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Roma e Treviso, un laboratorio per l’estrema destra

Dice il ministro Angelino Alfano che “si rischiano rivolte contro gli immigrati in tutta Italia”. Dopo i fatti di Treviso e Roma il campanello d’allarme va suonato, e subito, ma la verità è che le autorità e i media stanno facendo di tutto per creare le condizioni affinché si moltiplichino gli episodi di intolleranza violenta nei confronti dei migranti e dei profughi. 
I media hanno impropriamente parlato di “esasperazione”, di “guerra tra poveri”, di “comitati spontanei di cittadini”, di “rabbia” ma la verità è che si è trattato in buona parte di due episodi di carattere tutto politico riconducibili a forze organizzate della galassia neofascista. Niente di preoccupante, quiondi?

Il problema è che quelli che dal punto di vista oggettivo – per scarso numero di partecipanti e per il carattere delle situazioni territoriali interessate – potrebbero essere considerati due episodi minori rischiano di costituire la base di partenza per una vandea violenta di vaste proporzioni, favorita dal clamore dei media mainstream, dalle dichiarazioni allarmistiche sul tema dell’immigrazione da parte della politica da destra a ‘sinistra’, sull’irresponsabilità delle scelte spesso discutibili delle autorità incaricate di gestire la sistemazione dei profughi.
Ciò che in parte non era riuscito ai fascisti in alcune aree più popolari e soprattutto popolate – ad esempio a Tor Sapienza, a Roma – pare che stia riuscendo invece in zone in cui la composizione sociale è sicuramente collocata verso gli strati medi della società. Non i palazzoni delle grandi periferie urbane, quindi, ma le palazzine di Quinto di Varese o le villette a schiera di San Nicola potrebbero costituire la base di partenza di un insediamento popolare – sicuramente si scarse dimensioni, almeno per ora – per una estrema destra che sembra aver trovato le parole d’ordine, le modalità di organizzazione e un certo feeling con i territori in cui tenta di radicarsi.
Niente ‘guerra tra poveri’ in senso stretto, ma il sostegno ad egoismi e paure che caratterizzano strati medi della popolazione più facilmente mobilitabili dalle parole d’ordine razziste e ‘nazionaliste’ delle varie organizzazioni di destra.
Come Casapound, in prima fila nel comprensorio tra l’Olgiata e la Storta dove ieri alcune decine di residenti guidati dai ‘fascisti del terzo millennio’ protetti dai caschi hanno tentato di impedire l’arrivo di una ventina di rifugiati.
Ma non c’era solo il movimento ormai federato alla Lega Nord a militarizzare la protesta di San Nicola. Accanto a quelli che numerosi media hanno definito ‘militanti di destra’ – neanche più estrema la chiamano, figuriamoci se la stampa riesce ad utilizzare il termine ‘fascisti’ – c’erano anche quelli di un gruppuscolo noto per le provocazioni antisemite, per il sostegno al criminale nazista Priebke e per varie aggressioni violente agli antifascisti. Sono loro stessi, con un post su facebook, a rivendicare la loro presenza all’epico scontro di ieri mattina.
“Il movimento politico Militia esprime la massima e totale solidarietà al nostro camerata Stefano Caradonio, per i vergognosi atti repressivi che hanno portato oggi al suo arresto dopo i fatti accaduti a Casale San Nicola da parte di quelli sgherri infami al soldo dello stato e dei privati che oggi hanno dimostrato ancor di più la propria infamia, il nostro DIGOS BOIA lo abbiamo sempre sputato in faccia a questa cricca di laidi esseri non ci.siamo mai nascosti dietro l’anonimato e mai lo faremo, si ricordino che quella di oggi è semplicemente una piccola fiammela accesa in un campo di grano secco e se è la guerriglia che cercano noi siamo zpronti a batterci ma questa volta non avranno gioco facile! così come loro allo stesso modo quel porco vile di Gabrielli si ricordi che la vergogna non è vedere un gruppo di persone che difendono la propria terra ma è essere dei servi dei padroni e di questo stato figlio dell’infame plutocrazia democratica e di tutto cio’ che ne consegue. Noi saremo domani a piazzale Clodio alle ore 9 per il processo del nostro Camerata perché nessuno che lotta deve essere lasciato indietro” scrivono quelli del movimentino squadrista animato da Maurizio Boccacci. 

Più a nord, nel ricco trevigiano, c’erano invece i concorrenti di Forza Nuova, sostenuti dai militanti di una Lega Nord che ormai può essere annoverata nel variegato panorama dell’estrema destra, lontanissima dalle pur ambigue posizioni localiste e liberiste ma antifasciste dei primi anni bossiani.
I camerati rivendicano nei loro comunicati ‘il loro legame con il popolo’ e denunciano la ‘violenza della polizia’. Che in realtà è stata assolutamente a guardare senza intervenire mentre quelli di Forza Nuova rubavano suppellettili, materassi e oggetti vari da una palazzina destinata ai rifugiati alla periferia di Treviso per poi darli alle fiamme, mentre ieri è intervenuta in maniera durissima e ingiustificata contro il presidio organizzato in centro da alcune decine di attivisti del locale centro sociale e di alcune realtà antirazziste: gente sbattuta a terra, trascinata di peso in caserma, trattenuta per ore e identificata in attesa che arrivino le prime denunce.
Nel comprensorio di villette a schiera di Casale San Nicola, invece, a fine mattinata i camerati in tenuta da guerra qualche manganellata se la sono presa, invece. Ma alla fine il bilancio delle cariche è stato assai meno pesante del consueto: solo due le per­sone arre­state, una denun­ciata e 15 iden­ti­fi­cate. Sugli scon­tri è stata aperta un’inchiesta. «Abbiamo con­te­nuto i mili­tanti di Casa Pound e ria­perto la strada», spiega la poli­zia, men­tre gli abitanti accu­sano gli agenti di aver usato vio­lenza con­tro donne anziane sedute a terra: «Abbiamo foto e video che pro­vano quanto diciamo — affer­mano — e li mostre­remo a tutti».
Gli arrestati però non sono residenti, ma due noti fascisti: Stefano Caradonio, di Militia, e Fabrizio Mori, esponente di Fratelli d’Italia a Roma Nord.
Ma ecco arrivare dal fronte dell’ordine pubblico una dimostrazione di solidarietà con i fascisti da parte di un agente che, in un post sul più noto dei social network, si dichiara disobbediente ed empatico con la protesta dei ‘bravi cittadini’ di Roma Nord.

“Per la prima volta in vita mia, e sono vent’anni che sono in polizia, mi vergogno di essere un poliziotto. Mi vergogno per quello che i miei colleghi hanno fatto a Casale San Nicola. Se fossi stato lì avrei abbandonato la divisa e mi sarei unito alla gente: alla nostra gente.
Come è possibile, esserci ridotti a manganellare le nostre madri e i nostri padri, per eseguire gli ordini di ladri e mafiosi che stanno al governo? Ci siamo schierati contro la nostra gente per fare posto ad un centinaio di clandestini, che poi sono gli stessi che ogni giorno troviamo a spacciare per le strade di Roma!
Io mi rivolgo ai miei colleghi: rifiutatevi! Non obbedite agli ordini di un prefetto come Gabrielli, che ha l’unico scopo di fare carriera politica nel Pd.
E voglio dire ai cittadini che la maggioranza dei poliziotti sono con loro. Ma la questura, quando c’è una situazione simile, seleziona gli agenti, manda a manganellare chi non vuole i profughi i “poliziotti adatti”, quella minoranza che per quattro soldi è pronta a tutto. Sanno che se mandassero poliziotti scelti a caso, disobbedirebbero agli ordini.
Da poliziotto chiedo scusa ai residenti di San Nicola, come cittadino sono con voi!”
Uno stomachevole comizio infarcito dei più beceri argomenti della propaganda qualunquista e xenofoba utilizzati dai movimenti neofascisti per accreditarsi nei settori sociali disponibili ad abbracciare la causa della ‘difesa dei quartieri dall’invasione dei clandestini’. Un post prontamente ripreso dai vari profili e siti di ‘controinformazione’ gestiti da estremisti di destra che spopolano sulla rete e che dimostrerebbe l’identità di vedute tra cittadini che protestano – e annesse organizzazioni antifasciste – e forze dell’ordine. D’altronde a vedere la timidezza della carica dei celerini – molti dei quali addirittura neanche agitano il loro manganello – che ieri hanno risposto al lancio di sedie, mattoni e pezzi di marmo tra le villette con piscina di San Nicola, la sensazione che tra ‘servitori dello stato’ e camerati corra buon sangue è più che legittima.
In un quadro di questo tipo che ad esercitare l’antifascismo siano pochi gruppi di attivisti o di esperti è davvero ridicolo. Se le organizzazioni sociali, politiche, sindacali non recupereranno da subito un antifascismo genuino e intimamente legato ad un’identità anticapitalista e di rottura – non quello di maniera di quei partiti che lo rispolverano solo in vista di qualche appuntamento elettorale – l’estrema destra troverà sempre più spazi, sempre più tolleranza nelle istituzioni e nelle classi dominanti, sempre più complicità nei media e nelle cosiddette forze dell’ordine.

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