Nonostante l’enfasi propagandistica, nonostante le decine di migliaia di manifesti affissi in tutta Italia la calata a Napoli di Casa Pound è stata un flop numerico, mediatico ma, soprattutto, politico. A poco è servita agitare la demagogia della lotta alle multinazionali e al signoraggio economico (..condita in salsa nazionale e patriottica) ed a poco è servito riferirsi ai problemi sociali dell’area metropolitana napoletana.
Nelle ultime settimane un crescendo di mobilitazione antifascista – ma anche antirazzista ed antisessista – è stata in grado di coinvolgere forze politiche, sociali ed esponenti del mondo della cultura imponendo – di fatto – all’Amministrazione Comunale e, di converso, alla Questura di Napoli il divieto di far effettuare il corteo ai fascisti di Casa Pound.
A Casa Pound è stato solo concesso di sostare in una piazza. Stesso divieto poliziesco era stato notificato alla Rete Antifascista alla quale era stato vietato il concentramento a Piazza Cavour e concessa la più defilata (..dal punto di riunione dei fascisti) Piazza del Gesù.
Un divieto, però, che è stato infranto dalla mobilitazione antifascista che fin dalle ore 15 è stata in grado di occupare Piazza Cavour e di tenerla bloccata per tutto il tempo della presenza dei fascisti sul suolo della città partenopea. Solo alle ore 19, appena si è diffusa la voce che Casa Pound aveva sciolto il presidio, la Rete Antifascista ha liberato Piazza Cavour e si è diretta in corteo verso il centro della città.
Ma il vero fallimento dei tartarugati è nei numeri dei convenuti a Napoli e nella totale estraneità di questi figuri da qualsiasi dinamica sociale e di conflitto metropolitano.
A oltre due anni da un primo tentativo – stroncato subito dalla mobilitazione antifascista – di occupare uno spazio pubblico, nel quartiere Materdei, per trasformarlo in un centro di iniziativa politica i tartarugati di Casa Pound hanno ritentato una modalità di insediamento sociale che è stata ricacciata da una diffusa vigilanza e lotta organizzata nelle scuole e nei territori.
La mobilitazione di oggi segna, dunque, un punto a favore dei movimenti di lotta e si colloca, a pieno titolo, nel complesso delle iniziative contro gli effetti antisociali della crisi qualificando la maturità di una composizione politica e sociale che, nella giornata odierna, ha saputo praticare un livello di vigilanza e di risposta militante contro ogni possibile inquinamento culturale, politico e sociale del conflitto in città.
* Rete dei Comunisti, Napoli
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Mazze sequestrate,
ferito un poliziotto
Così ieri mattina alle 9 fermano un furgone in via Don Bosco. Oltre 30 aderenti di Casa Pound accorrono per impedirne il controllo. Nei tafferugli un poliziotto resta ferito, due vengono portati in questura. All’interno del mezzo vengono sequestrati 30 mazze di legno, 50 tranci di cavi elettrici, numerose bottiglie di vetro vuote e 30 bastoni di plastica. Secondo Iannone era solo il furgone con l’amplificazione. Aumentano i controlli e più tardi viene scoperto un ‘deposito’ di oltre 700 sanpietrini. Le forze dell’ordine allora disseminano la zona tra il presidio e la Sanità di posti di blocco. Mentre a piazza Cavour i movimenti ballano e urlano slogan antifascisti, dall’altro lato di via Foria sale la tensione. Una ventina di pullman da tutta Italia e poi non si può occupare né manifestare ma solo stare in piazza a sentire i ritmi Oi degli Zeta zero alfa? si tenta di sfondare. E’ Iannone che spiega: «Vogliamo 50 metri perché non possiamo insegnare ai nostri figli a subire». La trattativa Stato – Casa Pound, patrocinata dal consigliere comunale Pdl Marco Nonno, fallisce. Non resta che girare ancora in tondo e arringare le folle: «Un’altra giornata di gloria – si lancia il leader del movimento -, quando la comunità è attaccata dagli infami la comunità risponde in massa, siamo lo scudo e la spada dell’Italia». Ad ascoltare nello sventolio di bandiere, irriducibili della destra anni ’70 come Massimo Abatangelo, coinvolto nella strage del rapido 904. Alle 18 se ne vanno, riaprono i bar.
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