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La prima di Grillo al teatro Quirinale

Non era l’occasione per mostrarsi possibilisti su formule di governo che – visti i rapporti di forza parlamentari – richiamerebbero istantaneamente l’idea-forza dell'”inciucio”. Perciò era scontata la proposta di Grillo di un “monocolore Cinque Stelle”, tanto per uscire dal Colle avendo fatto la dovuta comparsata.

Il suo post sul blog vorrebbe esserne una conferma, ma non brilla per originalità.

Questa mattina mi sono recato al Quirinale con i capigruppo alla Camera e al Senato, Roberta Lombardi e Vito Crimi, per incontrare il presidente della Repubblica e riferire la posizione del MoVimento 5 Stelle.

Il M5S è stato il primo per numero di voti alle ultime elezioni. Per questo chiede ufficialmente un incarico di governo per realizzare il suo programma, in particolare per realizzare le misure per il rilancio delle piccole e medie imprese, il reddito di cittadinanza e i tagli agli sprechi della politica. Finora, nonostante le dimensioni del successo elettorale, non è stata data alcuna rappresentanza istituzionale al M5S, non la presidenza della Camera, non la presidenza del Senato, che sono stati oggetto di contrattazione e mercanteggiamento tra i partiti e non espressione del riconoscimento del consenso elettorale.
Il M5S chiede quindi un mandato pieno dal presidente della Repubblica per potersi presentare in Parlamento, esporre il suo programma di Governo, per chiedere il voto di fiducia. Nel caso il presidente della Repubblica accordi l’incarico. il M5S presenterà un suo candidato alla presidenza del Consiglio. Il M5S attribuisce a questa richiesta un atto di estrema responsabilità verso il Paese.
Se questa richiesta non venisse accolta, il MoVimento 5 Stelle, come forza di opposizione, chiederà la presidenza delle Commissioni del Copasir e della Vigilanza RAI. Il M5S non accorderà alcuna fiducia a governi politici o pseudo tecnici con l’ausilio delle ormai familiari “foglie di fico” come Grasso. Il M5S voterà invece ogni proposta di legge se parte del suo programma.

Chiede due commissioni importanti – “di garanzia”, come si dice – come quella di controllo sui servizi segreti e quella sulla Rai.
Lamenta che non gli sia stata data ancora alcuna carica istituzionale, ma finge di dimenticare che – in una situazione di stallo numerico – o si fanno accordi oppure nessuno è tenuto, da nessun regolamento, a “dare” qualcosa a qualcuno. E’ “teatrino della vecchia politica” trattare? Lo è anche il chiedere commissioni a prescindere…
La coda di paglia si vede però nella ricostruzione dell’elezione dei due presidenti delle Camere – Grasso e Boldrini – “oggetto di contrattazione e mercanteggiamento tra i partiti e non espressione del riconoscimento del consenso elettorale”. La nomina alla Camera è infatti avvenuta per pura forza data dal “porcellum” (il Pd ha la maggioranza assoluta). Mentre al Senato sono stati i “malpancisti” del suo M5S a garantire la vittoria di Grasso.
Anche la tattica parlamentare – ribadita – di votare solo i progetti di legge che corrispondono al programma del movimento è condizionata dall’esistenza oppure no di un governo. Come in Sicilia, appunto, dove Crocetta governa e il M5S può dire sì o no senza provocare dissesti di maggioranza. Ma in questo Parlamento la situazione è completamente diversa.

In questo spazio creato da una “radicalità” retorica che no saventa nessuno, Berlusconi ha individuato il pertugio da cui tentare un pressoché impossibile rientro in gioco. Ma non è solo la sua personale impresentabilità (e provata inaffidabilità al rispetto di qualsiasi accordo) a rendere improbabile un altro “governissimo”. Non sappiamo se sia vera la richiesta di “un savacondotto e un’amnistia” ad personam, ma certo non è questo il Parlamento che può inchinarsi davanti a un tipo che tra 48 ore guiderà le sue “truppe” in piazza contro il terzo potere dello Stato.

A Bersani, che vedrà Napolitano nel pomeriggio, resta dunque una patata bollente come prima. E un partito che dietro di lui scalpita per cambiare front runner.

Difficile che da questa congrega tutta intera esca fuori un’idea per “salvare il paese”. Al massimo una “passerella” verso nuove elezioni. A meno di sfracelli di cui non si vede ancora alcuna avvisaglia…

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