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“Bruno Liberu!”. Presidio a Cagliari per la libertà di Bellomonte

Oggi il movimento di solidarietà con il ferroviere Bruno Bellomonte è di nuovo in piazza. Comitati, forze politiche, associazioni di diversa ispirazione stanno manifestando questa mattina sotto il Palazzo di Giustizia di Cagliari, in piazza della Repubblica, per la libertà del militante indipendentista sardo arrestato ormai 29 mesi fa con accuse gravissime. Alla fine di un lungo procedimento penale che lo ha visto imputato di reati di terrorismo si aspetta la sentenza per l’inizio della prossima settimana. La pena richiesta dalla pubblica accusa è di oltre dieci anni di reclusione.
Le forze politiche e sindacali che dopo il suo arresto hanno dato vita a numerose iniziative di solidarietà denunciano sui media sardi la caccia alle streghe anticomunista e anti-indipendentista di cui è vittima il dirigente di “A Manca pro s’Indipendentzia”. Licenziato da Trenitalia senza neanche aspettare la conclusione del processo e incarcerato da ben due anni e mezzo in penitenziari lontani anni luce dall’isola, Bellomonte ha ricevuto in questi anni una solidarietà crescente. Prima del sit in annunciato per oggi dal ‘Comitato Lavoratori Pro Bellomonte’, a metà settimana era partito anche uno sciopero della fame che mirava a sensibilizzare l’opinione pubblica sarda sul caso del ferroviere di origini siciliane. Da mercoledì 16 novembre Nicola Giua, storico esponente dei Cobas della Scuola, ha smesso di assumere cibo, e il giorno dopo l’hanno seguito il sindacalista Antonello Tiddia e Fabrizio Ortu, che promettono di proseguire lo sciopero della fame fino al giorno della sentenza. Il pronunciamento del Tribunale dovrebbe arrivare il 22 o il 23 novembre. Con Bellomonte si è schierato anche il blogger Gianmarco Serra. “Lo stato Italiano – scrive Serra – ha privato della libertà Bruno Bellomonte. Un uomo innocente, che dedica tutte le sue energie alla causa dell’indipendentismo sardo, per la libertà del suo popolo e della sua terra”.

Abbiamo rivolto alcune domande ad Antonello Tiddia, Rsu della Carbosulcis (Cgil), animatore del comitato per la libertà di Bellomonte oltre che di tante battaglie sul fronte del lavoro, dell’ambiente e della solidarietà internazionalista.

Di che cosa è stato accusato esattamente Bruno Bellomonte? Come si è concluso il procedimento giudiziario nei suoi confronti?

Dopo le arringhe degli avvocati difensori, il PM ha chiesto una condanna per Bruno di 10 anni e 7 mesi. Bruno ha detto in modo esplicito al processo che lui non ha mai aderito in nessun modo al tentativo di ricostruire il Partito armato e tanto meno ha mai partecipato a nessun progetto di realizzazione di attentati terroristici. Bruno è stato arrestato (l’unico sardo) il 10 giugno del 2009 (un mese prima del G8 previsto in Sardegna e poi spostato da Berlusconi all’Aquila) insieme ad altre quattro persone, è stato accusato con la solita imputazione di comodo di legami con forme di lotta armata (in particolare l’accusa gli imputa la volontà di voler ricostruire le Brigate rosse). Contro di lui e degli altri accusati è stato costruito un teorema – la preparazione di un attentato con modellini aerei radiocomandati al G8 della Maddalena! – fantasioso e campato in aria, che anche il procedimento giudiziario ha rivelato essere privo di ogni concreto riscontro.

Chi è Bruno Bellomonte. Quali sono attualmente le sue condizioni?

Bruno è un capostazione, licenziato dalle Ferrovie dello Stato, e dirigente politico del Partito Indipendentista e comunista “A manca pro s’Indipendentzia“. Noi conosciamo Bruno Bellomonte per il suo quotidiano impegno politico alla luce del sole, impegno fatto di manifestazioni, assemblee, iniziative pubbliche, feste popolari nelle piazze, nelle strade, nei quartieri, nei paesi. Noi conosciamo Bruno Bellomonte per le sue idee convinte di comunista, indipendentista, che crede nelle lotte popolari per la liberazione delle classi lavoratrici e dei popoli oppressi. Le condizioni di Bruno le possiamo immaginare: 29 mesi di carcere duro sono pesanti, una forma di vera e propria tortura. Dal rapporto epistolare che ho con lui da più di 2 anni ho capito che Bellomonte è una persona con un carattere molto forte. Ma uno degli arrestati in quella stessa operazione del 10 giugno del 2009, il romano Luigi Fallico, è morto lo scorso anno in carcere a causa di un infarto. Nonostante avesse denunciato che stava male, che aveva forti dolore al petto, nessuna assistenza gli è stata prestata…

Quando avete formato il comitato per la liberazione di Bellomonte e perchè? Quali persone o forze hanno aderito?

Il “Comitato Libertade pro Bruno Bellomonte – lavoratori per Bruno Bellomonte” è stato formato a settembre 2009. Abbiamo creduto dal primo istante all’innocenza di Bruno accusato sulla base di un’ennesima montatura giudiziaria volta a colpire un esponente noto e riconosciuto della sinistra sarda per criminalizzare tutti i movimenti di lotta e a distogliere, con la complicità dei mass- media, l’attenzione dai drammi quotidiani che la nostra terra subisce: guerra, morti sul lavoro, disoccupazione, precarietà.
Al comitato hanno aderito persone e forze politiche di diversa estrazione e cultura politica, ma con un unico obiettivo: “Bruno Liberu!”

Che tipo di iniziative avete realizzato in questi anni?

Le iniziative sono state le più diverse: conferenze stampa, scioperi della fame, dibattiti e conferenze pubbliche, cene sociali, concerti, raccolta fondi per le spese legali, delegazioni a Roma per dimostrare a Bruno la nostra solidarietà durante le udienze, non ultima la candidatura di Bellomonte a sindaco di Sassari. Oltre alla raccolta firme contro il licenziamento che ha subito dalle FS.

Quali sono state le reazioni della società, del mondo politico sardi e italiani?

Abbiamo avuto tante reazioni positive da parte di persone normali in Sardegna e fuori dalla nostra isola. Una solidarietà impressionante: Bruno in carcere ha ricevuto tantissime lettere, cartoline e libri. Anche alcuni mezzi di comunicazione sono stati sensibili alla nostra battaglia. Purtroppo però soprattutto in Sardegna abbiamo conosciuto tanti ignavi…

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