chavez, in Messico, in Argentina, a Cuba in Palestina, in Spagna, in Giappone e in molti altri Paesi.
Di recente i Bassotti sono stati in Donbass, regione filorussa dell’Ucraina che si è opposta al golpe nazionalista  contro il Presidente Janukovyč, appoggiato dall’ Unione Europea e dagli Stati Uniti.

Obiettivo: finanziare la campagna umanitaria a sostegno dei civili, questi  ultimi vittime dei bombardamenti delle truppe di Kiev. Per tale motivo il  gruppo, in accordo con le Milizie Popolari della Novarossija ha lanciato la  campagna “Carovana Antifascista”, proprio per rimarcare il ruolo di “resistenza” che le milizie ribelli della Regione, hanno assunto nei  confronti  del nuovo assetto politico ucraino, in cui le forze neo-naziste hanno  conquistato notevoli spazi d’influenza approdando finanche in Parlamento.  

La Carovana Antifascista è ora giunta alla sua seconda fase: ne parliamo con David Cacchione, della Banda Bassotti.

– David, alla luce della vostra esperienza diretta, ci vorresti  spiegare costa  sta accadendo in Donbass?
Le ragioni del conflitto sono molte. Agli abitanti del Donbass che vivono lì da sempre, si voleva impedire di parlare la propria lingua e di vivere secondo le proprie radici. Si voleva imporre un governo nazista insidiato con un golpe di stato. Un governo fantoccio che governa per conto dell’U.E. e degli USA: evidentemente le risorse del posto fanno gola a molti.

– Perché giornali e televisioni italiane tacciono sulla vicenda?

Veramente dopo la strage di Odessa (dove una folla composta da estremisti di destra, sostenitori del governo auto-proclamatosi, ha circondato il Palazzo dei Sindacati in cui si erano rifugiati alcuni manifestati filo russi e l’ha incendiato con un fitto lancio di molotov, causando la morte di molte decine di persone, N.d.A.), i saluti romani, le svastiche sulle bandiere è difficile da comprendere tanto silenzio, ma l’informazione è in mano ai grandi capitali. Questo succede ovunque, in Siria come in Donbass. Su internet filtra qualcosa, ma anche lì esiste una forte censura.

 – State per riproporre per la seconda volta la Carovana antifascista: cosa  farete in concreto?
La nostra idea è quella di portare in Donbass una rappresentanza dell’ Europa dei lavoratori. Verranno con noi, italiani, tedeschi, baschi, spagnoli, greci, polacchi. Vogliamo partecipare alla commemorazione del Giorno della Vittoria, il nove maggio prossimo. Se sarà possibile faremo un concerto; staremo a contatto con la gente, ascolteremo le loro storie e porteremo la Solidarietà Internazionale al popolo del Donbass.

-Qualora qualcuno dei lettori fosse interessato, come  potrebbe finanziare la vostra campagna?
Si può mettere in contatto con noi scrivendoci alla mail: bassottixdonbass@gmail.com.

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