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Egitto: arrestato “l’israeliano che vuol essere palestinese”

E’ giallo sulla sorte di un giovane cittadino israeliano originario del Tagikistan, arrestato venerdì dalle autorità egiziane dopo esser stato fermato e trattenuto per diverse ore dalla polizia di frontiera israeliana, al valico di Taba, nel Sinai.
Andrei Pshenichnikov, così si chiama il ventiquattrenne, sarebbe sospettato di non meglio precisate “attività spionistiche” e il suo arresto è stato per il momento esteso per altri dieci giorni. 
I media israeliani affermano che Pshenichnikov ha svolto il suo servizio militare nei Territori palestinesi occupati per tre anni, prolungando volontariamente di ben 18 mesi la leva obbligatoria nell’esercito di Tel Aviv. Ma una volta concluso il servizio militare avrebbe maturato una frontale opposizione nei confronti del sionismo e dello Stato d’Israele, dedicandosi alla lotta per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese. La scorsa estate il quotidiano israeliano Haaretz scoprì che il giovane si era stabilito nel campo profughi di Deheishe (Betlemme) nel tentativo di identificarsi al massimo con la causa palestinese. “Voglio dimostrare – aveva affermato in un’intervista – che per un ebreo è possibile vivere tra i palestinesi senza essere considerato un nemico”. E poi aveva aggiunto: “voglio abbandonare i privilegi che il sionismo concede agli ebrei e passare dall’altra parte come segno concreto di solidarietà con gli occupati”. Il giovane avrebbe dapprima lavorato come cameriere in un hotel di Betlemme e poi come manovale in un cantiere edile del vicino campo profughi.
Fonti di stampa affermano che Pshenichnikov avrebbe cercato di entrare nel Fronte popolare per la liberazione della Palestina, una formazione della sinistra palestinese di ispirazione marxista che Israele considera un’organizzazione terroristica. Per questo sarebbe stato arrestato dalla Polizia dell’Autorità Nazionale Palestinese su richiesta di Israele, espulso e “riconsegnato” alla sua famiglia (che vive nei sobborghi di Tel Aviv). Non prima di essere interrogato per giorni dallo Shin Bet, i servizi segreti israeliani, e accusato di collaborare con il nemico e con una organizzazione che punta alla distruzione dello ‘stato ebraico’.
Dopo la sua liberazione, secondo i media di Tel Aviv, sua madre Svetlana gli avrebbe consigliato di cambiare aria e di trascorrere alcuni mesi a Parigi. Al suo ritorno Andrei ha detto agli amici di voler visitare la striscia di Gaza: dove però l’ingresso agli israeliani, per decisione delle autorità occupanti, é vietato. E’ quindi possibile che il giovane abbia deciso di raggiungere la Striscia di Gaza passando per il Sinai egiziano, incappando però nei forti controlli delle guardie di frontiera israeliane prima ed egiziane poi. 
La polizia di Eilat (località israeliana sul Mar Rosso) avrebbe requisito a Pshenichnikov il passaporto israeliano e quello russo, nel tentativo di impedirgli il passaggio in Egitto. Ma qualche giorno dopo avrebbe comunque tentato di passare nel paese confinante attraverso la località turistica di Nueiba (nel Sinai egiziano), secondo alcuni testimoni in compagnia di una donna di circa 30 anni.
Adesso il giovane nato nell’ex Unione Sovietica “che vuole diventare palestinese” – così ne parlano i media israeliani anche perché Pshenichnikov ha più volte affermato di voler rinunciare alla cittadinanza israeliana – e che si dichiara apertamente antisionista è recluso in un carcere di Sharm el Sheik, nel Sinai egiziano. Per conto di Israele.

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