Nel pomeriggio di ieri circa 200 persone hanno partecipato ad una manifestazione di protesta contro i metodi usati dal Commissariato di Polizia di Opicina nel trattenere gli stranieri da espellere dall’Italia, tra i quali una giovane donna ucraina. Gli interventi al Sit In sotto la Questura, hanno evidenziato come la questione sia ben più ampia e complessa. Non è un problema di una mela marcia o di casi isolati, come spesso viene detto in questi casi, ma di una prassi illegale e criminale sistematica e di cui il questore Padulano senza vergogna afferma pubblicamente “siamo davanti a persone che hanno svolto il proprio dovere” e il problema eventualmente è la disorganizzazione delle istituzioni, nei fine settimana in assenza del giudice che disponga l’atto di espulsione va fronteggiato in qualche modo.
L’inchiesta avviata ieri anche dalla pagine di Contropiano si allarga di giorno in giorno ad Opicina (Trieste) dopo il suicidio di una donna ucraina di 32 anni, Alina Bonar Diachuk, avvenuto nei locali Uffici di Polizia lo scorso 16 aprile. La giovane ucraina si era strangolata con il cordino della felpa dopo essere stata scarcerata e mentre era in attesa di espulsione. Il sospetto degli investigatori è che via siano stati dei “sequestri illegali e prolungati di cittadini migranti” all’interno del Commissariato e che la Diachuk ne sia stata vittima. Il funzionario del Commissariato per le pratiche relative agli stranieri, Carlo Baffi, è attualmente indagato per sequestro di persona ed omicidio colposo, ma le indagini si stanno allargando ad altri funzionari e a casi analoghi. Nella sua abitazione, durante una perquisizione,erano stati rinvenuti materiali e cimeli di stampo nazifascista.
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