La Chiesa di Don Bosco a Cinecittà spicca anche sui palazzoni di sette/otto piani dell’edilizia standard degli anni Sessanta. E’ un cupolone bianco dove nove anni fa furono vietate le esequie per Piergiorgio Welby che aveva condotto una lunga battaglia per l’eutanasia e scelse di morire. In passato aveva ospitato messe a suffragio per Benito Mussolini. Nella grande chiesa bianca di Don Bosco ieri si sono celebrati i funerali di un boss, Vittorio Casamonica, uno dei quattro che per anni si sono spartiti Roma e che controllava l’attività criminale nel quadrante di Roma sud. “Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso” recita un manifesto all’entrata della chiesa. Un nome e un clan a tutti noto nella capitale: quello dei Casamonica.
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La coreografia del funerale, con carrozza nera trainata da cavalli, macchine costose, elicottero che lancia fiori dall’alto e banda musicale che suona la musica de “Il padrino”, hanno reso visibile che il funerale di quel feretro era un segnale, anzi, il segnale di un clan che, talvolta colpito, dimostra di essere ancora in piedi mentre altri reseu criminali come quello dei Fasciani sul litorale o quello di Carminati a Roma nord se la stanno passando male.
Sullo sfondo una metropoli alle prese con l’inchiesta su Mafia capitale che vedrà iniziare il 5 novembre il primo processo, avendo portato alla luce ancora poca, pochissima roba di quello che la connection tra politica, criminalità e fascisti hanno imposto a Roma in questi anni. Una connessione negata da tanti e per troppo tempo. La Mafia a Roma? Una esagerazione dei pm. Così hanno scritto e detto in tanti da dicembre 2014 a oggi, nonostante inchieste, articoli, e fatti concreti dimostrassero il contrario. Già si è persa la memoria della guerra nelle strade e dei 28 morti ammazzati a Roma nel 2011 che in alcuni, come noi, fece scattare un allarme, e che altri hanno ignorato.
Cadono dalle nuvole le autorità cittadine.”Di questa vicenda la Prefettura non aveva alcuna contezza. Ne chiederemo conto, per cercare di capire, al di là dei clamori, eventuali responsabilità” ha affermato all’Adnkronos il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, commentando i funerali di Vittorio Casamonica. Eppure al funerale c’erano ben 11 macchine dei vigili urbani. Ma anche le autorità religiose non ne escono affatto dignitosamente. “Imbarazzo” per le “scene hollywoodiane”: così dal Vicariato commentano quanto accaduto alla parrocchia di San Giovanni Bosco dove si sono svolti i funerali di Vittorio Casamonica. “Tuttavia il parroco ha valutato in base alle norme del diritto canonico – dicono all’Ansa fonti del Laterano – e non poteva rifiutare” la celebrazione. Quanto all’opportunità di accettare di svolgere un funerale a un “personaggio complesso” come Casamonica, dal Vicariato sottolineano che la questione è delicata e che la Chiesa di fatto rifiuta i funerali solo in “casi molto particolari”, quando per esempio si tratta di “persone scomunicate”.
Il povero Giorgio Welby dunque era uno scomunicato che non meritava un funerale nella stessa chiesa di un boss criminale? I nostri lettori adesso capiranno in quale guerra e quale trincea si combatte nella Capitale.
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