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Imu, Tares e Taser. Che diavolo stanno combinando?

Diversi lettori ci hanno chiesto: ma come funzionerà adesso la tassazione sulla casa, dopo l’abolizione temporanea dell’Imu?

Bella domanda. Se la stanno ponendo anche dentro il governo, perché ogni volta che qualcuno – Letta o Saccomanni, Fassina o un Pirimpelli qualsiasi – prova a dire come sarà, scopiia un casino e partono le smentite “tranquillizzanti”.

Noi avevamo denunciato tra i primi che il testo uscito dal consiglio dei ministri scaricava buona parte del carico della nuova “Taser” o “service tax” (mai chiamare le fregature con un nome comprensibile, pare la regola)  sugli inquilini, anche delle case popolari.

Immediatamente era arrivata la conferma da parte di alcune associazioni di inquilini e il ministro Zanonato aveva preso a giurare che no, ci eravamo tutti sbagliati. Sono seguite precisazioni, controdeduzioni, rinvii, smentite dei testi circolanti come “vecchi” (ma i nuovi dove sono?), arrabbiatutre dei berluscones che avevano gridato vittoria (ma Alfano, oltre a dichiarare su tutto, qualcosa di quello che firma lo legge anche?).

Un papocchio, un pastrocchio, uno “gnommero”. Insomma: non lo sa davvero nessuno. Se ne discuterà, si cercherà “la quadra”, si farà flanella, si diranno cazzate a raffica e poi, in una notte buia e tempestosa, uscirà fuori un dispositivo che salvaguarderà per quel che è possibili i proprietari di “roba buona” e fregherà in misura variabile chi non ha quattro muri di sua proprietà.

Siamo troppo cattivi, prevenuti, “comunisti ideologici”? E allora leggetevi l’articolo del Sole24Ore, che è l’organo di Confindustria e non sa più quali parole usare per “coprire” in qualche modo l’insipienza di governo nel governo.

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Pasticci e nodi veri

di Fabrizio Forquet

Un pasticciaccio. A due giorni dall’approvazione in Consiglio dei ministri il decreto sull’Imu torna ad essere un cantiere. Anzi uno “gnommero”, un groviglio, per stare al romanzo di Gadda. La bufera politica sul ritorno della tassazione Irpef sulle seconde case sfitte non solo ha costretto Governo e maggioranza a una goffa retromarcia, ma ha di fatto smontato la copertura del decreto per il 2014. A farne le spese, così, sono state le imprese, che non solo continueranno a pagare l’Imu per intera (anzi da quest’anno maggiorata) ma che hanno visto anche saltare quella parziale deducibilità dell’imposta che era prevista nella versione del decreto approvata in Consiglio dei ministri.

 

È vero che il Governo ieri ha assicurato di voler recuperare la norma in favore delle aziende già nei prossimi mesi, in parallelo alla legge di stabilità. Ma si tratta comunque di un nuovo rinvio, dopo quello con cui, all’inizio dell’estate, il Governo si impegnava a intervenire entro agosto.
Il nuovo casus belli è esploso ieri mattina. L’innesco è stato tutto politico. Alla lettura delle critiche dei giornali sulla rinnovata tassazione sulle seconde case sfitte, infatti, qualcuno nella maggioranza (più dalle parti del Pdl) è stato preso da improvviso ripensamento. Il rischio di un autogol con l’elettorato è stato giudicato troppo alto, meglio non farne niente. Eppure la norma era da giorni nel testo del decreto. Era conosciuta da tutti (Il Sole 24 Ore ne parla almeno da martedì scorso) ed era stata approvata in Consiglio dei ministri mercoledì.

 

C’è anche chi, dopo aver contribuito a scrivere, correggere, rivedere, limare il testo in decine di riunioni, ieri fingeva stupore e indignazione per la presenza di quell’articolo. Delle due l’una: o quella norma era davvero sfuggita – ma allora c’è molto da preoccuparsi sulla serietà con cui politici e tecnici di lungo corso seguono la stesura dei provvedimenti di legge – oppure siamo davanti all’ennesima ipocrita retromarcia dopo che si è stati presi con le mani nella marmellata e bacchettati dalla propria opinione pubblica.
Di fatto a due giorni dall’approvazione del decreto in Consiglio il testo è tornato in alto mare. La norma sulla tassa sulle seconde case sfitte, infatti, non era un comma di dettaglio. Era una parte importante della copertura in vista del 2014, alla quale contribuiva per ben 1,6 miliardi. Saltata questa, è dovuta saltare anche la deducibilità per le imprese e l’Economia ha dovuto riaprire tutto il lavoro sulle coperture.

Se ne riparlerà più avanti, con il provvedimento in arrivo a ottobre sulla service tax. Una tassa che a questo punto rischia sempre di più di diventare una supertassa, tale da far impallidire la stessa Imu che va a sostituire. Ciò che è peggio è che intanto si continua a rinviare la riflessione (e a questo punto anche il lavoro dei tecnici ministeriali che devono predisporre i testi) sui provvedimenti utili ad affrontare i nodi veri dell’economia, quelli del cuneo fiscale, della tassazione record su produzione e lavoro, della revisione della spesa, del rilancio degli investimenti, dell’acceso al credito. Il Sole 24 Ore ieri chiedeva un salto di qualità, per ora è arrivato un salto all’indietro

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