Dopo le innummerevoli denunce e rapporti delle organizzazioni umanitarie, le relazioni della Commissione Europea o le iniziative dei movimenti oggi c’è anche un giudice a condannare la disumanità dei Centri di Identificazione ed Espulsione e di conseguenza la legittimità delle proteste e delle rivolte dei cosiddetti “ospiti”.
Si tratta della decisione emessa dal Giudice nell’ambito del processo contro tre cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno e accusati di danneggiamento e resistenza aggravata. Loro, come moltissimi altri, erano trattenuti in violazione della legge perché l’autorità non aveva rispettato i dettami della Direttiva 115 del 2008 che impone di motivare i provvedimenti di trattenimento e allo stesso tempo di prendere in considerazione l’adozione di misure “graduali” nei confronti di chi si trova in Italia senza un titolo di soggiorno valido. In buona sostanza Questura e prefettura, come accade nella stragrande maggioranza dei casi e molto spesso anche senza che vengano rispettati i tempi per la convalida della priivazione dell alibertà personale da parte del Giudice, avevano disposto “in automatico” la detenzione nel CIE.
Privati di uno dei diritti umani fondamentali, la libertà personale, da parte di un apparato dello Stato, gli stranieri hanno dunque agito per difendere questo loro diritto.
Le condizioni lesive della dignità umana in cui erano costretti a vivere all’interno della struttura di Crotone rappresentano un’ ulteriore violazione dei loro diritti: materassi e coperte sporchi, servizi igenici “luridi”, pasti consumati senza sedie ne tavoli, sono condizioni al limite della decenza.
Per questi motivi il Giudice di Crotone ha ritenuto che la reazione dei tre sia stata proporzionata alla violazione subita e che per tutti questi motivi debba essere ascritta nell’ambito della legittima difesa di un bene, quello della libertà personale, che non può essere messo a confronto con i beni che gli stessi avrebbero danneggiato.
La sentenza si pronuncia sulle accuse rivolte nei loro confronti ma apre uno squarcio di verità e giustizia sul sistema di detenzione italiano, gestito con provvedimenti illegittimi ed in condizioni di detenzione disumane.
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