Il grande giorno è arrivato. Ma come spesso accade per le grandi attese troppo cariche di “emozione”, c’è il forte rischio che ci sia un suo prolungamento, piuttosto che “l’evento”.
La Cassazione si riunisce oggi per pronunciarsi sul processo relativo ai diritti tv Mediaset in cui Silvio Berlusconi è stato condannato nei primi due gradi di giudizio a 4 anni di reclusione e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, che avrebbe come effetto – anche se non immediato – la messa in discussione del suo status di senatore. In caso di conferma della condanna, infatti, sarebbe poi la commissione del Senato a doversi pronunciare sulla sua decadenza dalla carica. Ed è facilmente immaginabile cosa potrebbe accadere in quella sede, con quali tempi, con quanta “guerriglia parlamentare” da parte dei berluscones per evitare la “catastrofe”.
Nell’udienza di oggi gli avvocati del Cavaliere, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, non dovrebbero chiedere lo slittamento dell’udienza. Ma le previsioni comunque sono che i lavori della Cassazione potrebbero protrarsi nelle giornate di domani e giovedì, a meno di un rinvio dell’udienza addirittura a fine agosto o settembre.
Sono tre gli scenari in discussione: la conferma della sentenza di condanna della Corte d’Appello di Milano, l’annullamento con la relativa assoluzione, l’annullamento con rinvio ai giudici di secondo grado. Un verdetto di conferma della condanna avrebbe inevitabili effetti sul dibattito politico e sulla tenuta del governo Letta. Ma anche l’”assoluzione” non potrebbe restare senza effetti politici, perché apparirebbe inevitabilmente – specie nel devastato Pd o nella pattuglia dei quasi-complici vendoliani – come una vittoria dell’impunità.
Quindi gli auspici travestiti da previsioni puntano a un pronunciamento su tempi lunghi. Ma in realtà nessuno sa se sarà o no domani (o giovedì) il giorno del big bang.
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