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Napolitano e Unione Europea archiviano Berlusconi

Che la realtà politica del paese fosse in continuo cambiamento e che gli eventi evolvessero con una velocità sino ad oggi difficilmente riscontrata sul piano istituzionale si era ampiamente capito, ma se qualcuno aveva pensato che questi avvenimenti fossero frutto del caso o dell’imponderabilità eccoli severamente ammoniti.

Prima Berlusconi comprava anche senatori del campo avverso, adesso non controlla più neanche i suoi. Lo scompaginamento del fronte berlusconiano è ormai irrefrenabile, aprendo prospettive nuove, affini alla strategia del Partito Popolare Europeo. La sconfitta di Berlusconi era dunque ormai nell’aria – e da parecchio tempo – ma per converso ovviamente anche di chi (a sinistra) dell’antiberlusconismo aveva fatto l’unica ragione di presenza politica. Se Berlusconi fosse riuscito nell’intento di andare a nuove elezioni per aggirare l’applicazione della sentenza che lo vuole incandidabile sarebbe riuscito a mettere in crisi tutto il processo politico e istituzionale messo in moto da almeno due anni da Napolitano, quello che nel resto dell’Europa (che una volta si sarebbe detta atlantica) significa larghe intese. Il potere politico della borghesia europea s’afferma così col volto dell’egemonia e non solo con quello del dominio incarnato dalla cosiddetta Troika: la classe dirigente europea ha adesso gli strumenti politici per formare a immagine e somiglianza dell’UE i governi nazionali nei singoli paesi. La cancellazione dell’anomalia rappresentata da Berlusconi ne è stato il corollario. Il Pdl è diventato, a pieno titolo, un elemento di supporto nella costruzione dell’Unione Europea.

Molte volte per comprendere appieno il senso di ciò che avviene all’interno di un singolo contesto è bene operare una comparazione per avere così un quadro d’insieme. Un raffronto veloce con le recenti elezioni in Germania, evidenzia lì come qui le larghe intese non più come necessità contingente ma come nuova maggioranza politica continentale.
In Italia l’unica strada possibile è quella di rilanciare sul piano del conflitto sociale, culturale e politico innervando il ceto medio in crisi col blocco sociale rappresentato dal lavoro salariato. Rimettere così in piedi l’anomalia storica, fatta di contenuti sociali e d’organizzazione politica 
significa intraprendere la fuoriuscita dall’egemonia dei poteri forti europei e dal pensiero dominante eurocentrico. 

Rete dei Comunisti 3 ottobre 2013

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1 Commento


  • bruno gualco

    Voi siete tra i pochi che si impegnano in un ragionamento sul che fare. E’ molto in questi tempi di finzioni alternative propugnate da conformisti organici. Ma rimane inesplorato l’altro polo essenziale per passare dal ragionamento all’organizzazione: come fare? Non è una puntualizzazione polemica ma un vincolo di metodo al quale dare più attenzione, per passare dall’analisi alla costruzione di movimento organizzato.
    Saluti comunisti,
    Bruno Gualco

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