È stato arrestato ieri pomeriggio in Romania Elio Ciolini, 66 anni, noto tra l’altro come il ‘depistatore’ delle indagini sulla strage di Bologna. Come riferiscono i media locali, il «mafioso italiano» è stato fermato con documenti falsi all’aeroporto di Otopeni, nel sud del Paese, dove era sbarcato poco prima delle 17.00 con un volo proveniente da Zurigo, sua attuale residenza. L’uomo, «ricercato dalle autorità italiane – evidenzia il quotidiano Evenimentul zilei (Evz) – per reati economico-finanziari e sospettato di avere legami coi servizi segreti di Israele e Stati Uniti», è stato interrogato in tribunale a Bucarest e poi preso in custodia dalla polizia della capitale romena. «I magistrati – conclude Evz – decideranno ora sulla sua estradizione in Italia».
Elio Ciolini, nato a Firenze il 18 agosto del 1946, è stato spesso in passato al centro di oscure storie di rivelazioni più o meno attendibili, la maggior parte delle volte false, e negli ultimi anni coinvolto in casi di truffe milionarie e di aggiotaggio. Il suo ‘depistaggio’ più clamoroso è stato appunto quello delle indagini sulla strage alla Stazione di Bologna. Nel 1982, quando era detenuto per truffa nel carcere svizzero di Champ Dollon, Ciolini riferì al giudice bolognese Aldo Gentile che la strage era stata commissionata dalla fantomatica Loggia massonica ‘Montecarlo’, emanazione della P2, ai ‘neri’ di Stefano Delle Chiaie.
La strage, secondo Ciolini, sarebbe stata eseguita dal tedesco Fiebelkorn e dal francese Danet e sarebbe servita a coprire una colossale operazione finanziaria Eni-Petromin. Ciolini disse che la ‘Montecarlo’ era inserita nella ‘Trilateral’, che descrisse come una organizzazione terroristica. In seguito cercò di ritrattare tutto, indicando i giudici destinatari della sua testimonianza «come consapevoli strumenti» dell’inquinamento delle indagini. Poco tempo dopo avere fatto le sue rivelazioni, uscì dal carcere di Champ Dollon.
Per questo depistaggio Ciolini è stato processato e condannato a nove anni di carcere (quattro condonati) per calunnia. Nel 1991 Ciolini fu di nuovo arrestato a Firenze. In una intervista rilasciata durante la latitanza ad un quotidiano romano aveva parlato di una sua appartenenza ad un «servizio per la lotta al comunismo che fa capo alla Nato». In un interrogatorio disse di avere fatto parte negli anni ’70 di una struttura segreta che aveva tra gli altri compiti quello di ‘esfiltrare’ i dissidenti dai paesi dell’Est. Questa descrizione, com’è noto, corrisponde a quella data per la rete “Gladio”.
Nel 1992 Ciolini torna alla carica lanciando un allarme per un presunto ‘golpe’ o piano di destabilizzazione che fu raccolto dal Viminale e tradotto in una circolare ai prefetti che suscitò molte polemiche.
In seguito le rivelazioni di Ciolini su una riunione in Jugoslavia, in cui la mafia avrebbe messo a punto la strategia per la stagione delle stragi, finì nell’inchiesta ‘Sistemi criminali’ sull’ipotesi di un piano eversivo finalizzato alla divisione dello Stato condotto dai vertici di Cosa Nostra con la complicità di un Sistema criminale, composto dalla massoneria deviata, da elementi dell’eversione nera e da spezzoni deviati di servizi segreti. Il procedimento che vedeva indagati, tra gli altri, l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’estremista nero Stefano Delle Chiaie, il capo di Cosa nostra Totò Riina, il commercialista Giuseppe Mandalari, finì archiviato nel marzo 2000 dalla procura di Palermo. Attualmente Ciolini è accusato, tra l’altro, insieme con l’agente Fifa Vinicio Fioranelli e all’imprenditore tedesco Volker Flick, di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione di titoli falsi.
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