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“Estradate Lander”: si scrive Corte d’Appello, si legge Audiencia Nacional

“La giustizia italiana ha concesso l’estradizione in Spagna del presunto etarra Lander Fernandez Arrinda, arrestato a Roma lo scorso 13 giugno appena un giorno dopo l’emissione nei suoi confronti di un ordine di cattura europeo per ‘appartenenza a banda armata, strage e danneggiamenti’”.

Questo l’incipit dell’articolo che il principale quotidiano spagnolo, il ‘democratico’ El Pais, esempio e colonna di tanta stampa internazionale presuntamente progressista – basti vedere quanto conta nei pezzi tradotti da L’internazionale – dedica alla decisione annunciata oggi agli avvocati difensori del giovane basco da sette mesi agli arresti domiciliari. A leggere quelle poche parole un lettore qualsiasi, con scarse informazioni sul caso, potrebbe pensare che si tratti di un dirigente dell’organizzazione armata in lotta contro Madrid, per altro inattiva da più di un anno, vista la decisione da parte dell’ETA di cessare per sempre la sua attività. Ma in realtà Lander Fernandez è accusato di aver partecipato ad una manifestazione, nel lontano 2002, durante la quale un autobus fermo sul ciglio di una strada, vuoto, venne dato alle fiamme. Strage? Terrorismo? Banda armata?

Ma per la magistratura spagnola ereditata dal franchismo, grazie all’instancabile opera di Baltazar Garzon – anche lui, come El Pais, democraticissimo, per carità – “tutto è ETA”. Tutto ciò che puzza di conflitto basco è da ricondurre all’ETA, e la stampa di quel paese segue a ruota, senza porsi domande.

Ma neanche i giudici della Corte d’Appello di Roma si sono fatti domande, ed hanno parlato la stessa lingua dei tribunali speciali di Madrid, nonostante si siano presi una settimana per esaminare il caso portato in aula al palazzo di giustizia esattamente martedì scorso. Concedendo alla Spagna l’estradizione di Lander nonostante in Italia il reato sia ampiamente prescritto; e a Madrid anche, se non fosse per quelle “finalità di terrorismo” che possono colpire chiunque, raddoppiando pene e castighi. Nonostante la magistratura spagnola e l’arcifamoso avvocato Fausto Coppi non siano stati in grado di fornire nessun elemento che attesti la presenza dell’imputato, undici anni fa, sul ‘luogo del delitto’. Nonostante ai giudici i legali difensori abbiano spiegato con dovizia di particolari che l’accusa nei confronti di Lander è il risultato di una ‘confessione’ estorta ad un suo conoscente sotto tortura dalla Polizia, e poi ritrattata; un episodio tanto famoso da fare il giro del mondo fino ad arrivare alle orecchie del relatore speciale contro la tortura dell’ONU, Theo Van Boven, che lo inserì nell’informativa del 30 marzo 2005 alla Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite. Nonostante un appello firmato da decine tra deputati, senatori e giuristi che chiede ai tribunali e ai responsabili politici di impedire un atto di ingiustizia e di arbitrio, cioè la consegna del giovane basco alle carceri di un paese più volte sanzionato da Ong e organismi internazionali.

Nonostante l’evidenza, i giudici hanno comunicato oggi che non solo danno il loro consenso per l’estradizione di Lander alla Spagna, ma che gli negano anche di poter lavorare in attesa della consegna. Che avverrà probabilmente tra alcuni mesi, visto che gli avvocati difensori sono in procinto di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. Cinque pagine di calcoli matematici per dimostrare che si, il reato contestato a Lander sarebbe prescritto,  ma che le “finalità di terrorismo” cambiano tutto. Nessun riferimento alla memoria difensiva che citava dati, circostanze, prese di posizione, documenti dell’Onu, di Amnesty International, di Human Rights Watch. Solo un burocratico ‘si’ alle pretese della giustizia spagnola. E che giustizia…

“L’estradizione di Fernández Arrinda è fonte di doppia soddisfazione per i servizi di sicurezza spagnoli presenti a Roma, in quanto interrompe una serie negativa – le due estradizioni chieste in passato non furono concesse – e conferma la volontà, tanto di questo come del precedente governo – di far sì che in Europa non esistano santuari dell’ETA”. Parola di “El Pais”.

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