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Napoli. L’assemblea di “Maggio” indica una alternativa per le elezioni in Campania

La bella canzone di Fabrizio di Andrè dedicata al maggio francese, ha suonato l’apertura dell’assemblea regionale tenutasi a Napoli venerdi e convocata dai firmatari dell’appello “Maggio”.  Una sala strapiena e posti in piedi all’ex asilo occupato Filangieri certificano l’interesse riscosso per questa proposta – “alternativa al Pd e a Caldoro” (attuale presidente della giunta di centro-destra) – che intende misurarsi con le prossime elezioni regionali in Campania. E’ difficile non cogliere la funzione di vero e proprio flauto magico che le elezioni riescono ancora ad avere come tema di interesse. Eppure è impossibile non rilevare come Napoli e Campania, in questi ultimi due anni, si siano caratterizzate come le aree a maggiore effervescenza e conflittualità sociale di tutto il paese. Se esiste una connessione autentica tra le due dimensioni, saranno i fatti a confermarlo o smentirlo.

L’appello “Maggio” lanciato da una trentina di fimatari rappresentativi di movimenti sociali e realtà politiche della sinistra antagonista, ha presto raggiunto più di duecento adesioni. In tanti ancora non hanno sottoscritto l’appello ma erano in sala ad osservare la discussione e magari anche ad “annusare” le potenzialità di questa proposta.

L’assemblea viene introdotta da tre brevi comunicazioni.

La prima indica i contenuti ed il percorso, rivendica le mobilitazioni sociali di questi mesi – dalla manifestazione contro il vertice Bce agli sciopero generali e sociali, alle manifestazioni contro il Decreto Sblocca Italia ed a difesa del territorio come Bagnoli o quella riuscita, nonostante la neve e il gelo, a Gesualdo, piccolo centro dell’Irpina nel mirino delle trivellazioni. L’introduzione sottolinea il peso micidiale di quella che viene definita come la “mezzogiornificazione” dell’Europa che riproduce su scala continentale il dualismo tra Nord e Sud che è alla base della irrisolta “questione meridionale”. Segnala anche la necessità di rompere la gabbia dell’Unione Europea anche nelle sue ricadute regionali ed indica cinque punti sui quali lo scontro è frontale tra la “santa alleanza” dei partiti di potere e le esigenze popolari: il lavoro, le privatizzazioni e la distruzioni dei servizi sociali, la spinta centralistica che ha prodotto un decreto punitivo per territorio, salute  e popolazioni come lo Sblocca Italia, la voluta mancanza di una politica organica sulla dimensione abitativa,  la totale complicità nei meccanismi di rigore, austerity e pareggio di bilancio anche nelle regioni, la piena integrazione della Camorra nel sistema dominante sul territorio.

La seconda pone all’attenzione le forme e le pratiche della partecipazione in un paese dove ormai la democrazia rappresentativa appare profondamente logorata e dove anche strumenti come le primarie o le consultazioni online hanno mostrato la loro inefficacia e trasparenza sul piano della partecipazione democratica. Al contrario esistono esempi positivi emersi dai movimenti sociali come Stop Biocidio o quello per l’acqua pubblica che hanno valorizzato i territori. Ma segnala anche come i numerosi comitati non siano ancora riusciti ad unificare le varie vertenze ed a diventare blocco sociale. Il modello più convincente rimane quello della rete.

La terza comunicazione parte proprio dalla partecipata esperienza dei movimenti ambientali contro il biocidio. Bisogna minare i progetti delle istituzioni sull’ambiente per non essere più colonia di nessuno e di decisioni prese altrove. Non deve più esistere un lavoro che toglie il diritto alla salute. La questione ambientale ha assunto centralità anche per le prossime elezioni regionali.

Dopo le tre comunicazioni sono iniziati gli interventi con il disperato tentativo della presidenza di contenerli entro i cinque minuti. Per paradosso quelli con le idee più chiare e stimolanti sono stati nei tempi previsti. Si è fatta sentire con diversi interventi anche l’opzione “meridionalista” che ha provato a documentare con i dati la persistente penalizzazione del sud rispetto al nord su tutti i piani, dagli asili nido agli investimenti ferroviari. Una chiave di lettura che ha una sua legittimità ma che rischia di parzializzare e forzare oltre il necessario i contenuti programmatici e la posta in gioco.

Gli interventi dei firmatari dell’appello indicano anche la ricchezza delle realtà in esso rappresentate. Dai comitati dell’area metropolitana di Napoli (Giugliano, Aversa) che hanno dato  vinto battaglie sull’acqua, i rifiuti, la Tares ai comitati territoriali e No Triv dell’Irpinia, al collettivo giovanile dell’agro Sarnese-Nocerino. Ma non mancano anche le “soggettività politiche”.  Michele Franco di Ross@ sottolinea come Maggio intenda mettere in campo una alternativa programmatica  esplicita sia alla giunta Caldoro che al sistema Pd, una riaffermazione piena di indipendenza politica e di contenuti che non faccia sconti né lasci spazio agli inciuci con un Pd che in Campania coincide ormai con i poteri forti. Invoca uno scatto di dignità e una politica incardinata sugli interessi popolari. Franco Maranta, ex consigliere regionale valorizza il fatto che questa volta il confronto sia partito in anticipo sulla scadenza regionale, insiste sulla questione sanità che di fatto rappresenta i ¾ del bilancio regionale e invoca di riportare nell’immaginario collettivo un diritto all’esistenza oggi negato in mille modi. Gabriele Gisso (Prc) afferma che come coalizione c’è la necessità di sostenere sia un progetto politico che di innovare le pratiche e le forme dell’agire politico. Non si  tratta di un progetto meramente elettorale ma di sondare una possibilità. Invita ad un atteggiamento maturo perché a rompere ci vuole poco mentre stare insieme è più complicato. Si dice convinto che per mettere in campo una alternativa al Pd e alla destra si deve interloquire con soggetti politici e sociali ma anche con le amministrazioni locali che resistono ai diktat, tra queste anche quella di Napoli. Ci sono anche due interventi di esponenti locali della Lista Tsipras che invitano a respirare a pieni polmoni il vento che viene dalla Grecia, anche se nel secondo caso si è corso un po’ il rischio dello spot. Umberto Oreste (SA) denuncia come non siano più affatto sufficienti le amministrazioni oneste e competenti, ormai si tratta di schierarsi sulla base degli interessi da difendere e sostenere: o quelli popolari o quelli della troika e dei poteri forti. Con i vincoli esistenti non si può che disobbedire al pareggio di bilancio e alle privatizzazioni.

Intorno alle 19.30 l’assemblea di ferma per leggere e approvare una mozione per andare avanti con la proposta lanciata dall’appello Maggio, si dà appuntamento in tutti i territorio entro il 31 gennaio per discutere e decidere e viene data vita a due gruppi di lavoro, uno sul programma l’altro sulle forme e le pratiche di partecipazione. Viene convocata una nuova assemblea regionale per metà febbraio. Poi riprendono gli interventi che erano rimasti. Da quello che si sente Maggio potrebbe essere una buon occasione per far sbocciare una rosa politica, sociale e antagonista in Campania.

 

 

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