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Nucleare: l’Epr francese “è un bidone”

«L’Agenzia francese per la Sicurezza Nucleare (Asn) potrebbe decidere di fermare la costruzione del prototipo dell’Epr (European Pressurized Reactor), la centrale nucleare di cui Enel vuol costruire in Italia quattro esemplari». Greenpeace, all’indomani delle dichiarazioni di Andre-Claude Lacoste, Presidente dell’Asn, ricorda che Lacoste «ieri ha dichiarato, ad una commissione del Parlamento francese, che nei prossimi mesi l’Agenzia si porrà certamente la questione di una moratoria sul nucleare, in particolare riguardo la costruzione dell’Epr di Flamanville».

«L’Asn, con questa dichiarazione – insiste Greenpeace – sembra recepire il monito di Jacques Foos, ex professore al Conservatoire National des Arts et Mètiers (Cnam), che ha denunciato come l’Epr di Flamanville, e altre due centrali già operative sulla costa del Canale della Manica, siano soggette allo stesso rischio alluvione della centrale di Fukushima, con il possibile blocco del sistema di raffreddamento».

«Oramai nemmeno i francesi credono più alla bufala dell’Epr. È un bidone, un prototipo che fino a oggi non ha prodotto energia nemmeno per accendere una lampadina ed è assurdo che l’Italia ne voglia comprare ben quattro», ha speigato Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace. «Il cantiere di Flamanville è aperto dal 2007 e la centrale, secondo Edf, dovrebbe entrare in produzione nel 2014. Tuttavia – sottolinea l’associazione – non esiste ancora un progetto completo accettato dall’Asn e i ritardi hanno causato un aumento dei costi da 4 a almeno 7 miliardi di euro».

«In particolare, negli Usa e in Europa, nessuna agenzia di sicurezza ha ancora approvato il sistema di automazione d’emergenza, quello che deve intervenire in caso di incidente o guasto». «Ci avevano raccontato che il nucleare di terza generazione era sicuro. Oggi – conclude Giannì – non ci crede più nemmeno chi lo ha progettato. Meglio incentivare da subito le rinnovabili e scartare l’opzione nucleare».

 

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