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No ai nuovi diktat dell’Unione Europea

Oggi 30 gennaio i Capi di Stato e di governo dei paesi aderenti all’UE sigleranno il nuovo ‘Trattato economico’, per avviare la sua ratifica da parte dei Parlamenti nazionali.
Le Camere, il 25 gennaio, hanno votato le mozioni in appoggio alla firma del Trattato, e fatto gravissimo al Senato è stata votata una mozione unitaria per dare sostegno a Monti per procedere alla firma.
Per la prima volta il governo di ‘impegno nazionale’ riceve un appoggio su una mozione comune tra PD, PdL e Terzo Polo su una questione vitale e strategica : il patto fiscale europeo. Con questo patto si vengono ad accentrare sempre più il potere sulle politiche fiscali, cioè sul bilancio, a livello degli organi intergovernativi con il controllo demandato ai vari vertici istituzionali: Commissione Europea, Consiglio dei ministri, Consiglio Europeo, Vertice Euro, BCE.
Governi più tecnocrazia siglano un ‘patto fiscale’ a nome dei cittadini. Ciò non è mai avvenuto, neppure nelle rivoluzioni del ‘600 e ‘700, anzi loro, le borghesie, hanno fatto le rivoluzioni perché il potere di tassazione divenisse competenza dei parlamenti. Ora i governi si arrogano il potere di decidere al posto dei cittadini i fondamenti del patto fiscale e le sue politiche: questo è l’obbligo di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione, questo significano i vincoli sul deficit di bilancio al 3% e del debito pubblico al 60% stabiliti a Maastricht, resi stringenti con il Patto Euro Plus e con il Six Pack” denuncia in un comunicato il comitato nazionale No Debito
Noi vogliamo decidere, non i governi. Il Comitato No debito di Roma organizza lunedì 30 gennaio dalle ore 16 davanti alla sede della Commissione Europea in Via IV Novembre un sit in:
• per raccogliere le firme per i referendum popolari sul nuovo Trattato europeo e sulle modifiche dell’articolo 81;
• per protestare contro il nuovo Trattato economico che imporrà nuove politiche di austerità di taglio dei salari, delle pensioni, dei servizi pubblici, per deregolamentare il mercato del lavoro e rendere permanente il precariato.

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