Sulla guerra in Libia non c’è convergenza sulle mozioni tra maggioranza e opposizione. O meglio, c’è convergenza sulla sostanza – la partecipazione attiva dell’Italia ai bombardamenti – ma non sulle modalità della sua legittimazione istituzionale. A poche ore dal voto in Aula alla Camera – le dichiarazioni di voto inizieranno intorno alle 13 – le mozioni presentate restano quattro e a passare con ogni probabilità sarà solo quella di Pdl, Lega e Responsabili bocciata da Pd, Udc e Idv i quali, a loro volta, divergono sulle mozioni da presentare.
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha sostenuto la mozione di maggioranza precisando che “molti giornali stanno incorrendo in un errore abbastanza marchiano, che è quello di ritenere che la nostra mozione voglia fissare un termine certo per la fine della missione. Non è affatto così perché la mozione afferma che innanzitutto ci vuole un accordo con le organizzazioni internazionali, quindi che da soli non decidiamo niente ma solo in accordo con le organizzazioni internazionali e con i Paesi alleati”. Dunque nessuno scarto temporale sui tempi e i modi della missione dalla Nato.
Mentre nessuno – tranne l’IdV e una ridottissima pattuglia di deputati del PD – chiede l’immediata cessazione dei bombardamenti e l’immediata apertura di un confronto diplomatico, Pdl, Pd, Lega e UdC litigano sulle virgole di documenti del tutto ininfluenti nella vicenda.
Il percorso della pace si articola in tante sensibilita’ tutte legittime e degne di massima considerazione”. Si apre cosi’ la nota congiunta firmata dai deputati del Pd, Luisa Bossa, Enrico Gasbarra, Tommaso Ginoble, Gero Grassi, Sabina Rossa, Marilena Samperi, e dai senatori Silvana Amati, Roberto Di Giovan Paolo, Manuela Granaiola, Paolo Nerozzi e Vincenzo Maria Vita sul voto delle mozioni per la missione in Libia. ”Nel rispetto, quindi, di tutte le posizioni le nostre convinzioni personali ci impediscono di condividere l’uso della forza e le azioni belliche. Ringraziamo il Pd per averci garantito libertò di voto. Annunciamo – conclude la nota – il voto contrario alla mozione del governo ed il non sostegno alle altre mozioni”.
Ascolta l’intervista a Vincenzo Vita, realizzata da “Radio Città Aperta”
Al contrario la gran parte dell’opposizione, che invece di chiedere l’immediata cessazione delle ostilità è schierata con chi giustifica le ‘guerre umanitarie’, ha definito il prevedibilissimo accordo trovato tra la Lega e Pdl una “cosa farsesca”, “il solito tentativo di mettere insieme ciò che insieme non può stare, con molte furbizie, con qualche silenzio e con una grande strumentalità”. L’esponente del Pd Enrico Letta si limita a sottolineare che “il cuore della mozione” su cui ieri Pdl, Lega e Responsabili hanno trovato un accordo che parla di “fine della fase militare e dei bombardamenti” in Libia “è stato smentito dalla Nato, con uno schiaffo alla maggioranza, che gioca sulla pelle della nostra credibilità”. Ma il comando della Nato ha subito fatto sapere di rimando che “le operazioni si concluderanno solo con la resa di Gheddafi”, dando un nuovo significato al mandato ricevuto dall’Onu, che prevedeva la difesa dei civili e non il cambio del regime.
Anche alla luce dell’esito del voto parlamentare, diventa ancora più importante l’iniziativa autonoma del movimento No War che è tornato a convocarsi a livello nazionale per domenica 15 maggio a Roma per discutere un programma d’azione contro la guerra, reso ancora più urgente dal pieno coinvolgimento dell’Italia nella guerra e nei bombardamenti sulla Libia.
Qui di seguito il report dell’assemblea nazionale No War di Napoli che ha convocato l’appuntamento di domenica 15 maggio a Roma (Ore 10.00, sala di via Galilei 43)
Il report dell’assemblea nazionale contro la guerra tenutasi a Napoli domenica 17 aprile. Nuovo appuntamento il 15 maggio a Roma
Si è svolta a Napoli, nella mattinata di domenica 17 aprile, all’Università Orientale occupata, l’assemblea nazionale contro la guerra in Libia, primo momento di confronto all’interno del movimento. Più di 130 persone hanno partecipato all’iniziativa, decine e decine sono stati gli interventi di singoli e strutture, presenti compagni da circa 10 città, da Milano a Palermo.
L’assemblea si è aperta ricordando il compagno ed attivista dell’ISM, Vittorio Arrigoni, rapito ed ucciso a Gaza nelle prime ore di venerdì. Fuori al Palazzo dell’Università è stato esposto uno striscione commemorativo, e sono state ammainate le bandiere dell’Unione Europea e dell’Italia e messe al loro posto quelle della Palestina. L’impegno di Vittorio, la sua umanità, la sua ironia anche nelle situazioni più tragiche, il calore e la gioia che ha saputo comunicare a chi lo aveva conosciuto rimarranno per sempre nei nostri cuori, e ci spingeranno ad un rinnovato impegno perché non vi siano più nel mondo oppressi ed oppressori.
Gli organizzatori sono poi passati a fare un rapido bilancio della manifestazione nazionale del giorno prima. Una manifestazione che ha visto sfilare verso il comando NATO di Bagnoli oltre 3.000 persone, provenienti da diverse parti d’Italia, per contestare l’aggressione militare che da un mese sta insanguinando la Libia. La manifestazione, chiamata dall’Assemblea napoletana contro la guerra – un coordinamento di realtà autorganizzate, di collettivi studenteschi e territoriali – è stata giudicata pienamente riuscita. Nonostante il boicottaggio dei media ufficiali e l’indifferenza (se non il sabotaggio) di pezzi consistenti della sinistra “istituzionale” o di “movimento”, migliaia di persone, per lo più giovani, studenti medi e universitari, sono scesi in piazza per contestare la retorica delle “guerre umanitarie” e quella degli “interessi nazionali”. Nonostante tutte le difficoltà che i movimenti incontrano in questa fase, nonostante la confusione che questo intervento ha provocato nella sinistra, nonostante lo sbandamento di gran parte del movimento pacifista che nel 2003 era riuscito a esprimersi con forza, si è riusciti in sole due settimane a creare un appuntamento che superasse le piccole espressioni locali e individuali di contrarietà alla guerra.
Senza indugiare in trionfalismi assolutamente fuori luogo – perché è innegabile che una contrarietà di massa alla guerra non si ancora espressa e che anzi le modalità di intervento bellico sono state in buona parte metabolizzate dal Paese – la lezione da trarre da questa manifestazione è evidente: se in poco tempo e con pochi mezzi alcuni collettivi di base sono riusciti a portare in piazza migliaia di persone, che cosa sarebbe successo se tutti i compagni, le realtà pacifiste etc avessero deciso di costruire anche loro questa mobilitazione?
Il valore del corteo di sabato non è stato insomma solo nell’essere l’unica alternativa al silenzio ed alla complicità, o nell’essere coerente con le passate prese di posizione, ma nell’essere dimostrazione concreta che “si poteva fare”, che c’è un sentimento diffuso di contrarietà alla guerra e che se non lo si riesce a interpretare politicamente è anche per malafede, per un senso di sconfitta complessivo, per incapacità soggettive dei movimenti.
Sono quindi iniziati gli interventi delle diverse realtà politiche presenti, che sono entrati nel merito delle differenti analisi e valutazioni su quello che è successo nell’ultimo mese sia in Libia che in Italia. Rispetto alla specificità della situazione libica, si è ricordata l’importanza del petrolio e delle royalties delle multinazionali, così come il ruolo e gli interessi di lungo corso della Francia nell’espansione dell’UE verso Sud, mentre altri hanno sottolineato come l’intervento sia legato anche ad un’esigenza di controllo delle rivolte della primavera araba. Sul “fronte interno”, si è discusso della questione dei migranti e del loro “uso strumentale”, nonché del restringimento delle libertà democratiche anche in Parlamento, con interventi militari che ormai non sono oggetto né di un dibattito pubblico né di uno istituzionale, e delle ricadute delle spese militari sulle classi popolari.
Ci si è quindi interrogati sul perché non si sia creato un sentimento di sdegno forte contro questa guerra, e questo è stato imputato innanzitutto alla persistenza dell’idea di un’Unione Europea “buona”, anche quando si lancia in avventure militari, di un antimperialismo che più spesso è rivolto solo contro gli Stati Uniti e – non ultimo – ad una sinistra di base che si è comportata come se stesse al “governo”. Molti interventi hanno insistito sulla necessità in questa fase storica di ragionare su scala internazionale, mettendosi quantomeno allo stesso livello politico in cui vengono prese la maggior parte delle decisioni, quello europeo.
Vista la ricchezza del dibattito, tutti hanno convenuto che bisogna continuare il confronto e l’analisi delle varie situazioni arabe e nord africane, che hanno profonde peculiarità e differenze. Anche perché l’assemblea deve segnare un punto di partenza ed una forma pur embrionale di scambio e di coordinamento, soprattutto dopo l’incoraggiante manifestazione di sabato. Secondo gli intervenuti, bisogna continuare il lavoro di controinformazione e demistificazione nei posti vdi lavoro, nelle scuole, in ogni ambito sociale. Si è infine letto l’appello scritto dai compagni di Pisa in lotta contro l’Hub militare, scaturito dalla loro assemblea antimilitarista del 16 aprile, e si è presa conoscenza con favore della loro lotta, che è parte integrante del movimento contro la guerra.
L’assemblea ha quindi deciso:
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di creare di una mailing list su cui possano viaggiare informazioni, iniziative, segnalazioni, comunicazioni.
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di convertire il sito usato per la manifestazione napoletana www.stopwar.altervista.org in sito contro la guerra in Libia, per propagandare analisi, iniziative etc. I compagni che se ne occuperanno sono quelli del CAU, a cui però vanno segnalate eventuali iniziative, rassegna stampa, articoli di approfondimento…
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di rivedersi il 15 maggio a Roma, per un nuovo incontro sulla guerra in Libia, per fare il punto della situazione ed immaginare qualche nuova iniziativa coordinata.
Nel frattempo, ogni realtà deciderà se e come partecipare alle seguenti date:
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Manifestazione nazionale di sostegno alla Freedom Flottilla, 14 maggio a Roma
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Giornata nazionale di lotta presso il campo di Manduria, intorno al 18-19 giugno
Per il momento l’invito a tutte e tutti è a far girare questo report, coinvolgere altre realtà, organizzare iniziative e tenere aggiornato il sito, per rivedersi ancora più numerosi il 15 a Roma.
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