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Legge elettorale: alla fin fine, sono tutti uguali?


Sino a ieri la volevano cambiare tutti; oggi, come la giri la giri, c’è sempre qualcuno che può perderci qualcosa.

Il nodo della discordia, l’assurdo premio di maggioranza che, in una situazione così frammentata,  sta iniziando a far tremare le gambe anche ai fondamentalisti della governabilità a tutti i costi.
Ebbene sì, il quadro politico è mutato a tal punto che una coalizione o una forza politica intorno al 25% potrebbe fare “asso piglia tutto”.
Con queste percentuali i pretendenti aumentano e, non a caso, qualsiasi tentativo di vincolare il premio di maggioranza al raggiungimento di una quota minima di voti, come a suo tempo indicato dalla Corte Costituzionale con le sentenze 15 e 16 del 2008, viene immediatamente bollato come norma anti Grillo.
Nel caso, poi, nessuna forza politica o coalizione riuscisse ad ottenere questo premio, il rischio di un Monti bis potrebbe divenire elevato.
Da questo tipo di considerazioni è quindi partita l’ennesima offensiva anti proporzionale e a favore del porcellum o di un eventuale ritorno al mattarellum.
In altre parole, anziché approfittare dell’attuale momento di debolezza della casta per forzare, finalmente, l’uscita dalla stagione maggioritaria che ha avvelenato la vita istituzionale e politica di questo paese, la logica che guarda solo agli interessi di bottega sta nuovamente prendendo il sopravvento.
A parti invertite, i nemici del porcellum di ieri si stanno rivelando, oggi, i maggiori sostenitori della “porcata” maggioritaria.
Senza neanche la finzione del “tutto cambi affinché nulla cambi”, la parola d’ordine è: “meglio non cambiare nulla”, perché oggi potrebbero essere altri ad approfittare di un sistema di regole assurdo e non democratico, e questo è ciò che più conta.

* coordinatore di www.riforme.net

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