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Italia. La maggioranza della popolazione contraria al nucleare. Il governo no!

Era più che noto ed anche prevedibile: il 68,4% degli italiani sono contrari al ritorno all’energia nucleare. Lo rivela un sondaggio realizzato dalla società Fullresearch in questi giorni caratterizzati dall’emergenza atomica degli impianti in Giappone. Ben il 68,4% dei mille soggetti intervistati si è detto contrario alla costruzione in Italia di centrali nucleari, mentre il 20,3% si è detto favorevole. Il restante 11,3% non ha ancora maturato un’opinione al riguardo o ha preferito non rispondere.
Il risultato del sondaggio non certo una novità – anche se i nuclearisti hanno fatto di tutto per modificarlo a loro favore –  ma è indubbiamente indicativo perchè il 12 giugno, gli italiani saranno chiamati a votare il referendum abrogativo sul piano del governo per il ritorno al nucleare e sulla difesa dell’acqua pubblica.
Nel quesito referendario del 12 giugno ai cittadini è chiesto: “Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. E’ evidente come alla luce della catastrofe nucleare in corso in Giappone, difficilmente il tentativo del governo e del “partito atomico” di riaprire o costruire nuove centrali nucleari avrà vita facile. Anche perché investire 30 miliardi di euro pubblici per ottenere il 4% di consumo finale di energia tra vent’anni non ha senso economico.

Eppure oggi il piano nucleare è stato confermato dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Il ministro Prestigiacomo è tornata ad accusare “gli ambientalisti, le associazioni e i politici di centro sinistra” di “alimentare le paure” e “fare allarmismo”, evocando la tragedia in Giappone per attaccare i piani nucleari del governo con “macabre speculazioni a fini domestici”. Il ministro Renato Brunetta non ha perso l’occasione per tacere ed ha rincarato la dose: “Si strumentalizza quanto è accaduto in Giappone a fini politici e referendari. Se tutti dicessero ora stop al nucleare che fine farebbe il prezzo del petrolio?”.

Due prese di posizioni, quelle dei ministri,  che hanno fatto scattare le reazioni dell’opposizione ma anche di settori del centro-destra. Ad esempio il deputato del PdL, Fabio Rampelli ha detto che “una riflessione interna in materia non c’è stata” e ha chiesto di “lasciare libertà di coscienza” ai referendum su cui si voterà prima dell’estate.

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