E’ ancora alta la tensione tra i paesi dell’Unione Europea dell’ Europa dell’Est e la Germania, dopo che il governo tedesco ha avanzato la proposta di sanzioni per i paesi dell’Unione che non rispetteranno le quote sui rifugiati. Stavolta si è fatta sentire la reazione della Slovacchia che ha confermato di non voler accettare le imposizioni sulle quote e che eventuali ritorsioni finanziarie decreterebbero la “fine dell’Unione Europea”. Reazioni simili anche dalla Repubblica Ceca che ha descritto tali minacce come vuote e comunque “dannose”. Ha abbassato invece i toni e la testa l’Ungheria. “Se le quote nell’Ue passano a maggioranza – ha detto il premier ungherese Viktor Orban – allora sono una legge e noi dobbiamo accettarla”.
La situazione al confine tra Serbia e Ungheria, dopo i violenti scontri di ieri, questa mattina appare avvolta da una calma irreale, mentre nel nuovo corridoio verso Austria e Germania apertosi in Croazia – dopo la chiusura delle frontiere ungheresi – nelle ultime 24 ore sono arrivati in Croazia almeno 70 autobus e 180 taxi con a bordo circa 4 mila migranti provenienti dalla Serbia.
Secondo la televisione nazionale croata, anche stamattina i migranti continuano ad affluire verso quella che è diventata la nuova porta d’ingresso in Europa. Gli scontri di ieri sono stati i primi da quando l’Ungheria, nella notte tra lunedì e martedì, aveva “sigillato” la sua frontiera con la Serbia. La polizia ungherese ha usato idranti e lacrimogeni contro i migranti, che hanno risposto scagliando pietre. Il governo serbo ha ufficialmente protestato con l’Ungheria per il ricorso a “gas lacrimogeni sul suo territorio” contro i migranti e ha preannunciato l’invio di forze di polizia sulla frontiera comune. Il primo ministro serbo Aleksander Vucic ha condannato “questo comportamento brutale della polizia” contro migranti e giornalisti e ha preteso un’energica reazione da parte dell’Unione europea. E se l’Ue non vuole partecipare, se l’Ue non vuole reagire, noi reagiremo e noi sapremo come proteggere noi oltre che i valori europei che l’Europa non è in grado di proteggere”, ha sottolineato Vucic.
Appare quasi paradossale che buona parte della partita sull’emergenza rifugiati in Europa e delle loro speranze, si giochi proprio in quei paesi dei Balcani che le potenze europee e gli Usa hanno contribuito a disgregare attraverso otto anni di sanguinose guerre di secessione creando nuove frontiere. A Est di Gorizia nel 1989 c’erano solo dieci stati, oggi ce ne sono trentuno e solo undici di questi hanno più di dieci milioni di abitanti.
Qui sotto i dati diffusi da Fronbtex sull’emergenza migrantie rifugiati nel 2015 (Fonte: Ansa)
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