L’ottusità securitaria è un mostro che corrode i cervelli, impedisce il pensiero, permette di non vedere quel che si sta facendo, fa sentire “professionali” mentr si commettono veri e propri crimini. Di idiozia, almeno, come in questo caso. O peggio, come in quei posto dove si sterminava “obbedendo agli ordini”, senza chiedersi mai – nemmeno per un attimo – “ma che mostro sono diventato”. Professionale…
Ore 23 di un mercoledì sera in un aeroporto veneto. Un gruppo di bambini dell’est, orfani, sta rientrando al loro paese, dopo un soggiorno nel Veneto, ospiti di un’associazione Onlus. Stanno tornando negli orfanatrofi.
Hanno zainetti carichi di merendine, frutta, caramelle. L’età è tra i 7 e i 12 anni, ma molti di loro sono così esili che ne dimostrano cinque.
Stanno imbarcandosi su un volo charter, un aereo pieno solo di piccoli orfani che hanno trascorso il Natale nel Veneto o in altre regioni d’Italia. L’aeroporto è avvertito, i controllori anche. Insomma, tutti sanno che quella fila di bimbetti smunti sta tornando nel loro inferno quotidiano.
L’areoporto a quell’ora è quasi deserto, poca gente, niente ressa.
Al momento dell’imbarco il gruppo dei bimbi viene fermato. Un agente li perquisisce: gambe aperte, braccia alzate, palpeggiati dalla testa ai piedi, frugati come pericolosi terroristi. Come se l’unica vita che conoscono non li avesse frugati già abbastanza. Qualcuno al di là delle transenne se ne accorge, c’è stupore, incredulità, indignazione.La perquisizione del gruppetto finisce sono quando è stato controllato a fondo l’ultimo bambino della fila. Non sono state trovate bombe, pugnali, pistole, esplosivo, o droga. Ma qualche mela, diversi pacchetti di caramelle, cioccolatini, figurine di Peppa Pig. I piccoli possono accedere all’imbarco. A testa bassa recuperano scarpe, cinture, giacconi e sciarpe. E si avviano verso l’aereo.
da Donne e Uomini – Corriere del Veneto
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