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Palermo. Rinviata apertura del processo per trattativa Stato-mafia

Il presidente della Corte di Palermo, Alfredo Montalto, accogliendo una richiesta del Pm, ha deciso di rinviare di quattro giorni l’apertura del processo che dovrà cercare di disvelare retroscena e responsabilità della trattativa tra Stato e mafia. Motivo del rinvio è stato l’alto numero di istanze che hanno chiesto di costituirsi come parte civile. 
La Presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione siciliana, il Comune di Palermo e l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, si sono già costituite come parti civili nel processo per la trattativa Stato-mafia.
Nel corso dell’udienza preliminare, il Gup ha già ammesso come parti offese anche Rifondazione comunista, rappresentata oggi in aula dal segretario Paolo Ferrero, il movimento delle Agende rosse, il sindacato di polizia Coisp, l’Associazione vittime della mafia e l’associazione Cittadinanza per la magistratura. Davanti alla Corte di assise stamani ha fatto istanza di costituirsi l’associazione Libera di don Luigi Ciotti. Hanno chiesto alla Corte di costituirsi parte civile anche la Regione Toscana, il Comune di Firenze, l’Associazione vittime dei Goergofili e altre associazioni antimafia toscane.
La Procura della Repubblica di palermitana ha intanto preannunciato che contesterà una nuova aggravante all’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza nel processo per la trattativa Stato-mafia, ma il Presidente della Corte d’appello, Alfredo Montalto ha bloccato l’operazione, affermando che non era ancora il momento per procedere alla contestazione.
Sul banco degli imputati figurano esponenti politici come Dell’Utri e Nicola Mancino, ex ufficiali del Ros dei carabinieri, come i generali Mori e Subranni, il pentito di mafia Giovanni Brusca, Massimo Ciancimino. Le accuse spaziano da quelle di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, tranne che per l’ex ministro Mancino (accusato di falsa testimonianza), e Ciancimino (accusato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia, De Gennaro).

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