Sembrano lontani anni luce i tempi in cui la Protezione Civile di Bertolaso & C. fu trasformata da Silvio Berlusconi in un enorme collettore di consensi e clientele in cambio di una pioggia di soldi ed eventi-appalto trasformando i suoi coordinatori in star del business e quindi anche delle cronache. Lo scomposto litigio tra Alemanno e la protezione civile è uno specchio della crisi di identità – e di nervi – che investe la destra berlusconiana.
A Roma continua la per niente appassionante polemica tra il sindaco Gianni Alemanno e il prefetto Gabrielli. Che non ci sta a prendersi tutta la colpa per una città andata completamente in tilt a causa di 30 cm di neve caduti nell’arco di poche ore ed ampiamente annunciati. Annunciati a tal punto che neanche una settimana fa tg e quotidiani locali davano ampio spazio alla poderosa macchina da guerra messa in campo e ampiamente rivenduta dal primo cittadino che ora accusa metereologi e responsabili della protezione civile di non averlo avvertito. Ma non sfoggiava Alemanno a favore di telecamera, alla fine della scorsa settimana, sacchi di sale e spalaneve in quantità? Erano un po’ come i carri armati che i gerarchi fascisti mostravano al Duce alla vigilia della guerra: pochi ma opportunamente spostati in ogni sfilata che il dittatore decidesse di presenziare su e giù per la penisola. Infatti, quando i primi fiocchi hanno iniziato a cadere, del sale e degli spazzaneve precedentemente sfoggiati i romani non hanno più saputo niente. E invece stanno ancora facendo i conti – e non nevica più da sabato notte – con strade e marciapiedi invasi dal ghiaccio perché nessuno ha rimosso la neve quando era possibile. Con autobus e tram che non circolano in molti quartieri della Capitale da venerdì, mentre i taxi in servizio sono poche centinaia. Con decine di macchine distrutte da alberi che non hanno retto il peso della neve e che andavano controllati prima. Come si faceva una volta, quando la capitale era forse meno moderna ma offriva più servizi ai suoi cittadini.
Alemanno, che a teleschermi unificati aveva annunciato ‘spezzeremo le reni alla neve’, ora si ritrova con un’altra grana grossa come una casa. Che si aggiunge a quelle che ormai gli stanno sottraendo da tempo il consenso di quei romani che in nome della sicurezza gli avevano concesso il loro voto solo pochi anni fa. Ed invece di assumersi le sue responsabilità fa la voce grossa: con Gabrielli e la protezione civile in particolare. Ma anche con i romani, a cui ieri ha intimato di ‘liberare la città’ usando le pale distribuite in alcuni quartieri. Ma i romani hanno per lo più declinato l’invito, memori delle ore passate ad aspettare autobus mai usciti dai depositi o a congelarsi nelle auto bloccate su un raccordo anulare che nessuno ha pensato di chiudere in previsione della inusuale ma ossessivamente prevista nevicata. Per non parlare delle scuole che venerdì il sindaco ha deciso di lasciare aperte pur senza garantire l’attività didattica. Obbligando così a recarsi al lavoro decine di migliaia di insegnanti, bidelli e amministrativi che poi per tornare a casa hanno dovuto sudare le famigerate sette camicie.
Fare la voce grossa non servirà, anzi. E non servirà neanche farsi fotografare con una pala in mano in qualche quartiere della capitale (ci ha provato ieri pomeriggio in via Capoliveri, a Settebagni, contestato dai residenti). Rievocando, non sappiamo se involontariamente, quelle immagini sbiadite dal tempo e dalla storia del duce a torso nudo durante la ‘battaglia del grano’.
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