Dopo quasi un anno c’è un fermo per il tentato omicidio dell’avvocato Alberto Musy, consigliere comunale dell’Udc, raggiunto da sei colpi di pistola calibro 38 il 21 marzo del 2012 nell’androne di casa. L’aspirante killer era stato ripreso dalle telecamere, con un casco integrale bianco da motociclista sul capo e un soprabito scuro.
L’uomo oggi bloccato dalla polizia è un professionista , si chiama Francesco Furchì, vive a Torino, è presidente dell’associazione Magna Graecia Millenium, che “opera nel campo della cultura, della solidarietà, della diffusione dei valori della calabresità in terra di Piemonte”. Vi sembra un delirio? beh, dipende da quali affari si pensa di fare con la “calabresità in terra di Piemonte”…
Anche Fuschi un candidato alle elezioni comunali (finite con la vittoria di Fassino), nella stessa lista civica per “Musy sindaco”. Il movente dell’agguato dell’agguato sarebbe quindi da trovare, in qualche misura, proprio nelle “contraddizioni interne” all’Udc torinese. Risolte per le spicce, come si vede, e con poco rispetto della “piemontesità”.
Musy infatti non avrebbe gradito il Furchì come capolista in una lista collegata alla sua, né l’avrebbe aiutato in un tentativo di scalata ad Arenaways (una società ferroviaria privata pensata per fare concorrenza sui treni per pendolari, mai diventata però operativa). Infine, Musy non avrebbe voluto appoggiare un amico di Furchì per il posto di professore all’Università di Palermo.
Furchì lavora in uno studio professionale vicino a casa di Musy. Le indagini sono partite dall’esame delle celle telefoniche, incrociando nomi e numeri telefonici di tutti i cellulari presenti quella mattina nelle vicinanze del luogo dell’attentato. E proprio la presenza di Furchì nella zona, all’ora dell’aggressione, avrebbe confermato i sospetti degli investigatori.
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