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I generosi fornitori di spyware alla Jihad

Si profila una ipotesi inquietante. Gli spyware progettati dalla Hacking Team, la società di informatica che sviluppa programmi di intelligence e spionaggio e li fornisce a governi, servizi segreti e forze di polizia di tutto il mondo, potrebbero essere finiti in mano a jihadisti sauditi. Come già scritto su questo giornale, la società milanese nel luglio scorso aveva subito a sua volta un’azione di hackeraggio con la conseguente violazione di 400 gigabyte di dati riservati custoditi nel server aziendale.

I magistrati che indagano sull’incursione contro la Hacking Team, stanno lavorando su questa ipotesi e questa mattina hanno disposto una perquisizione alla Meanna Slr, una società di Torino riconducibile allo sviluppatore di software Guido Landi e al commercialista libanese Mostapha Meamma, ex dipendenti della stessa Hacking Team ed ora finiti sotto indagine con le accuse di accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreto industriale.

La perquisizione ordinata vuole vederci su un pagamento sospetto che risale al 20 novembre 2014, quando 300 mila euro vennero pagati con un bonifico alla Meanna srl da parte della società saudita Saudi Technology Developement Inv. Un versamento giustificato come pagamento di un servizio di formazione professionale che però non sembra convincere i magistrati: “Non risulta verosimile – si legge nel decreto di perquisizione firmata dal pm Gobbis – che la somma versata a Meanna sia stata corrisposta per formazione professionale, apparendo più probabile fornitura di servizi relativi a informazione informatiche, come sostenuto da Htc (Cioè Hacking Team, ndr)”. Landi e Manna sono finiti sotto indagine a luglio scorso insieme ad altri tre ex dipendenti dell’azienda milanese. Il sospetto degli inquirenti è che siano stati loro a violare il server aziendale di Hacking Team, a pubblicare su Wikileaks circa 400 gigabyte ed a rivelare, seppure in modo parziale, il codice sorgente di “Galileo”, software utilizzato da oltre 40 governi e dai servizi segreti in tutto il mondo. Le indagini da luglio sono andate avanti e dagli accertamenti bancari e finanziari condotti negli ultimi mesi è spuntato questo bonifico da 300 mila euro in favore della società creata dai due ex dipendenti “infedeli” di Hacking Team. I quali – secondo l’ipotesi degli inquirenti – avrebbero ceduto ai sauditi una tecnologia di spionaggio sviluppata dalla loro ex società. Adesso le indagini si concentreranno sulla Saudi Technology Developement Inv soprattutto per capire chi siano gli azionisti di questa misteriosa società saudita e verificare suoi eventuali rapporti con i jihadisti. Non si esclude che la società saudita possa aver rivestito il ruolo di mediatrice per conto di un altro committente che resta però da individuare. Quella degli jihadisti è una ipotesi inquietante ma ancora tutta da verificare.

vedi anche:

La grossissima rogna della Hacking Team

Gli spioni spiati. Quella strana società di Milano

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