Nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione al Ministero delle Infrastrutture che ha portato ad alcuni arresti, a molti indagati e alle dimissioni del ministro Lupi, è stata resa nota una intercettazione telefonica tra il ministro e il suo interlocutore che ha fatto scattare la nostra attenzione. Questo il tono della intercettazione che compare nell’inchiesta: “Tu basta che mi ordini. Io porto 200 soldati… Li ammazziamo direttamente e buona notte i suonatori”. L’uomo al telefono con il ministro Lupi e che ventila tali minacce di intervento è Salvatore Di Gangi, ex padrone della Sipro, una delle maggiori società di sicurezza privata italiane, coinvolto in diverse inchieste.
Fuori dal Ministero delle Infrastrutture, a Porta Pia, era sorta la tendopoli di protesta dei movimenti di lotta per la casa giunti lì sotto al termine di due giornate di mobilitazione sindacale e sociale il 18 e 19 ottobre del 2013. Una mobilitazione importante che i servizi segreti hanno monitorato con attenzione per due anni di seguito, ritenendola prima un successo politico e poi un successo politico disperso dei manifestanti (su questo vedi altro articolo del nostro giornale). Il fastidio per quella iniziativa e l’assedio con le tende dei ministero, probabilmente, sono state un serio problema per il governo e per Lupi, molto più di quanto si fosse ritenuto anche nell’ambito degli organizzatori delle due giornate di lotta e dell’assedio a Porta Pia nell’ottobre 2013.
L’intercettazione telefonica compare nelle carte dell’inchiesta di Firenze e la conversazione tra Lupi e Di Gangi, viene intercettata dal Ros: “Vai a cagare – si lascia andare il ministro – non vieni mai alle nostre cose”. “Domani non ti fanno entrare – scherza Di Gangi alludendo ai manifestanti -tutte tende davanti all’ufficio tuo”.
Ma al centro delle intercettazioni non ci sono le le fanfaronate di Di Gangi contro la tendopoli dei senza casa quanto gli appalti che la Sipro deve riuscire a prendere a Roma e in giro per l’Italia. I contatti tra Lupi e Di Gangi continuano fino al 5 luglio 2014. “Quel giorno – annota il Ros dei Carabinieri- esce su Repubblica un articolo che rivela alcune attività illecite della Sipro e i suoi legami con dirigenti Atac”, da allora le comunicazioni improvvisamente si interrompono.
Ma con il sig. Di Gangi e la società Sipro qualche ferro lo hanno incrociato anche il nostro giornale. Un nostro articolo del 2012 – Connessioni di famiglia – aveva ricevuto la pronta replica dell’avvocato della società Sipro. Qui di seguito la lettera ricevuta dalla nostra redazione e pubblicata sul nostro giornale in data 6 giugno 2012 dopo essere stati contattati dall’avvocato Francesco Castaldi dell’Ufficio Legale della Sipro che ci aveva inviato le seguenti precisazioni:
“Salvatore Di Gangi non ricopre attualmente alcun incarico o interesse di alcun tipo nella società Sipro. Fino al 2008 era titolare di una società satellite e dal 2008 la società ha provveduto a revisionare gli assetti societari presentando istanza di revisione. L’istanza è stata accettata dalla Prefettura di Roma che in data 23/9/2009 ha provveduto a rilasciare il certificato antimafia e dunque consente alla società Sipro di svolgere legittimamente attività di vigilanza”.
Salvatore Di Gangi, era stato il padrone della società di security Sipro, ma questa è passata ai figli dopo che era stata raggiunta da un’interdittiva antimafia. La Sipro però ha vinto un ricorso al Tar con cui ha ottenuto la cancellazione dell’interdittiva antimafia della Prefettura di Roma, come ci ha comunicato l’avvocato della Sipro – Castaldi – a giugno del 2012. Nonostante queste controversie, la Sipro ha ottenuto grossi appalti con alcune amministrazioni pubbliche della Capitale e in particolare con l’Atac di Roma.
La Sipro è uno dei big italiani della sicurezza e lavora da anni con enti pubblici e aziende private. Tra i suoi clienti figurano il ministero della Difesa, Equitalia, la Regione Lazio, la Rai, Telecom e Comune di Roma. Gli attuali proprietari della Sipro sono infatti i figli dell’imprenditore siciliano Salvatore Di Gangi, ma anche i nipoti di Vittorio Di Gangi, detto “er Nasca”, arrestato il 9 maggio del 2012 e accusato di aver avuto in passato rapporti con la banda della Magliana e con il suo cassiere Enrico Nicoletti.
Ma, nell’estate dello stesso anno, la Sipro viene tirata in ballo nell’inchiesta sui biglietti clonati dell’Atac. Nell’agosto del 2012, infatti la “Relazione tecnico investigativa sui titoli di viaggio dell’Atac spa”, consegnata in Procura e rivelata dall’inchiesta di Repubblica, dedica numerosi passaggi al ruolo svolto dalla Sipro che stocca nei suoi caveau in via di Salone i biglietti invenduti dell’Atac. Tant’è che il 13 giugno del 2014 la Guardia di Finanza perquisisce la sede legale della Sipro con l’ obiettivo della ricerca di documenti, email, verbali del consiglio di amministrazione e tutto quanto fosse riconducibile allo scandalo dei biglietti clonati.
Secondo i magistrati che stanno conducendo le indagini sulla corruzione al Ministero delle Infrastrutture, Di Gangi, che al telefono con Lupi vorrebbe sgomberare la tendopoli dei senza casa sotto il ministero, è molto legato anche a Franco Cavallo, appena nominato alla presidenza di Centostazioni e arrestato mercoledi. Di Gangi avrebbe infatti messo a disposizione di Cavallo un appartamento in largo del Nazareno 15 chiedendo – è scritto nelle carte del Ros – “l’intercessione presso il ministro Lupi e il suo staff per risolvere alcune questioni”. Di quali questioni si tratti, al momento non è dato sapere, ma ci sembra che di questioni da portare alla luce a questo punto ce ne siano più di qualcuna.
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