La cofessione avvenuta ieri dovrebbe essere sorprendente per chi, quotidianamente, ci rassicura conto terzi che “tutto questo serve per ricominciare a crescere”. Noi sosteniamo che si tratta di “riforme” utili soltanto a spostare ricchezza dal lavoro alla finanza, per compensare – poco e male – le immense perdite accumulate dalle banche private e dal “sistema finanziario ombra”.
Ma il fatto che nemmeno Monti si aspetti che le sue ricette funzionino richiederebbe ben altra attenzione. E invece tutto passa come se fosse acqua fresca.
«Non aspettiamoci troppo da riforme strutturali come quella del lavoro, come dimostra l’esperienza americana». L’argomentazione principale fin qui portata a sostegno della “necessità improrogabile” dell’abolizione dell’art. 18 o degli ammortizzatori sociali, nonché dell’accentuazione della precarietà, viene così cancellata da chi se l’era inventata.
Per tornare a crescere all’Italia «non basterà poco tempo, per quanto possano essere brillanti i governi che succederanno perchè la nostra scarsa crescita deriva da peculiarità culturali del nostro Paese», ha detto Mario Monti. Ma innanzitutto «è importante convincerci che l’insufficiente crescita dell’Italia prima di tutto è esistita, quando è stata negata fino a poco tempo fa: ora l’abbiamo visto in faccia a nostre spese questo mostro della mancata crescita».
I cogiioni di centrosinistra si accontentano di notare che qui “c’è una critica a Berlusconi”. E’ vero, ma chissenefrega. La sostanza è che ci stanno “facendo il culo” per nulla. Neanche loro sanno se questo servirà o no alla “crescita”. Ma intanto ci guadagnano…
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