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Parallelo a Napoli: non convergeremo mai. Per fortuna

Una kermesse tutta d’eccezione quella di ieri sera a Napoli. La trasmissione Rai Parallelo, andata in onda alle ore 21.00 sceglie Piazza Municipio come cornice estiva per il suo Red Carpet. 
Tra gli ospiti di Riotta, Carla Cantone, segretario generale dello Spi Cgil, Stefania Prestigiacomo, Forza Italia, Gennaro Migliore, Partito Democratico.
Nel corso della puntata sono andate in onda interviste a Matteo Salvini, leader della Lega Nord, a Luigi Di Maio, Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera dei Deputati, al Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli.
Tra i temi di discussione la condanna da parte della Corte di Strasburgo nei confronti dell’Italia per i ritardi sulle unioni gay. Ma anche i temi riguardanti il lavoro, il fisco e i migranti.
 Un palco rappresentativo delle stanze dei bottoni che pretende di discutere, dibattere e risolvere problemi, vertenze e istanze che non gli appartengono e che anzi, da esso stesso sono generati. L’ennesimo atto arrogante di una classe dirigente “spettacolare” che arriva prepotentemente sui territori per le passerelle elettorali e mostra un’inguaribile cecità di fronte alla depressione umana e territoriale di questi tempi. 
Presenti alle transenne, gli unici che avrebbero avuto diritto a quel palco e a quei microfoni: i cinque licenziati politici FIAT, diverse aree del Movimento napoletano, precari della scuola, dell’università e il Comitato campano per il reddito garantito, hanno chiesto di intervenire durante la trasmissione per testimoniare le loro condizioni, le loro lotte. Vengono promessi due minuti di intervento dal palco. Minuti che non arriveranno mai.
A un certo punto però qualcosa è andato storto. 
Sono le 21,15 quando 2 uomini del Comitato di Lotta Cassintegrati e Licenziati FIAT, oltrepassano le transenne per raggiungere il palco. Non arrivano al microfono bloccati dalla polizia ma rendono complicata e carica di tensione la conduzione della trasmissione. I fischi incessanti, le proteste al suon di “Vergogna”, i tentativi di oltrepassare le transenne, sono stati rumori di fondo costanti. 
Stefania Prestigiacomo, durante una pausa pubblicitaria, scende dal palco, si avvicina ai protestanti e afferma puntando il dito verso Migliore e Riotta: “Io sono più a sinistra di loro”.  Un Riotta palesemente in difficoltà e preoccupato per l’incolumità dei suoi ospiti. Culmine della serata, il lancio di bottiglie su Malika Ayane che non riesce a esibirsi. 
Napoli non è una città pacificata, e Riotta ha dimostrato leggerezza, disinformazione oltre che una disarmante ingenuità. Presidi, Occupazioni, cortei sono ormai all’ordine del giorno su un territorio che sente tutto il peso della crisi, del precariato, delle ripercussioni delle riforme dettate dalle politiche economiche europee.
Proprio quella Piazza a maggio ha rispolverato un gran senso di rivalsa, di solidarietà, di umanità, di lotta. Mimmo Mignano e quella gru, in quella piazza, si sono fatti feticcio di una società civile che ha voglia e necessità di sovvertire l’ordine delle regole imposto dai semplicistici diktat economici. 
Quella piazza, caro Riotta, dall’undici maggio 2015, non è più profanabile. Mai più.

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